Che cosa sta succedendo al campo profughi di Tal al-Sultan?
Che cosa sta succedendo a Tal al-Sultan? Localizzato a nord della città di Rafah, il campo per sfollati di questo quartiere, nelle ultime ore, è finito sotto i riflettori a causa degli attacchi che hanno colpito l'area. Nello specifico, ieri mattina, Medici Senza Frontiere ha riferito di un attacco aereo che, nella notte, ha colpito la zona – dove sono presenti numerose tende per sfollati – provocando la morte di almeno 45 persone e il ferimento di altre 180. Un raid che ha fatto discutere, sollevando – una volta di più – le perplessità sulla sicurezza nella Striscia. Il centro nel quartiere di Tal al-Sultan, infatti, è stato aperto il 15 maggio con lo scopo di accogliere pazienti vittime di traumi. Ma le cose non stanno andando come previsto. «Siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza», ha commentato ieri, a tal proposito, Gaia Giletta, un'infermiera italiana a Rafah. Secondo fonti locali, nell'attacco, avrebbero perso la vita soprattutto donne e bambini, che sarebbero «bruciati vivi»
A distanza di poche ore, la situazione si è però ripetuta. Questa mattina, i media palestinesi, citati da Al-Arabiya, hanno riportato di ulteriori attacchi nel campo profughi di Tal al-Sultan, che hanno causato la morte di sette persone. I bombardamenti delle ultime ore avrebbero preso di mira anche l'ospedale indonesiano, provocando danni al piano superiore. Al momento, dunque, nella struttura si trovano intrappolati il personale medico e i pazienti, ma anche alcune famiglie che si erano rifugiate all'interno della clinica.
Tuttavia, nonostante i ripetuti attacchi nell'area, l'esercito israeliano ha preso le distanze da quanto accaduto. Specificando, a più riprese, che il raid su Tal al-Sultan sarebbe stato compiuto con l'obiettivo di colpire «i terroristi di Hamas», e non la popolazione che ha trovato rifugio nel centro per sfollati. «Contrariamente alle bugie e alla disinformazione di Hamas, l'attacco non ha avuto luogo nell'area umanitaria di Al-Mawasi», ha scritto l'IDF su X, allegando una mappa del luogo del raid. Come si vede nell'immagine, l'esercito identifica il luogo dell'attaco in una zona più a sud di Al-Mawasi, a nord-ovest di Khan Yunis, fuori dai confini dell'area umanitaria.
Effettivamente, il giorno dopo l'attacco, l'esercito israeliano, in una nota ha fatto sapere di aver «eliminato il terrorista Yassin Rabia, comandandate di Hamas in Giudea e Samaria (i nomi con cui Israele si riferisce alla Cisgiordania, ndr), e Khaled Nagar, un alto funzionario di Hamas». Specificando, anche in questo caso, che il raid aveva avuto luogo nel nord-ovest di Rafah, «sulla base di precise informazioni di intelligence».
Nel pomeriggio, il premier israeliano Netanyahu si era espresso sul raid in questione, giudicandolo «un tragico incidente di cui rammaricarsi». Dal canto suo, Hamas ha dichiarato di non aver intenzione di partecipare ai negoziati, proprio a causa dell'attacco avvenuto domenica su Tal al-Sultan.
Ma allora, che cosa è successo alla tendopoli di Tal al-Sultan? Secondo le prime indagini condotte sull'incidente, è emerso che il raid sui comandanti di Hamas ha dato origine a un incendio. Incendio che, secondo il portavoce del governo israeliano Avi Hyman, «potrebbe aver ucciso i civili palestinesi». Di più, secondo Hyman, l'esercito israeliano avrebbe «intrapreso passi per minimizzare il rischio di colpire civili non coinvolti nell'attacco, inclusa la sorveglianza aerea e l'uso di armi speciali da parte dell'aviazione». Ma come dimostra il numero di vittime degli attacchi avvenuti tra domenica e questa mattina, l'obiettivo di sicurezza non è stato raggiunto.
Cresce la tensione
La tensione nell'area di Tal al-Sultan, tuttavia, sta peggiorando ora dopo ora. Stando a quanto emerge da rapporti palestinesi provenienti da Rafah, l'esercito isrealiano, nelle scorse ore, si è posizionato con truppe e tank nella zona per la prima volta. Nel frattempo, l'amministrazione Biden è stata informata da Israele sulla possibilità che, all'origine dell'incendio, che potrebbe aver causato la morte dei civili non coinvolti nell'attacco, ci sarebbe stata «una scheggia». Scheggia che, come detto, avrebbe dato origine a un incendio a un serbatoio di benzina a 100 metri di distanza dalla tenda di sfollati, coinvolgendola indirettamente nel raid.
A tal proposito, dunque, gli Stati Uniti hanno dichiarato di star valutando in maniera approfondita quanto accaduto, e di essere in attesa delle indagini israeliane.