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Le macerie degli edifici distrutti nei raid israeliani degli ultimi mesi continuano a restituire corpi - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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Yemen, esplosione in un impianto di gas naturale: 12 morti
Dodici persone sono rimaste uccise e oltre 100 ferite in un'esplosione in un impianto di rifornimento di gas naturale nella provincia yemenita di Al-Bayda, controllata dai ribelli.
«Dodici persone di Al-Bayda sono morte e ci sono più di 100 feriti» in un'esplosione avvenuta ieri presso l'impianto di stoccaggio di una stazione di rifornimento nell'area di Al-Zaher, ha affermato il responsabile delle comunicazioni della provincia, Aref al-Ghamri.
Un altro funzionario locale ha affermato che «la stazione di rifornimento di gas è esplosa mentre erano presenti dei clienti», aggiungendo che la posizione dell'impianto vicino a un mercato ha contribuito al gran numero di vittime.
In video diffusi sui social media mostrano le fiamme che avvolgono decine di auto nelle vicinanze della stazione. La causa dell'esplosione, avvenuta in un'area considerata una linea del fronte tra i ribelli Huthi sostenuti dall'Iran e le forze governative, non è ancora nota.
19:32
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Israele pronto a liberare 3 mila detenuti per 33 ostaggi
Le dichiarazioni che rimbalzano tra Washington, Gerusalemme e Doha sembrano mostrare che questa è la volta buona per raggiungere un accordo sul rilascio degli ostaggi da 15 mesi prigionieri di Hamas a Gaza e un cessate il fuoco nella Striscia.
Il consigliere Usa per la Sicurezza nazionale uscente, Jake Sullivan, ha commentato gli sviluppi dei negoziati e, pur riconoscendo che "non si possono fare previsioni", ha affermato che "si è molto vicini a un'intesa, anche se ci sono ancora cose che devono essere risolte". Poi ha aggiunto che c'è "la volontà di raggiungere un accordo prima del 20 gennaio", data dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
Mike Waltz, che prenderà il posto di Sullivan, parlando con l'Abc ha dichiarato che "Hamas non ha altra scelta se non quella di stipulare un qualche tipo di accordo". "Facciamo un cessate il fuoco, lasciamo che i nostri ostaggi vengano liberati. Voglio vederli camminare su una pista prima dell'insediamento di Trump", ha affermato, chiarendo che "le condizioni per Gaza peggioreranno se si aspetterà che il nuovo presidente prenda possesso dello studio ovale".
In serata, a otto giorni dall'uscita di scena dell'attuale presidente Usa, Joe Biden e Benyamin Netanyahu hanno parlato al telefono dei negoziati, con il primo ministro che ha riferito i dettagli del suo mandato al team negoziale inviato in Qatar e il capo della Casa Bianca che ha insistito per un cessate il fuoco immediato.
A far capire lo stato di avanzamento dei colloqui intanto è arrivata anche una rara dichiarazione di Kadora Fares, capo del Comitato per i detenuti palestinesi, responsabile della questione dei detenuti nelle carceri israeliane. Intervistato dall'agenzia di stampa palestinese Maan, Fares ha spiegato che Israele rilascerà più di 3 mila detenuti palestinesi, tra questi anche 200 condannati all'ergastolo, e altri mille di cui fanno parte minorenni, donne e prigionieri malati. In cambio - ha riferito una fonte politica di alto livello a Ynet - Hamas deve rilasciare 33 ostaggi israeliani e stranieri vivi, compresi i soldati dell'Idf feriti che non rientrano nella categoria "umanitaria".
Fares ha riferito che tutti i palestinesi che verranno rilasciati, ad eccezione di quelli condannati all'ergastolo, dovrebbero tornare alle loro case - in territorio israeliano, a Gaza o in Cisgiordania - mentre quelli con le condanne più gravi verranno probabilmente esiliati in Qatar, Egitto o Turchia.
