BoJo si dimette da leader del Partito Conservatore
Boris Johnson ha annunciato formalmente le sue dimissioni da leader del Partito Conservatore britannico, forza di maggioranza in Parlamento, in un discorso alla nazione.
Il premier - travolto alla fine dai contraccolpi degli ultimi scandali e da una raffica di dimissioni in seno alla sua compagine - intende comunque restare capo del governo fino all'elezione di un successore alla guida dei Tories prevista per ottobre, visti i tempi imposti dal recesso parlamentare estivo che inizia fra due settimane. Boris Johnson si è rivolto «al popolo ucraino» per assicurare che il Regno Unito «continuerà a sostenere l'Ucraina» con forza anche dopo la sua uscita di scena. Il premier lo ha detto nel discorso alla nazione in cui ha annunciato le dimissioni per ora da leader Tory: discorso dal tono assertivo e ottimista, nonostante tutto, pronunciato dinanzi a una piccola folla di ministri e funzionari tra i più fedeli, e alla first lady Carrie con cagnolino in braccio, rivendicando fra i meriti della sua premiership il ruolo di prima fila svolto al fianco di Kiev dopo l'invasione della Russia.
Orgoglioso per la Brexit
Boris Johnson si è detto «immensamente orgoglioso» di aver portato a compimento la Brexit nei suoi tre anni a capo del governo. Johnson ha inoltre rivendicato tra i suoi meriti quello di aver fatto uscire il Paese dalle restrizioni Covid per primo in Europa, di aver portato a casa un anno di crescita economica e il record assoluto di occupazione nel Regno. Ha comunque ammesso che la maggioranza del Partito Conservatore vuole ora un altro leader e che il processo per eleggerlo inizierà domani. Ha quindi affermato che alcuni saranno «felici» del suo addio, insistendo tuttavia a dirsi fiero, seppure rimpiangendo l'impossibilità di portare a termine altri grandi progetti del programma.
La ricomposizione del gabinetto
Boris Johnson ha proceduto alla sostituzione del ministro per il Livellamento delle Diseguaglianze Territoriali Michael Gove - silurato ieri sera dopo essere stato accusato di tradimento e di essersi comportato come «un serpente» dal suo entourage - con Greg Clark, già ministro della Attività Produttive sotto Theresa May e finora oppositore di BoJo in casa Tory.
Lo annuncia Downing Street. Preannunciate anche altre nomine per la ricomposizione dell'intero gabinetto.
Johnson ha fra l'altro nominato Kit Malthouse, già viceministro dell'Interno, come ministro responsabile del Ducato di Lancaster: da un punto di vista onorifico posizione numero due in seno al governo. Mentre ha promosso James Cleverley da viceministro degli Esteri a ministro dell'Istruzione, ha designato Shailesh Vara a capo del dicastero per l'Irlanda del Nord e Robert Buckley (ex ministro della Giustizia estromesso dalla compagine in un precedente rimpasto) di quello per il Galles.
Il consiglio di gabinetto, organo esecutivo del governo, è tornato a essere così totalmente coperto nei ruoli principali. Alcuni sottosegretari o viceministri si sono detti frattanto disponibili a ritirare le dimissioni di protesta date nei giorni scorsi, ora che Johnson a deciso di rinunciare alla leadership Tory e ad aprire così le porte all'entrata in scena di un nuovo primo ministro nel prossimo futuro.
L'ex potente consigliere Dominic Cummings, silurato a suo tempo dopo essere stato il guru della Brexit e divenuto da allora nemico giurato di BoJo, ha tuttavia unito la sua voce a quella di chi dice che Johnson non può restare premier facente funzione fino a ottobre. Deve essere spinto a raccomandare «subito» alla regina la nomina temporanea del vicepremier Dominic Raab fino all'elezione del nuovo (o nuova) leader Tory, ha scritto provocatoriamente Cummings sui social, o altrimenti «essere scortato dalla polizia fuori da Downing Street».