Charlie Hebdo ricorda Silvio Berlusconi (a modo suo)

Quale giudizio dare a Silvio Berlusconi? All'uomo, al politico, all'imprenditore. Una risposta, in questo senso, l'ha data la rivista satirica francese Charlie Hebdo. Tramite un articolo firmato dal caporedattore Gérard Biard e intitolato, invero in maniera piuttosto eloquente, Il Padrino Silvio Berlusconi è morto. Quindi, nel sottotitolo, la spiegazione: si tratta di un pezzo per rendere omaggio al Cavaliere, ma «a modo nostro».
L'articolo si apre con una domanda: dove sceglierà di andare, Berlusconi, ora che è morto? In Paradiso – «così scopriremo finalmente il sesso degli angeli, perché Berlusconi non è un tipo intersezionale, ha cercato per tutta la vita di incarnare il maschio latino in tutto il suo splendore e la sua arroganza» – o all'inferno? In quest'ultimo caso, precisa Biard, «Satana farà meglio ad aggrapparsi alla sua sedia, perché arriva un serio concorrente e c'è l'aria di un colpo di Stato».
La critica, irriverente, è anche politica: Biard, ripercorrendo la carriera del Cavaliere, afferma che «ironicamente l'inchiesta Mani Pulite aveva lo scopo di tagliare il cordone ombelicale tra certi partiti politici italiani – certo la Democrazia cristiana, ma anche il Partito socialista – e la mafia siciliana. Invece, ha involontariamente aperto la porta al più mafioso, al più corrotto, al più abile e al più disinibito di tutti». E ancora: l'ex presidente del Consiglio è stato «uno dei pilastri irrinunciabili della politica italiana degli ultimi trent'anni, nonostante più di trenta processi per frode fiscale, corruzione, falso in bilancio, finanziamento illecito al partito, malversazione di fondi pubblici, associazione mafiosa, prostituzione minorile».
Secondo Charlie Hebdo, l'ultimo mandato di Berlusconi al governo, dal 2008 al 2011, è stato «un vaudeville disgustoso, essenzialmente scandito da affari con escort non sempre maggiorenni e da serate di bunga bunga». Il suo ingresso in politica, negli anni Novanta, aveva invece avuto «tutta un'altra importanza, con delle conseguenze che sono andate ben oltre i confini dell'Italia». Berlusconi, ricorda Biard, è infatti stato «il primo miliardario a entrare in politica, scolpendo nel marmo l'idea che lo Stato è un'impresa come le altre e che il cinismo può fare il lavoro della morale».
Da Berlusconi, concludendo, «sono arrivati una bella serie di avatar, dei quali Donald Trump è stato quello che ha avuto più successo». Berlusconi, per dire, è stato «il primo a parlare di toghe rosse e a teorizzare il complotto dei magistrati». Ed è stato il primo «che ha de-demonizzato l'estrema destra, portandola al governo fin dal suo primo mandato, quando si alleò con i post-fascisti di Alleanza Nazionale e con i regionalisti xenofobi e antieuropeisti della Lega Nord».
La stoccata finale? Eccola: «Ci mancherà? No. Se non altro perché oggi abbiamo molto a che fare con i suoi eredi».