Sabato sera, in una conference call, gli inviati di Biden e del presidente eletto Donald Trump hanno definito i colloqui in corso a Doha per raggiungere l'accordo "molto significativi". Nel mentre la delegazione israeliana di alto livello inviata da Netanyahu ha raggiunto il Qatar: del team negoziale fanno parte i direttori del Mossad e dello Shin Bet David Barnea e Ronen Bar, il rappresentante per l'Idf Nitzan Alon e il consigliere politico del primo ministro Ophir Falk.
La decisione è stata presa dal premier dopo essere stato raggiunto a Gerusalemme nella mattinata di sabato da Steve Witkoff, l'inviato di Trump per il Medio Oriente, poche ore dopo aver incontrato a Doha il primo ministro Al Thani.
Secondo i media israeliani, Witkoff ha sottolineato a Netanyahu che entrambe le parti devono dar prova di flessibilità per arrivare a un accordo entro il 20 gennaio. Secondo Israel Hayom, al termine dell'incontro a due, Netanyahu e il rappresentante di Trump si sono collegati con l'attuale inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, che guida la delegazione statunitense in Qatar. Poi Witkoff ha ripreso l'aereo per tornare a Doha.
Ora, i 24 battaglioni di Hamas sono distrutti, l'Idf controlla i corridoi Filadelfia e Netzerim, il nord della Striscia è isolato dal resto dell'enclave, Hezbollah si sta leccando le ferite, in Siria non comanda più l'Iran, Teheran è più fragile, Yahya Sinwar è stato ucciso e Trump ha vinto le elezioni Usa: i tempi, agli occhi di Netanyahu, dovrebbero essere maturi per l'accordo.
19:05
19:05
Biden a Netanyahu: «Serve un cessate il fuoco immediato»
Nel corso di una telefonata odierna, il presidente Usa Joe Biden ha ribadito al premier israeliano Benjamin Netanyahu la necessità di un cessate il fuoco immediato a Gaza. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota sul colloquio telefonico tra i due leader.
I due leader hanno discusso dei negoziati in corso a Doha per un accordo sugli ostaggi e delle circostanze regionali radicalmente cambiate in seguito all'accordo di cessate il fuoco in Libano, alla caduta del regime di Assad in Siria e all'indebolimento del potere dell'Iran nella regione.
Netanyahu ha ringraziato Biden per il suo sostegno straordinario e permanente da parte degli Stati Uniti alla sicurezza e alla difesa nazionale di Israele.
15:13
15:13
Diplomatici mediorientali ed europei a Riad per parlare del futuro della Siria
Diplomatici del Medio Oriente e dell'Europa sono arrivati oggi a Riad, capitale saudita, per parlare del futuro della Siria e in particolare delle sanzioni in essere, con le potenze mondiali che stanno mettendo alla prova la stabilità del nuovo regime dopo la caduta di Bashar al-Assad.
L'Arabia Saudita, la più grande economia del Medio Oriente, sta cercando di aumentare la sua influenza in Siria dopo che i ribelli guidati dagli islamisti hanno rovesciato Assad il mese scorso, affermano gli analisti. I colloqui includeranno un incontro tra rappresentanti dei Paesi arabi e un raduno più ampio che includerà anche Turchia, Francia, Unione Europea e Nazioni Unite, ha detto un funzionario saudita all'AFP.
Il nuovo leader siriano Ahmed al-Sharaa, detto al Jolani, che ha guidato il principale gruppo ribelle nell'alleanza che ha rovesciato Assad, sta spingendo per l'allentamento delle sanzioni. La sua amministrazione è rappresentata ai colloqui di Riad dal ministro degli Esteri Asaad al-Shaibani.
Le potenze occidentali, tra cui gli Stati Uniti e l'Unione Europea, hanno imposto sanzioni al governo di Assad per la sua brutale repressione delle proteste antigovernative nel 2011, che hanno innescato una guerra civile. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha dichiarato lunedì scorso che avrebbe allentato l'applicazione delle restrizioni che riguardano servizi essenziali, tra cui energia e servizi igienici. Ma i funzionari statunitensi hanno anche detto di voler vedere progressi nella nuova giunta prima di un allentamento più ampio delle sanzioni.
