Francia

Barnier presenta la manovra 2025 lacrime e sangue

Di fronte al debito colossale l'esecutivo si appresta a presentare una manovra da 60 miliardi di euro
©CHRISTOPHE PETIT TESSON
Ats
10.10.2024 19:42

Anche per la Francia è arrivato il momento di una cura da cavallo per risanare i conti pubblici. A Parigi il nuovo premier, Michel Barnier, si trova alla sua prima prova del fuoco contro l'opposizione in rivolta per una manovra finanziaria 2025 ritenuta dalla gauche come «il piano di austerità più violento che la Francia abbia mai conosciuto''. Atteso questa sera in Consiglio dei ministri a Parigi, il cosiddetto Plf (Projet de Loi de Finances) approderà la settimana prossima in commissione all'Assemblée Nationale, per un dibattito che si annuncia più che mai infuocato.

»Voglio che questo sforzo sia equo ed equilibrato«, ha garantito oggi lo stesso Barnier, sottolineando l'imperativo di proteggere »l'attrattività e la credibilità della Francia«, anche per scongiurare il rischio di una »crisi finanziaria« nella seconda economia della zona euro.

Di fronte al debito »colossale« evocato nei giorni scorsi in Parlamento dal neo-inquilino di Matignon, l'esecutivo si appresta a presentare una manovra da 60 miliardi di euro (56 miliardi di franchi), suddivisa in 40 miliardi di tagli alla spesa e altri 20 miliardi di nuovi introiti fiscali, tra cui una patrimoniale sui più ricchi e sugli extra-profitti della grandi aziende. Attese anche nuove tasse, ad esempio, sui trasporti più inquinanti.

Allo sforzo di risanamento, parteciperanno anche i pensionati per 4 miliardi di euro, con il rinvio di 6 mesi (dal primo gennaio al primo luglio 2025) delle misure di adeguamento delle pensioni all'inflazione. Un tema politicamente scottante per il premier neogollista (Les Républicains) che non dispone di una maggioranza assoluta alla Camera.

L'obiettivo di Barnier è riportare il deficit al 5% del Pil nel 2025, con la promessa di scendere sotto alla soglia Ue del 3% nel 2029. Ma per il savoiardo ex caponegoziatore Ue per la Brexit la strada di una mediazione è tutta in salita. Dopo il tentativo (fallito ieri) di sfiduciare il premier in Parlamento, l'opposizione di sinistra è tornata già da questa mattina alla carica contro la manovra. Intervistato dalla televisione Lci, il coordinatore della France Insoumise (Lfi), Manuel Bompard, ha denunciato il »piano di austerità più violento che la Francia abbia mai conosciuto«.

»Il debito è arrivato perché Macron e i suoi governi hanno fatto regali fiscali ai più ricchi«, attacca il segretario socialista, Olivier Faure, mentre il macroniano, Éric Woerth, riconosce la necessità di scelte »difficili« e »coraggiose« per rimettere la Francia in carreggiata. »Per una volta, i politici dovranno fare delle scelte«, esorta l'esponente di Ensemble pour la République intervistato da Public Sénat, aggiungendo che »non possiamo finanziare tutto, tutto il tempo, a tutti i livelli«.

La Francia è »malata di spesa pubblica«, taglia corto l'ex ministro del Bilancio di Nicolas Sarkozy, invitando tutta la classe politica a »ripensare il modo in cui funzioniamo«. Anche se i timori non mancano, incluso nel campo presidenziale, basti pensare alle frecciate contro l'aumento delle tasse inviate negli ultimi giorni dall'ex premier, Gabriel Attal, in direzione del suo successore a Matignon.

Quanto al Rassemblement National, almeno per il momento, si mostra più attendista e conciliante, »Il Rn rifiuterà che si svuotino le tasche della Francia che lavora«, si limita a dire il segretario dell'ultradestra e fedelissimo di Marine Le Pen, Jordan Bardella. »L'ora è grave«, ripetono come un mantra nel governo in attesa dei verdetti delle agenzie di rating: domani arriverà quello di Fitch, il 25 ottobre quello di Moody's.