Stati Uniti

Boeing, che disastro: Donald Trump non volerà sul nuovo Air Force One

I ritardi accumulati dal costruttore, secondo il Wall Street Journal, avrebbero spostato al 2029 la data di consegna dei due Boeing 747-8 recuperati da una compagnia russa
©Carolyn Kaster
Marcello Pelizzari
13.12.2024 11:45

A suo tempo, durante il primo mandato alla Casa Bianca, Donald Trump aveva ripreso in mano il dossier «nuovo Air Force One» dall'amministrazione Obama. Due gli obiettivi: strappare a Boeing un prezzo migliore per due Boeing 747-8 rispetto a quanto pattuito dal suo predecessore; proporre una livrea differente. Il tema, ora che il tycoon è in procinto di tornare alla presidenza degli Stati Uniti, è tornato di stretta, strettissima attualità. Ma i sogni del presidente eletto, attenzione, potrebbero cozzare con la realtà. I ritardi nelle consegne sin qui accumulati dal costruttore nordamericano, per tacere della crisi tentacolare nel quale è sprofondata l'azienda, potrebbero tradursi in uno scenario clamoroso: Trump non avrà a disposizione i nuovi Jumbo in tempo utile o, se preferite, per i prossimi quattro anni verosimilmente il tycoon sarà costretto a volare sul vecchio Air Force One. La flotta, al momento, consiste in due Boeing 747-200. 

Ieri, giovedì, il Wall Street Journal ha spiegato che la riconversione dei due 747-8 costruiti nel 2013 e recuperati da Transaero, compagnia russa nel frattempo fallita, sta accumulando ritardi su ritardi. Boeing, in tal senso, secondo fonti del quotidiano statunitense ha comunicato all'Aeronautica che prevede di consegnare la coppia di Jumbo nel 2029 o, addirittura, più tardi ancora. Possibile? Evidentemente sì. Nel 2015, durante il secondo mandato di Barack Obama, Boeing era stata scelta quale azienda partner per sostituire la flotta di aerei presidenziali. Una scelta logica, considerando il lungo rapporto di fiducia e collaborazione. Nel 2018, con Donald Trump nello Studio Ovale, il costruttore e l'amministrazione si erano accordati per 3,9 miliardi di dollari.

© REUTERS
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In un primo momento, Boeing aveva ipotizzato la consegna del primo 747 alla fine di quest'anno. Una serie di problemi e, verrebbe da dire, sfortunati eventi, come un fornitore finito in bancarotta, hanno costretto l'azienda a rivedere i piani: nel 2026 sarebbe stato consegnato il primo aereo e l'anno successivo il secondo. Ora, appunto, entrambi i velivoli verranno consegnati nel 2029 se non oltre. Ahia. Trump, di suo, ha mal digerito l'indiscrezione e avrebbe chiesto alla sua squadra di transizione di carpire informazioni circa l'attuale stato e avanzamento dei lavori. Proprio perché l'Air Force One, ai suoi occhi, avrebbe dovuto essere un potente, se non potentissimo simbolo in termini di immagine. Di qui l'idea di una nuova livrea. Nel 2019, l'allora presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato che il «blu bambino», colore utilizzato sin dall'amministrazione Kennedy, «non è adatto a noi». Affermando di puntare a una livrea con toni blu decisamente più scuri unitamente al bianco e al rosso. Ma questa proposta, tecnicamente parlando, si era più o meno arenata poiché secondo uno studio un blu così scuro avrebbe richiesto ulteriori test termici. 

Quantomeno, finanziariamente parlando Trump e il contribuente si erano messi al riparo: nel contratto del 2018, infatti, figura una clausola che indica in Boeing il solo e unico responsabile di eventuali ritardi o di eventuali sforamenti dei costi. In effetti, i ritardi sono costati a Boeing sin qui oltre 2 miliardi di dollari con l'intero progetto che, al momento, è lievitato a 5,3 miliardi. Nel 2022, l'allora amministratore delegato del costruttore, David Calhoun, si era praticamente pentito del fatto che Boeing avesse accettato una sfida del genere: ai suoi occhi, infatti, il nuovo Air Force One era «un insieme di rischi davvero unico». Rischi che «probabilmente Boeing non avrebbe dovuto correre».

Lo scorso settembre, al culmine di una crisi come detto tentacolare e apparentemente senza fine, 33 mila lavoratori di Boeing avevano incrociato le braccia e indetto uno sciopero. L'agitazione, conclusasi dopo quasi due mesi, ha messo ulteriormente in difficoltà l'azienda, basti pensare all'arretrato di circa 5.400 aerei commerciali (parliamo di consegne ancora da fare) per un valore di circa 428 miliardi di dollari. Nel tentativo di risollevarsi, giovedì Boeing ha dichiarato di voler spendere un miliardo di dollari nei prossimi cinque anni per aumentare la produzione del suo 787 Dreamliner e raggiungere l'obiettivo di 10 aerei al mese entro il 2026. Tornando all'Air Force One, i rappresentanti di Boeing, dell'Aeronautica militare statunitense e del team di transizione di Trump non hanno risposto a una richiesta di commento, ha specificato il Wall Street Journal.

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