L'Alta rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Kaja Kallas, ha affermato venerdì che i 27 potrebbero iniziare a revocare le sanzioni se i nuovi governanti siriani prenderanno misure per formare un governo inclusivo che protegga le minoranze.
14:17
14:17
«Giornata significativa per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco»
«Una giornata significativa nei negoziati per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza»: così sono stati definiti ieri sera i colloqui previsti a Doha in una conference call tra gli inviati del presidente uscente Joe Biden e del presidente eletto Donald Trump. Lo riferiscono i media israeliani. Sul tavolo c'è la liberazione di 33 rapiti.
Nel frattempo, un alto funzionario di Hamas ha dichiarato al quotidiano qatariota al Araby al Jadeed che l'accordo è sostanzialmente completato e che i mediatori ora attendono l'approvazione di Benyamin Netanyahu. Al momento non ci sono conferme da parte israeliana.
Al Araby al Jadeed ha anche riferito che, in base all'accordo, Israele non si ritirerà completamente dal corridoio Filadelfia lungo il confine tra Gaza e l'Egitto prima dell'ultimo giorno della fase finale dell'accordo, dopo aver ritirato gradualmente le sue forze nelle fasi precedenti. Secondo la fonte, Hamas ha accettato di rinviare diversi punti irrisolti di contesa con Israele a una fase successiva dell'accordo.
Il report dal Qatar aggiunge che, se Israele accetta l'accordo, i Paesi mediatori terranno una conferenza stampa per annunciare i dettagli, il calendario e la data di inizio dell'accordo. Ieri il premier israeliano ha annunciato di aver deciso di inviare una delegazione di alto livello in Qatar per siglare un piano di cessate il fuoco con il gruppo terroristico. Del team partito ieri sera per Doha fanno parte i capi del Mossad e dello Shin Bet David Barnea e Ronen Bar, il rappresentante per l'IDF Nitzan Alon, e il consigliere politico di Netanyahu Ophir Falk.
La decisione è stata presa dopo che Netanyahu ha incontrato ieri mattina a Gerusalemme Steve Witkoff, l'inviato di Trump per il Medio Oriente. Witkoff è arrivato in Israele dopo aver parlato nella capitale del Qatar venerdì con il primo ministro Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, che lo ha informato sui negoziati in corso. L'inviato di Trump, dopo il colloquio con il primo ministro israeliano, è tornato a Doha.
10:27
10:27
«A Gaza morte 46.565 persone»
Il ministero della Sanità di Gaza, espressione di Hamas, ha aggiornato il bilancio dei morti totali palestinesi nella Striscia da ottobre 2023 a 46.565, dopo l'aggiunta di 28 vittime nelle ultime 24 ore. Il totale dei feriti è invece salito a 109.660.
08:17
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Il punto alle 8
Le macerie degli edifici distrutti in Libano dai bombardamenti israeliani degli ultimi mesi continuano a restituire corpi di vittime. La Difesa civile libanese in collaborazione con l'esercito ha recuperato a Khiam, dove le ricerche proseguono da quattro settimane, i corpi di due persone, in un quartiere orientale.
Lo riferisce l'emittente tv Lbci nel suo sito online, aggiungendo che da oggi le operazioni di ricerca sono iniziate anche a Naqoura, Biyyadah e Tayr Harfa. A Naqoura, le squadre di soccorso hanno trovato i resti di otto persone, mentre a Biyyadah sono stati recuperati due corpi e altri resti. A anche Tayr Harfa è stato recuperato un corpo. I corpi e i resti vengono consegnati alle autorità per l'identificazione del Dna.
La Difesa civile libanese ha confermato che questi sforzi di ricerca continueranno quotidianamente in stretta collaborazione con l'esercito libanese, con altre aree prese di mira nei prossimi giorni come parte dell'operazione di recupero in corso.