Caro Paris Saint-Germain, perché usi ancora l'aereo?
Di jet privati, grandi star e usi non proprio consapevoli abbiamo scritto a più riprese. Ricordate le polemiche attorno a Kylie Jenner o, ancora, Drake? Ecco. Il tema, nel frattempo, è diventato (anche) politico. In Italia, in vista del 25 settembre c’è chi ha proposto di abolire del tutto l’utilizzo di questi jet. D’altronde, come dicevamo tempo fa, gli aerei privati emettono più di un singolo Paese come la Danimarca. E siccome trasportano, nella maggior parte dei casi, poche persone, sono da 5 a 14 volte più inquinanti rispetto agli aerei commerciali e 50 volte più inquinanti dei treni.
Non deve stupire, allora, che anche i grandi club calcistici siano finiti nel mirino degli attivisti climatici. Mentre tutti cercano, chi disperatamente e chi meno, di abbassare la propria impronta carbonica, le squadre continuano a spostarsi prendendo la via del cielo. Lo scorso weekend, in particolare, il ricco, ricchissimo Paris Saint-Germain è stato bersagliato sui social. Il motivo? La trasferta da Parigi a Nantes è stata effettuata in aereo. E non, come suggerirebbe il buonsenso, su rotaia.
SNCF non ci sta
A servire la polemica, involontariamente, è stato il centrocampista italiano dei parigini, Marco Verratti, con una pubblicazione galeotta su Instagram. Il video, banalmente, aveva quale obiettivo mostrare al mondo l’intesa che regna all’interno del gruppo squadra PSG: di voci negative, in questo senso, se ne sono sentite fin troppe ultimamente. Il problema, però, è che Verratti non aveva fatto i conti con gli utenti. Uno in particolare: Alain Krakovitch, altissimo dirigente SNCF (le Ferrovie francesi) nonché presidente di Eurostar Group.
Spesso, i club hanno motivato la scelta di prediligere l’aereo affermando – forse con troppa sicumera – che si tratta del mezzo più rapido e sicuro. Una questione cruciale, per chi deve perdere poco tempo per strada e favorire il recupero fisico dei giocatori.
L’Equipe, l’anno scorso, a tal proposito aveva specificato che, da un lato, un volo in jet privato costa fra i 25 e 30 mila euro a botta mentre le società di Ligue 1 e Ligue 2, i due massimi campionati professionistici dell’Esagono, nella stagione 2020-21 avevano utilizzato il treno soltanto per il 4% delle trasferte. Logica la delusione di SNCF, che aveva pure ribadito: su precisa richiesta, è possibile «privatizzare» anche i treni e offrire trasferte su misura. Della serie: uno spazio riservato ai giocatori e allo staff in prima classe e un altro vagone per i bagagli e l’equipaggiamento tecnico. L’azienda aveva pure garantito che, alla bisogna, sarebbe stato possibile togliere alcune file di sedili per prevedere dei lettini. Consentendo così anche massaggi in velocità. Di più, al PSG era stato fatto notare che la stazione Paris-Montparnasse 3 poteva essere adoperata a uso esclusivo dal club.
Anche i singoli sgarrano
Detto della polemica, che tocca l’intera società parigina, i singoli giocatori non sono certo da meno. Nella loro vita privata, si sono spesso fatti immortalare a bordo di jet privati. Le emissioni? Ci pensiamo un’altra volta, sembravano suggerire i vari Leo Messi e Kylian Mbappé. Secondo i calcoli di alcuni esperti, hanno riferito vari media, è stato calcolato che dall’inizio di giugno a oggi l’argentino è salito su 52 voli «personali» producendo 1.502 tonnellate di CO2. Urca.
Mbappé, dal canto suo, era stato criticato aspramente nel settembre 2021 dopo aver postato una foto in viaggio fra Parigi e Strasburgo. Un viaggio che, a bordo dell’iconico TGV, dura la miseria di due ore e che, rispetto all’equivalente via aria, produce l’84% in meno di CO2. Male, malissimo.
Il settore dei voli privati, dicevamo in apertura, è nell’occhio del ciclone da settimane. Anche di più, invero. Secondo un rapporto di Transport&Environnement, una organizzazione non governativa, le emissioni di CO2 legate ai jet esclusivi sono cresciute del 31% fra il 2005 e il 2019.