Il retroscena

Benjamin Netanyahu aveva chiesto di ritardare ogni decisione su Nasrallah

È quanto rivela Haaretz, forte di alcune fonti vicine al gabinetto israeliano – Il primo ministro, tuttavia, ha infine approvato l'operazione dagli Stati Uniti di fronte a un'«opportunità operativa»
© Ufficio del primo ministro israeliano
Red. Online
28.09.2024 17:45

Benjamin Netanyahu aveva chiesto di ritardare la decisione sull’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, fino al suo ritorno in Israele. Le cose, evidentemente, sono andate diversamente: le forze israeliane hanno condotto il raid su Beirut proprio mentre il primo ministro, a New York, parlava alle Nazioni Unite.

A rivelare il retroscena oggi, forte di alcune fonti, è Haaretz. Secondo il quotidiano israeliano, durante l’ultima riunione di gabinetto Bezalel Smotrich, Yariv Levin e David Amsalem si sarebbero opposti all’uccisione di Nasrallah, mentre il ministro della Difesa Gallant si sarebbe espresso a favore. Netanyahu, per contro, si sarebbe astenuto dall’esprimere una posizione definitiva. Dichiarando, per contro, che lo avrebbe fatto una volta rientrato dagli Stati Uniti.

Netanyahu, per contro, alla fine ha dato il suo benestare all’operazione proprio mentre si trovava in America. Il motivo? Semplicemente, si era presentata un’opportunità operativa, come scrive sempre Haaretz. Il che contraddirebbe e non poco le affermazioni dello stesso ufficio del primo ministro, secondo cui il viaggio negli Stati Uniti sarebbe stato un diversivo per indurre Hezbollah a pensare che Israele non avesse in mente mosse azzardate.  

Nei giorni scorsi, in ogni caso, Netanyahu e Gallant avevano avuto diverse discussioni con alti funzionari della sicurezza in merito ai piani per eliminare Nasrallah. Le fonti consultate da Haaretz, presenti a queste discussioni, riferiscono che Gallant aveva subito spinto per l’approvazione dell’operazione mentre Netanyahu, come detto, aveva deciso di prendersi un po’ di tempo. Alla vigilia dell’attacco, poco prima che il primo ministro partisse per New York, una riunione di gabinetto in teleconferenza aveva dato a Gallant e Netanyahu l’autorizzazione a decidere se autorizzare o meno l’uccisione. Detto che i membri del gabinetto non avrebbero dovuto votare sull’operazione ma, semplicemente, esprimere il loro parere, Netanyahu aveva chiuso la riunione dicendo che le discussioni sarebbero proseguite al suo ritorno.

Venerdì, venendo praticamente al presente, sia Gallant sia Netanyahu sono tuttavia stati informati dell’apertura di una finestra per tentare di uccidere Nasrallah. Entrambi, quindi, hanno autorizzato il raid.

Non è la prima volta, in ogni caso, che all’interno del gabinetto sono emerse posizioni differenti rispetto a un’operazione militare mirata. Lo scorso luglio, Smotrich e Levin non avevano appoggiato l’attacco alle installazioni Houthi nello Yemen occidentale.

Secondo le prime stime, circa 300 persone sono rimaste uccise nell’attacco aereo al quartier generale di Hezbollah, situato – secondo quanto spiegato dal portavoce delle IDF Daniel Hagari – sotto edifici residenziali. Alcune vittime si trovavano in strutture vicine.