Blackout in Spagna: «A Barcellona e Madrid scenari surreali, ma anche molta calma»

(Aggiornato alle 22.17) Sono passate più di nove ore, ormai. Ma il massiccio blackout che oggi ha tenuto l'intera Penisola iberica sotto scacco è tutt'altro che domato. In serata, il ministero degli Interni spagnolo ha dichiarato l'emergenza nazionale. Lo stato d'emergenza sarà applicato solamente nelle regioni che lo richiedono: sin qui, Madrid, Andalusia ed Estremadura hanno chiesto che il governo centrale si occupi dell'ordine pubblico e di altre funzioni.
La situazione, però, rimane difficile in buona parte del Paese. Alle 20, in un post su X, il gestore della rete elettrica spagnola, Red Eléctrica (REE), stimava al 20% la parte di Spagna tornata alla luce. «Oltre un quinto della domanda è stata ripristinata, con 5.508 MW provenienti dalla produzione indipendente e dall'interconnessione con la Francia. La fornitura sta gradualmente riprendendo in tutte le zone elettriche del territorio». Un nuovo annuncio delle 22, poi, ha elevato al 35% – e 9.200 MW – la stima sul recupero della rete elettrica.
Dopo tutte queste ore senza energia, qual è il clima che si respira nelle città spagnole? Da noi contattati, alcuni ticinesi hanno descritto la situazione a Barcellona e Madrid.
Tranquillità nel caos
Un tentativo di chiamata, due, tre. Nulla. Poi, via WhatsApp, i messaggi audio ci aiutano a immaginare la situazione. «Inizialmente non ci siamo accorti di nulla: eravamo in spiaggia», ci raccontano Sofia e Domenico da Barcellona. «È solo quando ce ne stavamo andando, alle 13.30, che abbiamo scoperto del blackout totale e dello stop alla metro». La vita, nella città catalana, improvvisamente posta in una sorta di stasi: «Ristoranti, bar, sembravano tutti in attesa. Qualcuno mangiava e beveva, ma non c'erano né musica né luci. I dipendenti di alcuni locali, semplicemente, aspettavano fuori, con la serranda abbassata per metà». Che cosa sia successo, nessuno lo sa. E in una situazione del genere, il bisogno di saperne di più è impellente. «Molti tenevano le radio portatili o quelle delle auto accese a tutto volume, per far avere qualche informazione a tutti quanti si trovavano attorno».
Sono passate nove ore, appunto, ma in serata – sono quasi le 21.30 quando li sentiamo – la situazione non è cambiata molto. «A casa niente elettricità, nemmeno ora. Accesso a internet? Poco e davvero instabile». Sofia e Domenico ci raccontano di una città divisa in blocchi. «Da qualche parte, fast food e supermercati hanno riaperto. Alcuni, quelli che hanno un po' di rete, accettano i pagamenti con carta, altrove solo contanti. Tanti esercenti hanno, semplicemente, chiuso».
In una situazione del genere, è lecito chiedersi, qual è la situazione nelle strade? C'è nervosismo? «Milano, Londra o Parigi sarebbero nel caos», ci dicono ridendo i due. Ma non Barcellona. «I più nervosi sono i turisti, ci sono code agli stop dei pullman per andare in aeroporto: con la metro ancora fuori uso il mezzo migliore per raggiungere lo scalo». Ma la situazione è tranquilla. «Gli agenti di polizia che si vedono fra le strade sono quelli che gestiscono il traffico, bloccato per colpa dei semafori fuori uso».
Scorte d'emergenza
Mattia Bertoldi, scrittore, sceneggiatore e giornalista, fra le altre cose collaboratore del Corriere del Ticino, dopo ore di silenzio ci risponde, non senza difficoltà, da Madrid: «Tutto è cominciato verso l'una e un quarto di pomeriggio». Bertoldi si trova nella capitale spagnola per la sua serie di documentari sull'emigrazione ticinese. «L'amica che avrei dovuto intervistare mi ha detto: guarda, c'è un blackout in tutta Madrid, anzi in tutta la Spagna. Lungo le vie cittadine, subito, si è formato un traffico infernale. Banalmente, gli incroci non erano più regolati dai semafori. Piano piano, sono arrivati i poliziotti e i vigili a risovere la situazione».
Il nostro interlocutore, infine, è riuscito a raggiungere il centro di Madrid: «Ci ho messo un bel po', sono arrivato attorno alle tre, forse tre e mezza. La cosa che mi ha colpito maggiormente è il fatto che i negozi avessero, tutti, le luci spente. Quei pochi aperti, in particolare gli alimentari, hanno garantito la vendita: ma per acquistare qualcosa era necessario avere del contante con sé. In altre parole, mi è sembrato di tornare indietro di almeno quarant'anni». La situazione, ribadisce Bertoldi, è parsa quasi surreale: «Ho visto tante, tantissime persone in giro, nei parchi in particolare, mentre a un certo punto il traffico è come sparito. Il motivo? Le autorità hanno cercato di deviare le automobili fuori città per evitare ulteriori problemi o, peggio, incidenti».
A tarda sera, quando siamo riusciti a raggiungere Mattia, Madrid ha mostrato un volto decisamente più rassicurante: «Ora mi trovo nel mio hotel, in periferia, abbiamo mangiato del prosciutto crudo tagliato al coltello con panini. Ognuno si è adeguato a suo modo, compresi gli alberghi, i bar e i ristoranti. Ho visto, in generale, molta calma: c'è stata, questo sì, una sorta di caccia spasmodica al trasporto pubblico su gomma, mi riferisco a bus e taxi, dato che la metropolitana è stata chiusa e i treni hanno smesso di circolare. Non ho notato, in ogni caso, disordini particolari».
Mentre parliamo, a Madrid è calata la notte e la città, in tutti i sensi, è piombata nell'oscurità: «È tutto spento, ancora. Anche la rete cellulare ha grossi problemi. È come quando, ai tempi, le persone si mandavano i messaggini a Capodanno e il sovraccarico generava un blocco. La copertura va e viene. Non solo, l'assenza di Internet ha costretto molti ad appoggiarsi al 5G. Con tutte le conseguenze del caso». Infine, una considerazione personale: «Sto vivendo un'esperienza davvero straniante. Si parla tanto di scorte d'emergenza e simili. Quando va via la luce, ti rendi conto di quanto siano fondamentali oggetti come le candele, le torce e le batterie. Al momento, per dire, sto ricaricando il mio cellulare con quel poco di batteria rimasta al computer portatile. Il piano B sarebbe accendere il motore dell'automobile presa a noleggio quando sono arrivato e ricaricare il telefono sfruttando la macchina: ma a che prezzo, in termini ambientali? Di più: per sicurezza, mi sono segnato a penna la via dove ho posteggiato, non potendo usare applicazioni come Google Maps. Il mio consiglio, riassumendo, è avere sempre con sé del contante e, appunto, anche piccoli oggetti per superare un blackout, come pure un minimo di vecchio know how».