Caso Boccia, Sangiuliano va da Meloni ma non si dimette
Nessun euro dei soldi dello Stato speso, «neanche per un caffè», per la mancata consigliera ai Grandi Eventi del ministero della cultura italiano. E nessun pericoloso accesso della stessa dottoressa Maria Rosaria Boccia a documenti di natura riservata, tanto meno quelli relativi all'organizzazione del vertice del Gruppo dei sette (G7, di cui oltre all'Italia fanno parte Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) sulla cultura. Il ministro della cultura nel governo di Giorgia Meloni, Gennaro Sangiuliano, resiste. Per ora. Chiamato ad esprimersi dalla premier, conferma la sua versione dei fatti, messa nero su bianco in una lettera inviata al quotidiano torinese La Stampa. In cui si definisce vittima di una «innegabile tempesta mediatica» dove, lamenta, «si fa fatica a distinguere autentiche fake news dai fatti reali».
Resiste alla pressione di Boccia, la donna che rivendica la promessa non mantenuta e che ha osato sfidare non solo l'ira del ministro ma pure della presidente del Consiglio dei ministri, bacchettata per non averle neppure dato l'onore della citazione: «Questa persona ha un nome, un cognome e un titolo». Dopo aver smentito già ieri, a stretto giro, le affermazioni di Sangiuliano riportate da Meloni in televisione, oggi torna a scagliarsi contro quelle che definisce «una toppa peggio del buco». E rincara a tal punto la dose delle sue accuse da far immaginare come inevitabili le dimissioni del ministro.
C'è la questione del possibile danno erariale e Boccia, in uno dei suoi diluvi sulle reti sociali di prima mattina, accusa: «Io non ho mai pagato nulla, mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri tanto che tutti i viaggi sono sempre stati organizzati dal capo segreteria del ministro».
E alle affermazioni di Sangiuliano sul fatto che lei non abbia mai preso parte alle riunioni operative sul G7, allude: «Quindi non abbiamo mai fatto riunioni operative? Sopralluoghi? Non ci siamo mai scambiati informazioni?». Ma soprattutto lancia un avvertimento. «Siamo sicuri che la nomina non ci sia stata? A me la voce che chiedeva di strappare la nomina sembrava femminile (...), la riascoltiamo insieme?».
Boccia non spiega, lascia in sospeso l'avvertimento. Secondo indiscrezioni riportate da Dagospia (una pubblicazione web di rassegna stampa e retroscena su politica, economia, società e costume), la voce femminile che avrebbe chiesto di strappare la nomina sarebbe quella della moglie del ministro, giornalista della Rai, l'ente radiotelevisivo pubblico italiano. Il post di Boccia sembra indicare che sarebbe in possesso della registrazione.
Ma quelle dell'imprenditrice di Pompei (Campania) sono accuse che meritano un nuovo chiarimento tra la premier e il ministro: convocato dalla premier, Sangiuliano parte dopo un'ora e mezza e poi detta un comunicato ufficiale in cui ribadisce «la verità delle mie affermazioni» sull'inesistenza di circostanze che potrebbero prefigurare il danno erariale e mettere a repentaglio la sicurezza del G7 della cultura che, intanto, nel dubbio, potrebbe vedere saltare l'evento clou del raduno: la visita agli scavi archeologici di Pompei sembra destinata a saltare, concentrando la kermesse a Napoli.
Dall'opposizione, intanto, continuano a fioccare le richieste di chiarimenti con interrogazioni che portino la stessa premier, o il ministro, a riferire al più presto in parlamento. «È una vicenda grave che disonora le istituzioni», sottolinea dal Partito democratico (Pd, centro-sinistra) Irene Manzi, ipotizzando «un probabile ricatto» ai danni di Sangiuliano.
Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) chiede, tra l'altro, di chiarire se la donna «abbia usufruito della auto blu (oosia un automezzo a disposizione di politici o di alti funzionari) e perché il ministro Sangiuliano abbia richiesto a luglio il cambio scorta senza dare spiegazioni». Ma alcuni degli organizzatori degli eventi a cui Sangiuliano e Boccia hanno partecipato insieme affermano o di aver offerto il soggiorno o, come nel caso del Taobuk di Taormina (Sicilia), certificano che Boccia «ha provveduto personalmente al pagamento del viaggio e dell'albergo».
Nella sua lettera di spiegazioni Sangiuliano ammette anche di aver dato indicazioni ai suoi uffici di avviare l'istruttoria per la nomina di Boccia a consigliera, ma di aver poi deciso di recedere «accogliendo alcune perplessità del Gabinetto sulla possibilità, ancorché meramente potenziale, di situazioni di conflitto di interesse».
E «quando li avrebbe riscontrati? Durante le vacanze estive? Sotto l'ombrellone ha verificato i miei potenziali conflitti di interesse? E soprattutto quali sono?», chiede Boccia. E forse non solo lei.