Che cosa è successo, davvero, all'aereo di Yevgeny Prigozhin?
Che cosa è successo all'Embraer di Yevgeny Prigozhin? Soprattutto, è stato abbattuto? Se sì, da chi? In attesa di notizie, e soprattutto conferme, le ipotesi attorno all'incidente che, ieri, ha scosso la Russia e il mondo si accavallano. Complice, va da sé, la propaganda. Tre, al momento, sembrano le possibilità. Vediamo insieme quali sono.
L'ipotesi più credibile: è stato Putin
La prima, ritenuta la più credibile secondo l'Institute for the study of war, è che Vladimir Putin abbia ordinato di abbattere l'aereo. Una vera e propria vendetta personale, insomma, in linea con il personaggio e il regime. Che non tollera rivali o nemici, perfino quelli che fino a poco tempo fa erano considerati alleati stretti. Il tentato golpe, in questo senso, rappresenta una motivazione fortissima. Tradotto: il Cremlino aveva più di una ragione per liberarsi del leader del Gruppo Wagner.
L'amministrazione Biden, in coro, non si è detta sorpresa rispetto a quanto è accaduto. A maggior ragione se la morte di Prigozhin fosse confermata. Altri osservatori hanno invece spiegato che Putin ha perfino aspettato troppo tempo. Meno di un mese fa, la CIA aveva suggerito che il «cuoco» avesse i giorni contati.
D'accordo, ma allora come è stata eseguita, concretamente, un'esecuzione del genere? C'è chi ha parlato di una bomba sull'aereo, mentre alcuni analisti di fonti di intelligence aperte (OSINT) hanno notato, nei video dell'incidente condivisi online, la scia di un missile per la contraerea e, fra i resti del velivolo, schegge dello stesso tipo di missile.
La «variante» Shoigu
Un'altra ipotesi, per contro, conduce sempre a un attentato. A cambiare, tuttavia, sarebbe il mandante. Ovvero, non Vladimir Putin ma Sergei Shoigu, il criticatissimo (da Prigozhin, ma non solo) ministro della Difesa. Reo, durante la permanenza del Gruppo Wagner in Ucraina, di non aver garantito il necessario sostegno ai mercenari. Il dubbio, in questo senso, è stato sollevato da alcuni osservatori: Prigozhin, infatti, non aveva mai criticato direttamente Putin e, dopo il tentato golpe, aveva beneficiato di un salvacondotto grazie al leader del Cremlino. Non solo, si è potuto muovere liberamente fra Mosca, San Pietroburgo, la Bielorussia e, ancora, l'Africa. Dove avrebbe girato l'ultimo video, nel quale annunciava una nuova campagna di reclutamento.
E se non fosse morto?
L'ultima teoria, infine, parte da un presupposto: e se Yevgeny Prigozhin, in realtà, non fosse morto? E se questo incidente fosse una messa in scena? Creata, magari, dallo stesso leader del Gruppo Wagner per uscire di scena ed evitare, quindi, di essere braccato da Putin o Shoigu. Una teoria che, per quanto strampalata, ha alcune fondamenta solide. Da una parte, l'uso frequente di sosia e travestimenti da parte di Prigozhin e, dall'altra, il mistero del secondo aereo riconducibile a lui atterrato senza problemi a Mosca, ieri.
Così Keir Giles, consulente senior del programma Russia ed Eurasia presso la Chatham House: «È stato annunciato che a bordo era presente un passeggero di nome Yevgeniy Prigozhin. Ma è altresì noto che diverse persone hanno cambiato il loro nome in Yevgeniy Prigozhin, come parte dei suoi sforzi per offuscare i suoi viaggi. Quindi, finché non sapremo con certezza che si tratta del Prigozhin giusto, non sorprendiamoci se a breve apparirà in un nuovo video dall'Africa».
Certezza che, riferisce Fontanka, potrebbe arrivare dal test del DNA. Il sito di notizie russo, oggi, ha riferito che il corpo di Prigozhin sarebbe stato identificato con «prove circostanziali», fra cui la mancanza di una falange di un dito della mano. Servirà appunto la prova del DNA per avere conferma che, su quell'aereo, c'era proprio il leader del Gruppo Wagner.