La Grecia in fiamme

Cambiamento climatico e incendi, Mitsotakis: «Siamo in guerra»

Il fuoco divampa anche a Corfù e a Eubea, dove c'è stato il primo disperso, un allevatore di 41 anni – Gli amministratori locali certi che dietro i roghi si nascondano alcuni piromani – Il preside della facoltà di Geologia di Atene avverte: «Compromesso il futuro ambientale del territorio»
©Argyris Mantikos
Dario Campione
24.07.2023 22:30

«Le nostre foreste mediterranee sono sempre state soggette a incendi. Ma questa estate conosce ondate di caldo implacabili. Siamo in guerra, combattiamo con la crisi climatica, che in futuro si manifesterà con maggiori disastri. Non possiamo accontentarci di piccoli progressi. È necessario un cambio di cultura. Dallo Stato al cittadino». Davanti al fuoco che sta devastando Rodi e Corfù, due delle isole più grandi e più importanti del Paese, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis non ha cercato parole di circostanza. Rispetto ad altri leader conservatori europei (e non solo), sin qui molto spesso scettici sugli effetti del cambiamento climatico, ha affrontato la questione in modo diretto. E lo ha fatto nella sede istituzionalmente più solenne, l’aula del Parlamento, dove oggi si discuteva di riforme elettorali. «Ricostruiremo ciò che abbiamo perso, risarciremo coloro che sono stati colpiti», ha rassicurato Mitsotakis. Chiamando, però, nello stesso momento tutti i greci a un cambio di paradigma nei riguardi di una questione che non può più essere sottovalutata.

Una giornata drammatica

L’intervento del premier ellenico è giunto a metà di una giornata drammatica sul fronte della lotta agli incendi. A Rodi, anche a causa del forte vento, le fiamme hanno minacciato i paesi di Platania, Malona, Gennadi e Vati e raggiunto Asklipeio, dove almeno dieci case sarebbero state distrutte. In pericolo anche i centri abitati di Laerma e Apollona. Secondo la protezione civile, il fuoco avrebbe già cancellato 145 mila acri di terreno, poco meno di 60 mila ettari. E i cronisti del quotidiano Ta Nea inviati sull’isola scrivevano attorno alle 19 che in alcune aree l’incendio era ormai «del tutto fuori controllo». Al di là dei danni immediati, gli esperti guardano con angoscia alle conseguenze future di questa devastazione. Il preside della facoltà di Geologia dell’Università di Atene, Efthymios Lekkas, intervistato da alcuni media greci, ha spiegato come purtroppo «gli effetti sull’ambiente saranno molto significativi e sarà difficile per quest’area riprendersi». Il futuro ambientale del Centro e del Sud di Rodi è, insomma, «compromesso».

Fuga dalle case

Nell’isola di Eubea il vento ha alimentato fiamme alte fino a venti metri. L’incendio scoppiato sabato vicino a Karystos, nel Sud, ha costretto gli abitanti ad abbandonare le proprie case. Molti i villaggi evacuati, alcuni dei quali conosciutissimi dagli appassionati delle vacanze in Grecia: Platis Gialos, Livadi, Kastri, Potami, Pernaraki e Platanistos, dove si registra anche il primo disperso, un allevatore di 41 anni. «Stiamo combattendo una vera e propria battaglia su tutti i fronti - ha detto il governatore regionale della Grecia centrale, Fanis Spanos -. Siamo riusciti a contenere lo slancio dell’incendio verso il villaggio di Potami e in parte verso Platanistos. Il fronte verso Livadi e Karystos è incontrollato, ma lontano dalle aree popolate». In mattinata il sindaco di Platis Gialos, Lefteris Raviolos, aveva richiesto rinforzi aerei poiché il rogo avanzava in un punto in cui le squadre di terra non riuscivano più a contenerlo. Sempre a Eubea, questo pomeriggio attorno alle 18, il fuoco ha aggredito un’area agroforestale a Kontodespoti. Un altro violentissimo incendio è scoppiato poi domenica pomeriggio nella zona di Perithia, a Nord di Corfù. Le autorità dell’isola sono state costrette a evacuare una ventina di villaggi - complessivamente si parla di almeno 2.500 residenti - mentre la Guardia costiera ha portato in salvo 59 persone direttamente dalla spiaggia di Nisaki. Così come documentato dal quotidiano I Kathimerini, per motivi di sicurezza abitanti e turisti sono stati allontanati dalle aree vicine al fronte dell’incendio e trasferiti allo stadio Agios Markos e al Teatro Municipale di Corfù. Allo stesso giornale, il sindaco Giorgos Mahimaris ha detto di essere sicuro che gli incendi fossero di origine dolosa poiché le fiamme sono divampate contemporaneamente in tre diversi punti alle pendici del monte Pantokratoras. 

Fuoco ovunque

Il fuoco, purtroppo, non colpisce in questo momento soltanto la Grecia. Quindici persone sono morte e 26 sono rimaste ferite negli incendi boschivi divampati in alcune province del Nord dell’Algeria, dove si contano non meno di 1.500 sfollati. In una nota il Ministero dell’interno di Algeri parla di roghi in 16 province, con focolai particolarmente violenti nelle «wilaya» di Bouira, Bejaia e Jijel. Da mercoledì scorso un grosso incendio sta poi distruggendo i boschi di Aymavilles e Villeneuve, in Valle d’Aosta. In una conferenza stampa, il capo della Protezione civile regionale, Valerio Segor, ha detto che «non si ricordano in Valle roghi così grandi da circa trent’anni. Il 1990 era stato infatti un anno particolarmente gravoso sul fronte del fuoco. Ma soltanto negli anni ’60 c’era stato un incendio simile che aveva interessato Brusson».