Arthur River

Centinaia di cetacei spiaggiati su un’isola della Tasmania

L'operazione di salvataggio si è rivelata «complessa a causa dell'inaccessibilità del sito, delle condizioni dell'oceano e della difficoltà di trasportare attrezzature specializzate in questa località remota» – L'unica soluzione è l'eutanasia
© KEYSTONE (Jocelyn Flint via AP)
Red. Online
19.02.2025 11:30

Le immagini sono molto tristi. E, in poche ore, stanno facendo il giro del mondo. Un gruppo di 157 cetacei si è spiaggiato ad Arthur River, su un isola in una località scarsamente popolata nel nordovest della Tasmania. Lo ha annunciato il Marine Conservation Program, al lavoro con il Dipartimento delle Risorse Naturali e dell'Ambiente e il Tasmania Parks and Wildlife Service. «Le prime osservazioni mostrano che 90 animali sono ancora vivi», ma l'operazione di salvataggio «è complessa a causa dell'inaccessibilità del sito, delle condizioni dell'oceano e della difficoltà di trasportare attrezzature specializzate in questa località remota».

Si tratta di cetacei appartenenti alla famiglia dei Delfinidi, probabilmente esemplari di Pseudorca crassidens (false killer whale). Cetaceo che vive in branchi di 10-20 individui e a volte si raduna anche in gruppi di oltre 300 esemplari. Gli oltre 150 esemplari si sono arenati nei pressi di Arthur River sull'arco di 48 ore, durante la bassa marea. E il loro destino sembra già ormai segnato.

«Le condizioni sfavorevoli stanno ostacolando i nostri sforzi», fanno sapere le organizzazioni di tutela dell'ambiente. Anche il tentativo di rimettere in mare due cetacei è stato ostacolato dalle «condizioni dell'oceano» e gli animali «si sono continuamente arenati». Le previsioni meteorologiche indicano che la situazione rimarrà la medesima per almeno i prossimi due giorni. «In seguito alle valutazioni di esperti veterinari, abbiamo deciso che l'eutanasia è l'unica soluzione. Più a lungo rimangono lì, più soffrono».

Per facilitare le operazioni, le strade e le spiagge della zona sono state chiuse.

«È il luogo più difficile in cui abbia mai operato in 16 anni di lavoro in Tasmania – ha spiegato il biologo Kris Carlyon –. Ci abbiamo provato fino a stamattina, ma stiamo esaurendo le opzioni per riuscire a salvarli. L'eutanasia di un animale di queste dimensioni non è un esercizio semplice». Secondo il biologo il gruppo potrebbe aver sbagliato rotta durante la migrazione, magari a causa di un esemplare: «Hanno legami sociali molto forti. Basta che nel branco ci sia un individuo disorientato per trascinare tutti a riva».

I precedenti recenti

Lo scorso aprile, il Dipartimento per la Biodiversità australiano ha portato avanti una corsa contro il tempo per salvare la vita di 160 balene rimaste spiaggiate sulla costa di Dunsborough, a sud di Perth. La maggior parte sono state riportate in mare, ma 29 cetacei sono rimasti intrappolati nelle acque poco profonde di Toby Inlet a Geographe Bay e purtroppo sono morte. Le balene, secondo gli scienziati marini, possono sopravvivere sulla terraferma solo sei ore. Per rimetterle in acqua erano stati impiegati anche aerei da ricognizione e avevano partecipato ai soccorsi anche persone del posto, volontarie.

A luglio del 2023, circa cento globicefali, cetacei della famiglia dei delfini, si erano arenati lungo una spiaggia a est di Albany, nel sud dello stato dell’Australia Occidentale. Nel settembre del 2022 quattordici capodogli furono trovati morti su una spiaggia di King Island, una delle isole che fanno parte della Tasmania, nel sud dell’Australia. Pochi giorni dopo morirono circa 200 dei 230 globicefali trovati spiaggiati sempre lungo le coste della Tasmania, non lontano da dove due anni prima ne erano morti più di 380. Nell’Australia Occidentale oltre 130 globicefali morirono dopo essersi spiaggiati a sud di Perth nel 2018.

Gli scienziati non hanno del tutto chiari i motivi per cui avvengano questi arenamenti di massa di cetacei. In generale, però, è possibile che gli spiaggiamenti dipendano dalla perdita dell’orientamento, per esempio se il gruppo segue un esemplare malato o che viene disorientato da qualcosa che ha visto nelle acque in cui sta nuotando. Fenomeni simili sono particolarmente frequenti con i globicefali, che vivono in gruppi di circa 50 esemplari e hanno una struttura sociale molto coesa. Si tratta di animali che si muovono in branco e che instaurano dei rapporti talmente stretti da non abbandonare nessuno in difficoltà. In questo senso, è molto probabile che se un animale subisce qualche tipo di stress – non è escluso il ruolo dell'inquinamento acustico prodotto dall'uomo – anche gli altri comincino a imitare il suo comportamento, aveva spiegato al Guardian Olaf Meynecke, studioso di cetacei alla Griffith University del Queensland.