Cecilia Sala è arrivata in Italia
Cecilia Sala, la giornalista arrestata lo scorso 19 dicembre e detenuta fino a oggi in isolamento nel carcere di Evin con l'accusa generica di aver violato le leggi iraniane, è arrivata in Italia. Il suo aereo, partito stamane da Teheran, capitale dell'Iran, poco dopo la liberazione, è atterrato alle 16.15 all'aeroporto di Roma-Ciampino. Ad accompagnare Cecilia Sala sul volo c'era Giovanni Caravelli, direttore dell'AISE, l'Agenzia informazioni e sicurezza esterna. Ad accoglierla a Ciampino, invece, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e i suoi familiari, oltre al sindaco di Roma Roberto Gualtieri.
Sorridente, con gli occhiali appesi al colletto di una maglia scura, intenta a salutare proprio Meloni: eccola, la prima immagine di Cecilia Sala non appena sbarcata dall'aereo che l'ha tratta in salvo. Foto pubblicata sui profili social del Post, portale per cui lavora il compagno della giornalista, Daniele Raineri, poco dopo l'atterraggio. Sullo sfondo, Tajani e Gualtieri.
Sala, 29 anni, lavora per Chora Media e il Foglio. Come detto, era stata arrestata lo scorso 19 novembre nel suo albergo di Teheran, dove si trovava da alcuni giorni con regolare visto giornalistico. La notizia del suo arresto, per contro, era stata resa pubblica soltanto il 27 dicembre. Sin dalle prime battute, il governo italiano aveva contattato quello iraniano per negoziarne la liberazione. Sala era stata rinchiusa, in condizioni disumane, nel citato carcere di Evin. Durante il suo vissuto in prigione ha ricevuto una sola visita, da parte dell'ambasciatrice italiana in Iran Paola Amadei. Da martedì, per contro, le condizioni di Sala erano migliorate. Era stata spostata in una cella più grande mentre i carcerieri le avevano portato pure un libro, Kafka sulla spiaggia dello scrittore giapponese Haruki Murakami.
L'incarcerazione di Sala era legata a quella di Mohammad Abedini Najafabadi, l'ingegnere iraniano arrestato lo scorso 16 dicembre all'aeroporto di Milano-Malpensa – su richiesta degli Stati Uniti – e accusato di associazione per delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act ma anche di «fornitura di supporto materiale a un’organizzazione terroristica straniera, componenti elettroniche per la costruzione di armi letali, nella fattispecie droni». Abedini è stato ricercatore al Politecnico federale di Losanna (EPFL) e, sempre secondo le indagini USA, avrebbe anche usato la società da lui fondata in Svizzera, la Illumove SA, come azienda-satellite dell'iraniana SDRA. Abedini si trova in carcere in Italia: il prossimo 15 gennaio, la Corte d'Appello di Milano si esprimerà sulla richiesta dei suoi legali di arresti domiciliari.
Al di là del legame fra il caso di Sala e quello di Abedini, e al netto delle dichiarazioni di facciata di Teheran, secondo cui le due vicende non sarebbero collegate, stando alle informazioni del Post l'accordo che ha portato alla liberazione di Cecilia Sala non prevede che il governo itailano non estradi Abedini in America. L'accordo è stato definito grazie alla condivisione di informazioni fra l'intelligence italiana, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, lo staff di Joe Biden e quello del presidente eletto Donald Trump. Sia Biden sia Trump avrebbero dato il via libera a Meloni per trattare il rilascio di Sala. Meloni, nello specifico, avrebbe ottenuto da Trump la promessa che non avrebbe polemizzato con Biden sulla vicenda. Non si sa, per contro, che cosa abbia promesso l'Italia all'Iran e agli Stati Uniti durante i negoziati.