Biden non molla: ecco che cosa è successo nell'ultima importante conferenza
Joe Biden non ha intenzione di mollare. «Fintantoché non mi diranno: «Non c'è alcuna possibilità tu possa vincere», io continuerò a correre per un secondo mandato. Voglio finire il lavoro iniziato». Questo, in sostanza, il messaggio trasmesso dal presidente americano nella conferenza stampa andata in scena a Washington la scorsa notte. Un momento importante, un po' per la rarità di tali eventi (si è trattato della 37. conferenza stampa di Biden da inizio presidenza), un po' per la crescente crisi nella quale versa la candidatura di Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca. Dal disastroso dibattito andato in scena lo scorso 27 giugno, del resto, le quotazioni del presidente fra donatori e alleati chiave sono in caduta libera e sempre più voci si sono unite nel chiedere all'81.enne di cedere il passo a un altro candidato democratico. Osservato speciale, Biden doveva dimostrare forza, cancellare le crescenti brutte impressioni sul suo stato di salute e, così, fermare l'emorragia di consensi. Si trattava, insomma, di una serata particolarmente sentita, di un incontro – questa era la sensazione – da dentro o fuori di fronte a stampa e partito. Ecco che cosa ne è emerso.
Tra gaffe e lucidità
La tabella di marcia, ieri, parlava chiaro: per Biden era prevista una conferenza stampa in solitaria subito dopo la conclusione del vertice dell'Alleanza atlantica, di scena in questi giorni a Washington. Ma i piani non sono andati come dovevano e le ore di attesa si sono accumulate, costringendo media e spettatori ad attendere l'arrivo del presidente sul palco. Ore, queste, riempite con facilità dagli analisti delle numerose emittenti presenti, concentratisi sullo sviscerare l'ultima gaffe del presidente, avvenuta proprio negli ultimi scampoli di summit NATO. Sul chiudersi dell'evento, nel cedere la parola al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Biden ha infatti presentato l'omologo come «presidente Putin». Un errore subito corretto da Biden stesso («Putin? Presidente Zelensky. Sono talmente concentrato sul battere Putin che c'è da preoccuparsi»), e accolto con filosofia da Zelensky («I'm better», sono meglio).
Finalmente cominciata attorno alle 19.30 ora locale (1.30 in Svizzera), la conferenza stampa è cominciata come peggio non poteva per Biden. Dopo un discorso vertente, soprattutto, sulla solidità della NATO e sui successi del vertice appena concluso, il presidente ha infatti dato il via alla fase di domande e risposte con un'altra gaffe. Rispondendo alla prima domanda, Biden ha fatto riferimento alla vicepresidente Kamala Harris chiamandola «Trump». «Non avrei scelto la vicepresidente Trump come vicepresidente se avessi pensato che non fosse qualificata per essere presidente». Ahia.
Ma Biden è andato avanti e, rispondendo a 19 domande nel giro di un'ora circa, si è dimostrato decisamente più in forze rispetto a quanto dimostrato nell'ormai celebre dibattito. Tanti, e impegnativi, gli argomenti affrontati nel resto della conferenza stampa: dalla guerra Russia-Ucraina al conflitto Israele-Hamas, passando per l'economia statunitense e i rapporti con la Cina. E non sono mancati gli attacchi a Trump, menzionato già nel discorso di apertura come colui che «ha fatto molto per dividere, nel suo mandato», la NATO.
Sul futuro
Bersagliato da domande sulla sua capacità di condurre il Paese per un altro mandato (questo il tema di buona parte delle 19 domande rivoltegli), Biden ha continuato a sostenere la propria tesi: «Sono la persona più qualificata per candidarsi alla presidenza. L'ho battuto una volta e lo batterò di nuovo», ha affermato riferendosi a Trump. Come rassicurare gli americani sul fatto che non ci saranno altre brutte notti come quella del dibattito? «Il miglior modo per farlo è lo stesso con il quale rassicuro me stesso, ed è rispondendo alla domanda: sto facendo il mio lavoro?». Chiara la risposta secondo Biden, che ha quindi proceduto con l'elencare una serie di successi dell'amministrazione: «Se rallento, se non riesco a portare a termine il lavoro, è segno che non dovrei farlo. Ma non ci sono ancora indicazioni in tal senso».
Biden, insomma, non sembra intenzionato a mollare la presa. Ma interrogato sulla possibilità che abbandoni la corsa, si è dimostrato più cauto rispetto alla scorsa settimana, quando aveva affermato che solo il «Signore Onnipotente» avrebbe potuto convincerlo a ritirarsi dalla corsa. «Credo di essere il più qualificato per governare. E credo di essere il più qualificato per vincere. Ma ci sono anche altre persone che potrebbero battere Trump». Il problema, ha evidenziato Biden, è che «è terribilmente difficile partire da zero».
Più volte lodata da Biden per le sue capacità («L'ho scelta quattro anni fa perché penso sia qualificata per essere presidente»), Kamala Harris è stata al centro di almeno un paio di domande rivolte al presidente. In particolare, a Biden è stato chiesto se fosse disponibile o meno a rivalutare la propria posizione nel caso gli fossero mostrati dati che vedevano Harris ottenere risultati migliori contro Trump: «No, a meno che non mi venga detto che non c'è modo di vincere. E nessun sondaggio lo dice finora». Una chiusura, sì, ma non totale all'argomento.
I dubbi rimangono
Pur caratterizzata da una maggiore lucidità, l'esibizione di Biden – secondo media e analisti americani – è destinata tutt'al più a concedere al presidente qualche giorno prima che le pressioni tornino a crescere per un suo passo indietro. Anzi. Come evidenziato dai giornali statunitensi, alcuni alleati hanno atteso solamente la fine della conferenza per inoltrare nuovi appelli a lasciare la corsa. Il primo, riporta la CNN, sarebbe stato il deputato democratico Jim Himes (Connecticut): «Il record di servizio pubblico di Joe Biden non ha rivali. I suoi successi sono immensi. La sua eredità di grande presidente è sicura. Non deve rischiare questa eredità, quei risultati e la democrazia americana per continuare a combattere di fronte agli orrori promessi da Donald Trump».
Poco dopo Himes, riporta l'emittente americana, è arrivato il turno del deputato democratico della California Scott Peters, che a Biden avrebbe inviato una nota chiedendo di ritirare la sua candidatura. «Oggi chiedo al Presidente Biden di ritirarsi dalla campagna presidenziale», ha scritto il democratico di San Diego in una dichiarazione condivisa con la CNN. E altri avrebbero seguito l'esempio.
Insomma, se la conferenza stampa aveva lo scopo di evitare che i rappresentanti della Camera abbandonassero il presidente – questa la posizione che si legge sui principali giornali statunitensi, non ha avuto successo.