Che cosa c'è dietro l'abbonamento da 200 dollari al mese per ChatGPT
Più che una strategia, leggiamo, è una vera e propria scommessa. Ci riferiamo all'abbonamento monstre, 200 dollari al mese, che OpenAI chiede ai propri utenti per accedere a ChatGPT Pro, la versione più completa e aggiornata del famoso (e famigerato) chatbot, denominata o1, e una versione migliorata del modello di generazione video Sora. La nuova proposta è dieci volte più costosa di ChatGPT Plus ed è stata presentata in occasione di Shipmas, una sorta di calendario dell'avvento degli annunci scattato lo scorso 6 dicembre. Domanda delle domande: funzionerà? Riformuliamo: gli utenti saranno davvero disposti a spendere così tanto per il non plus ultra di questa tecnologia? E ancora: si tratta di una mossa, per certi versi disperata, da parte di OpenAi visto che, a fine 2024, avrà accumulato perdite per oltre 5 miliardi di dollari?
Il prezzo, ha spiegato al quotidiano economico la Tribune Michael Mansard del think tank Subscribed Institute, di per sé non è esagerato. Né, tantomeno, assurdo. «OpenAI si rivolge a utenti molto avanzati, per i quali ChatGPT è diventato vitale per la loro attività. Stiamo parlando di una clientela prosumer, tra professionisti e consumatori: liberi professionisti o dipendenti che convertiranno l'abbonamento in un conto spese». D'accordo, ma quanti abbonati attuali passeranno dalla versione Plus a quella Pro? Detto in altri termini, chi accetterà di spendere una cifra altrimenti riservata per servizi di lusso?
Sam Altman, co-fondatore e amministratore delegato di OpenAI, parlando di ChatGPT a inizio mese aveva annunciato con entusiasmo il superamento dei 300 milioni di utenti settimanali. Di questi, secondo le stime, 11 milioni sono utenti paganti attraverso la formula da 20 dollari al mese. Parliamo del 4% circa dell'audience totale. «Una performance – ha proseguito Mansard – buona». Il problema è che i vantaggi del modello o1, rispetto alle versioni precedenti, sarebbero minimi o poco chiari. Sì, OpenAi ha parlato di migliorie di calcolo e prestazioni migliorate, ma non abbastanza da giustificare un aumento vertiginoso del prezzo. I video generati con Sora, ad esempio, dureranno 20 secondi invece degli attuali 5. Peccato che OpenAI aveva promesso di arrivare a 60 secondi. Non solo, Sora a molti esperti del settore ha dato l'impressione di non essere ancora pronto. O utilizzabile professionalmente. Ah, attenzione: Sora non è ancora disponibile in Europa e nel Regno Unito.
La forza, semmai, sta altrove. O potrebbe stare altrove. I 200 dollari al mese, infatti, consentono un accesso «illimitato» al servizio. Senza restrizioni o, appunto, limiti di utilizzo. Il che, di rimando, apre a un discorso sin qui trascurato: il costo, sostenuto da OpenAi e da altre aziende attive nell'intelligenza artificiale generativa, di ogni nostra «richiesta». Costo tutto fuorché trascurabile per modelli più potenti. Di qui le pressioni per arrivare a nuovi modelli di business, pay-per-production, pay-per-request o pay-per-problem-solving. Attenzione, però. OpenAI sta crescendo, e pure molto, in termini di vendite, ma l'addestramento dell'intelligenza artificiale e gli stipendi sono voci consistenti nel bilancio. Lo stesso Sam Altman non ne ha fatto mistero: OpenAI deve trovare nuovi canali di guadagno. Le lotte intestine e le diatribe interne, d'altro canto, vertevano proprio su questo.
Mansard, al riguardo, si è detto comunque sorpreso. Credeva, in cuor suo, che OpenAI avrebbe sfruttato dapprima la versione gratuita di ChatGPT. Legandola agli annunci pubblicitari. Gli studi, in questo senso, erano piuttosto eloquenti: ora che il chatbot funge anche da motore di ricerca, alcuni consumatori hanno usato ChatGPT per individuare le migliori offerte del Black Friday. Qualcosa, in questo senso, potrebbe muoversi: OpenAI ha assunto Shivakumar Venkataraman, ex capo del team di monetizzazione dei motori di ricerca di Google, e un nuovo direttore finanziario, Sarah Friar. La quale, pur chiarendo che la pubblicità non sarà un obiettivo nell'immediato, ha confermato al Financial Times che l'azienda sta esplorando tutte le alternative possibili.