Che cosa sono i droni marini (o navali)?
Droni. Ancora e sempre loro. Anche se, a differenza di quanto avviene oramai su base regolare nelle città ucraine o, ultimamente, in territorio russo, la minaccia questa volta non è arrivata dal cielo. No, è arrivata via mare.
Gli attacchi nelle città e nei porti del Mar Nero, d’altronde, si sono intensificati (e non poco) dopo che Mosca ha deciso di ritirarsi dall’accordo sul grano. Accordo che, quantomeno, consentiva alle navi cargo di attraversare in sicurezza il Mar Nero e di esportare grano e altri cereali ucraini. Nonostante la guerra, già. L’esercito russo, per dire, nelle ultime settimane ha bombardato in particolare Odessa.
Ora, per contro, nelle cronache di guerra si è riaffacciata una novità, se così vogliamo definirla. I droni marini. O navali. Nella notte fra giovedì e venerdì, il porto russo di Novorossiysk ha subìto un attacco perpetrato con questi mezzi. Di più, a detta di Kiev una nave di Mosca sarebbe stata colpita e messa fuori uso. Secondo le ricostruzioni della BBC, dall’inizio della guerra l’Ucraina avrebbe già usato i droni navali una decina di volte. Poche ore più tardi, è toccato a una petroliera russa, la SIG, subire un attacco nei pressi del ponte di Crimea.
D’accordo, ma che cosa sono esattamente questi droni marini o navali che dir si voglia? Soprattutto, come e perché vengono adoperati? I doni marini, generalmente, vengono indicati con la sigla USV, che sta per uncrewed surface vessels: tradotto più o meno alla lettera, significa imbarcazioni di superficie senza conducente. Sono lunghi fra i tre e i dodici metri e possono raggiungere il peso di una tonnellata. Quello che, secondo i servizi di sicurezza segreti ucraini (SBU), ha colpito la nave russa Olenegorsky Gornyak trasportava 450 chilogrammi di esplosivo. Alcuni droni hanno un’autonomia di 800 chilometri. L’esercito ucraino di recente ha sviluppato un prototipo che, addirittura, può viaggiare per 2.000 chilometri.
Le funzioni di questi droni sono diverse. Dallo sminamento dei mari alla sorveglianza, passando per missioni kamikaze come, apparentemente, quest’ultima. Sono dotati di telecamera, anche, per consentire un controllo da remoto molto preciso. Guida da remoto che, leggiamo, subentra nei pressi dell’obiettivo mentre prima a gestire la navigazione sono dei sistemi pre-programmati. Fra le caratteristiche principali citiamo anche il fatto di essere silenziosi. Di qui la difficoltà, per i radar, di individuarli.
A dare una spinta all’utilizzo di questi oggetti è anche il costo, relativamente modesto per gli standard militari: circa 250 mila dollari a drone.
L’Ucraina, di suo, ha sviluppato una forte industria per la progettazione e la costruzione di droni marini a partire dal 2014. Una scelta obbligata, da un lato perché la Russia quell’anno aveva occupato e illegalmente la Crimea e, dall’altro, poiché i droni consentono a Kiev di compensare una Marina militare non proprio di primissimo piano.
Grazie all’utilizzo dei droni marini, l’Ucraina ha contrastato il dominio russo nel Mare di Azov e nel Mar Nero. Costringendo, infine, Mosca a rafforzare le difese dei propri porti. In particolare dopo l’attacco a quello di Sebastopoli, nel 2022, quando vennero usati sia droni aerei sia droni marini.