Il bilancio

«Biden? Eredità importante sul fronte interno»

Il presidente si avvia verso gli ultimi mesi del suo mandato alla Casa Bianca – Analizziamo luci e ombre delle sue politiche assieme alla professoressa Nadia Urbinati
© Pablo Martinez Monsivais
Giona Carcano
26.07.2024 06:00

«All’America, Joe Biden lascia un’eredità molto importante in particolare per quanto riguarda il fronte interno». La professoressa Nadia Urbinati, docente di Teoria politica alla Columbia University di New York e tra i maggiori studiosi del liberalismo e dei fondamenti della democrazia rappresentativa, dà una lettura positiva al mandato del presidente, in scadenza fra pochi mesi dopo la rinuncia alla corsa verso il 5 novembre. «Dal punto di vista sociale ed economico, Biden ha fatto per sua precisa scelta una politica che ha dato impulso all’economia dopo il blocco di due anni dovuto alla pandemia», sottolinea ancora Urbinati. E lo ha fatto, diciamo così, giocando su due terreni. «La ristrutturazione delle infrastrutture pubbliche e le politiche sociali. Nel primo caso, Biden ha messo mano al grande patrimonio lasciato dai tempi del New Deal». Un patrimonio fatto di strade, ponti, aeroporti, scuole che non era mai stato «aggiornato» per davvero. «In molti casi, le opere erano davvero fatiscenti», ricorda la professoressa. «Tutti questi grandi cantieri hanno dato un forte impulso all’occupazione, contribuendo in maniera centrale alla riduzione del tasso di disoccupazione». Sul piano sociale, invece, il presidente ha puntato molto sul settore sanitario, come già aveva fatto a suo tempo Barack Obama. «Biden ha concesso condizioni molto favorevoli alle fasce meno abbienti della popolazione, creando una sanità sempre più pubblica e accessibile». Il tutto si è tradotto, anche, in un calo dei prezzi dei medicinali specie per gli anziani, storicamente molto care negli Stati Uniti. «Biden ha coperto questa fascia di popolazione». Notevoli, secondo la professoressa, anche gli interventi sui debiti universitari degli studenti e l’appoggio - laddove possibile - all’interruzione di gravidanza. Per quanto riguarda l’immigrazione, altro grosso tema che tocca tutte le amministrazioni statunitensi, il giudizio di Urbinati è meno positivo. «Ha proseguito nel solco delle politiche intraprese a suo tempo da Donald Trump», spiega. «Un’impostazione dunque di contenimento, di stampo conservatrice, in particolare per quanto riguarda i Paesi dell’America latina».

Una contraddizione

Nonostante gli indiscussi aiuti all’economia statunitense e a certe fasce di popolazione messi in campo, il gradimento di Biden fra i cittadini non è mai stato ampio. Sembra dunque di trovarci di fronte a una contraddizione fra azione e risultati. «In questo, ha giocato un ruolo preponderante l’inflazione», rileva la nostra interlocutrice. «Un tema molto sentito, in particolare fra le classi di lavoratori. Lo stipendio è stato assorbito, eroso, dal rialzo dei prezzi. Solo ultimamente si è assistito a una discesa, anche se non è ancora abbastanza». Un altro argomento da tenere presente in quanto a popolarità riguarda una tendenza tipica dei democratici. «Il partito è bravo a fare alcune politiche, ma è molto meno bravo a venderle. E questo, in un contesto politico molto legato all’immagine e all’audience mediatica, ha inciso parecchio sull’opinione che i cittadini hanno di Biden», aggiunge Urbinati.

La questione mediorientale

Lasciando il fronte interno, le sue luci e le sue ombre, ci spostiamo su quello internazionale. Un piano, questo, che ha visto impegnato Biden almeno su due macro-aree: Ucraina e Medioriente. «L’invasione della Russia e le mosse successive degli Stati Uniti, in generale, internamente hanno avuto poca eco», evidenzia la professoressa. Diverso il discorso di fronte all’opinione pubblica internazionale. «Biden si è mostrato troppo intransigente con la Russia, bloccando sul nascere ogni possibilità di mediazione e di trattativa». Una chiusura che ha avuto conseguenze importanti, «perché ha radicalizzato lo scontro». Internamente, tuttavia, ciò che più di tutto ha contribuito a erodere consensi è stata la questione mediorientale. «Un calo di popolarità che ha coinvolto le fasce più giovani dell’elettorato e quelle con un passato migratorio, arabi in particolare. Biden ha provato a riconquistare questa parte del Paese, senza però riuscirci». E i segnali di questa spaccatura li si ritrovano anche in queste ore: Netanyahu, infatti, dopo aver incontrato Biden ha visitato Trump. «Uno smacco pesante, un’interferenza diretta sulla politica statunitense che testimonia le tensioni fra USA e Israele in seguito all’attacco di Hamas».

Fino all’ultimo

In ultima analisi, tornando al discorso alla nazione di ieri sera, Urbinati non crede a un commiato alla presidenza. «Biden, anche se si è ritirato dalla corsa, c’è ancora», dice. «Ora farà campagna per Kamala Harris». Un aspetto prezioso per i dem, «perché il presidente ha una forte presa sull’elettorato dei lavoratori bianchi. Darà quindi il suo contributo e trasporterà i suoi voti per consegnarli ad Harris. Mostrando così che il partito è unito».