Che cosa sappiamo dell'attacco nella regione di Kursk
Cinque civili, tra cui due membri dell'equipaggio di un'ambulanza, uccisi e quasi trenta feriti. È questo, stando a quanto rivelato dal governatore Alexei Smirnov, il bilancio degli scontri con le truppe ucraine avvenuto nella regione russa di Kursk. Droni e attacchi missilistici, scrivono i media russi, hanno colpito la zona nella giornata di ieri, seminando morte e caos.
Un attacco, o per meglio dire un'incursione a sorpresa, che Mosca non ha digerito. Tutt'altro. «È stato l'ennesimo atto terroristico contro i civili», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova a Sputnik Radio. «Anche questa volta, sono stati ovviamente presi di mira residenti pacifici e civili».
Non solo. L'attacco sulla regione di Kursk è stato preso molto seriamente anche dal presidente Putin. Che, a sua volta, ha dichiarato che «Mosca fornirà il massimo sostegno in tutti i settori» alla zona colpita, dove da ieri sono in corso combattimenti tra le forze russe e quelle ucraine che hanno varcato il confine. E non è tutto. Putin ha descritto l'attacco ucraino definendolo «una provocazione su larga scala», sottolineando che le forze di Kiev hanno fatto ricorso a «bombardamenti indiscriminati, anche con missili, su strutture civili». Motivo per cui, Putin ha dichiarato di avere in programma un incontro con i massimi funzionari della sicurezza nel corso della giornata.
La tensione nella regione di Kursk, insomma, è alle stelle. Per migliaia di residenti – riferisce l'agenzia Ria Novosti – si è reso necessario il trasferimento verso altre regioni russe. Maria Zakharova, dal canto suo, ha attaccato anche il presidente ucraino Zelensky. Suggerendo abbia «mandato i cittadini ucraini nel tritacarne di Kursk per prolungare silenziosamente la mortale mobilitazione ucraina per altre mesi», e alludendo al fatto che oggi abbia firmato il relativo decreto. Ossia, le leggi che prolungano di altri tre mesi la legge marziale e la mobilitazione generale militare in Ucraina, fino al 9 novembre.
Il capo di Stato maggiore russo, Valery Gerasimov, ha sostenuto che quasi mille soldati ucraini abbiano preso parte all'offensiva ucraina nella regione russa di Kursk e che l'attacco sia stato fermato dalle truppe di Mosca. Lo riportano le agenzie Interfax e Ria Novosti. I dati forniti dal generale russo non sono confermabili in maniera indipendente. Di più, secondo il canale Telegram russo Rybar, vicino alle forze armate, gli ucraini avrebbero preso il controllo di tre piccoli insediamenti: Nikolaevo-Darino, Darino e Sverdiklovo. Ma le forze di Mosca si troverebbero in difficoltà anche in altre zone della regione.
Al momento, i funzionari ucraini non si sono sbilanciati sull'operazione. Per citare l'analisi del Guardian, potrebbero essere «preoccupati di non apparire trionfanti o di dare troppe informazioni sulle intenzioni di Kiev». Ciononostante, leggiamo ancora sul quotidiano britannico, è molto probabile che l'attacco sia stato un tentativo da parte dell'Ucraina – le cui difese sono tese sul fronte orientale del Donbass – di dirottare alcune forze russe per difendere una parte del fronte che è stata in gran parte inattiva dall'inizio del conflitto, nel 2022.
I critici ucraini, invece, sostengono che tali attacchi non abbiano uno scopo militare a lungo termine. Rispetto al passato, però, nonostante le informazioni siano scarse, l'operazione nella regione di Kursk sembra essere stata condotta dall'esercito ucraino, piuttosto che da gruppi di opposizione russi, come avvenuto in passato.
I combattimenti, nello specifico, si stanno svolgendo nella città di Sudzha e nei suoi dintorni, a pochi chilometri dal confine. In questa zona, passa anche il principale gasdotto operativo verso l'Europa. Secondo altre speculazioni riportate dai media internazionali, c'è chi sostiene che il vero obiettivo delle forze ucraine possa essere la centrale nucleare di Kursk. Tuttavia, l'impianto si trova a più di 55 chilometri dal confine, il che rende l'ipotesi piuttosto inverosimile.