Boeing, lo sciopero è finito ma i problemi restano

Lo sciopero che ha paralizzato la produzione di aerei è finito, andate (a lavorare) in pace. E con un cospicuo aumento salariale in tasca. I lavoratori di Boeing, leggiamo, hanno accettato l'ultima offerta del costruttore nordamericano. Ponendo così fine a settimane e settimane di braccia incrociate e protesta. Il nuovo contratto collettivo prevede un aumento di stipendio del 38% spalmato su quattro anni. Secondo il sindacato International Association of Machinists and Aerospace Workers (IAM), gli scioperanti potranno riabbracciare il proprio posto di lavoro a partire da domani, mercoledì, e fino al prossimo 12 novembre.
L'agitazione in seno a Boeing era cominciata lo scorso 13 settembre, coinvolgendo circa 30 mila dipendenti. La mancata intesa fra le parti aveva provocato un forte, fortissimo rallentamento della produzione e, di riflesso, aggravato la crisi, tentacolare, che da anni oramai attanaglia il costruttore fra problemi di sicurezza e ritardi nelle consegne. IAM, circa il nuovo accordo, ha spiegato che il 59% degli scioperanti ha votato a favore dell'ultima proposta di Boeing. Proposta che, detto dell'aumento salariale, prevede pure un bonus una tantum di 12 mila dollari per ogni lavoratore e modifiche, sostanziali, ai piani pensionistici. «Grazie a questa vittoria e allo sciopero che l'ha resa possibile, i membri di IAM hanno lanciato un segnale per il rispetto e il giusto salario sul posto di lavoro» ha dichiarato il leader del sindacato, Jon Holden. IAM, in precedenza, aveva chiesto un aumento salariale del 40%. Per questo motivo, i lavoratori avevano rifiutato due precedenti offerte formulate dall'azienda.
«Gli ultimi mesi sono stati difficili per tutti noi, ma siamo tutti parte della stessa squadra» ha invece dichiarato Kelly Ortberg, amministratore delegato di Boeing. «C'è molto lavoro da fare per tornare all'eccellenza che ha reso Boeing un'azienda iconica». A dimostrazione della serietà con cui la Casa Bianca ha seguito lo sciopero di una delle aziende più importanti del Paese, lo scorso ottobre il Segretario al Lavoro degli Stati Uniti, Julie Su, si era recata a Seattle per dare un contributo alle trattative.
D'accordo, ma adesso? Soprattutto, quanto è costato lo sciopero? Innanzitutto, possiamo affermare che serviranno settimane, nella migliore delle ipotesi, per riprendere la produzione di aerei. L'agitazione, secondo gli analisti, è costata circa 100 milioni di dollari al giorno. Stando alla società di consulenza Anderson Economic Group, citata dalla BBC, complessivamente la cifra sfiorerebbe i 10 miliardi di dollari. Tanti, tantissimi soldi insomma. Tant'è che l'azienda era stata costretta a ricorrere al mercato con una raccolta fondi da 21 miliardi di dollari allo scopo di evitare un declassamento del rating. Il che avrebbe reso più costoso l'ottenimento di prestiti. Nell'ultimo trimestre, ancora, le attività legate agli aeromobili commerciali hanno registrato perdite operative per 4 miliardi. Va letta in quest'ottica, altresì, la drastica riduzione del personale annunciata sempre a ottobre, con 17 mila lavoratori oggetto di un avviso di licenziamento.
La crisi e lo sciopero di Boeing hanno avuto, evidentemente, pesanti ripercussioni anche per le compagnie aeree. Ryanari, la low cost irlandese che vanta una flotta di soli Boeing 737 se escludiamo gli Airbus della controllata Lauda Europe, ha appena annunciato un utile netto di 1,43 miliardi di euro per il secondo trimestre, in calo del 6% sullo stesso periodo dell'anno precedente, nonostante ricavi in crescita del 3% a 5,07 miliardi. Nel semestre, ha spiegato il vettore in una nota, gli utili sono scesi del 18% a 1,79 miliardi mentre i ricavi sono saliti dell'1% a 8,69 miliardi. I passeggeri trasportati sono aumentati del 9% sia nel trimestre sia nel semestre, rispettivamente, a 59,8 e 115,3 milioni. La compagnia irlandese, tuttavia, ha tagliato da 215 a 210 milioni le sue previsioni sui passeggeri che trasporterà nel prossimo esercizio a causa dei ritardi nella consegna di nuovi aerei da parte di Boeing, proprio per effetto dello sciopero e dei problemi di sicurezza che hanno colpito il costruttore.
Le cose, per Boeing, che già stava affrontando una grave perdita di fiducia, hanno iniziato ad andare peggio, molto peggio, lo scorso gennaio. Sul volo AS 1282 di Alaska Airlines, poco dopo il decollo, una porta di emergenza bloccata permanentemente si era infatti separata dall'aereo. Causando una decompressione incontrollata del velivolo, poi rientrato in sicurezza all'aeroporto di partenza. Anche le attività spaziali del colosso nordamericano hanno subito un grave, gravissimo danno reputazionali dopo che la sua capsula Starliner è rientrata sulla Terra senza poter trasportare astronauti.