Tensioni

Che cosa sta succedendo (di nuovo) nel Nagorno Karabakh?

L'Azerbaigian dice di aver avviato un'operazione di «antiterrorismo» nel territorio separatista controllato dagli armeni – Le ragioni storiche, il ruolo di Russia e Turchia, la reazione dell'Unione Europea: ecco che cosa sappiamo finora
Red. Online
19.09.2023 14:15

L'Azerbaigian ha lanciato un'operazione militare nel Nagorno Karabakh, regione separatista abitata da persone di etnia armena e, di fatto, sotto il controllo di Erevan sebbene la comunità internazionale riconosca quel territorio come azero. Baku, tramite il suo Ministero della Difesa, ha subito definito l'operazione un'azione di «antiterrorismo» contro i ripetuti attacchi delle forze armene. In particolare, i separatisti armeni dell'Artsakh, come viene chiamato il Nagorno, non avrebbero rispettato la tregua in questi giorni. Ferendo due militari azeri. L'Armenia, dal canto suo, ha negato ogni addebito e ribadito di non avere forze regolari nella regione.

Secondo i primi resoconti e le prime testimonianze, l'esercito azero ha bombardato Stepanakert, la capitale del Nagorno, e altre posizioni armene. Il rischio, concreto, è che la guerra a intermittenza fra Azerbaigian e Armenia possa riaprirsi dopo la parentesi del 2020, che aveva visto la vittoria di Baku con la riconquista di molto territorio sotto il controllo armeno. Allora, gli scontri durarono un mese e mezzo, con la morte di centinaia di persone. Di riflesso, il rischio nel rischio è che il conflitto possa coinvolgere le potenze regionali, fra cui la Turchia e l'Iran, ma anche la stessa Russia che, secondo l'accordo firmato nel 2020 dai due Paesi, avrebbe dovuto garantire la pace attraverso l'invio di migliaia di soldati.

Baku, al riguardo, ha subito affermato di aver avvisato sia la Russia sia la Turchia delle proprie intenzioni. Mosca, tramite la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, si è detta preoccupata della repentina escalation invitando le parti a rispettare il cessate il fuoco. Ovviamente, il Cremlino ha cavalcato l'episodio. Accusando, nello specifico, l'Armenia di avere creato «un terreno fertile per la politica ostile dell'Occidente contro la Russia». E questo dopo che Erevan ha condotto esercitazioni militari con gli Stati Uniti. «Le azioni militari dell'Azerbaigian devono essere immediatamente interrotte per consentire un dialogo autentico tra Baku e gli armeni del Karabakh» ha scritto su X, per contro, il presidente del Consiglio dell'Unione Europea Charles Michel.

 Sergei Ghazaryan, ministro degli Esteri dell'autoproclamata Repubblica del Nagorno Karabakh, dal canto suo ha sottolineato all'ANSA come l'Azerbaigian si stia muovendo «per l'eliminazione fisica della popolazione civile e la distruzione degli obiettivi civili». E ancora: «Abbiamo ripetutamente informato gli attori internazionali che le sole chiamate non fermeranno l'Azerbaigian dai suoi atti belligeranti e criminali. Chiediamo alla comunità internazionale di adottare misure efficaci molto rapidamente per fermare l'aggressione». Baku, per contro, ha assicurato che sta aprendo corridoi per evacuare i civili.

La situazione, dunque, si è improvvisamente riaccesa. Anche se, appunto, da tempo le tensioni erano a livelli altissimi. Per mesi, infatti, il governo azero – che controlla la regione circostante – ha applicato un blocco di comunicazioni e trasporti. Isolando il Nagorno. Che, suo malgrado, si è ritrovato con un'importante scarsità di cibo e generi di primissima necessità.

Per Nagorno Karabakh, concludendo, si intende un territorio di 11 mila chilometri quadrati circa all'interno dell'Azerbaigian. Formato, però, da popolazione a maggioranza armena e cristiana, mentre gli azeri sono prevalentemente musulmani sciiti. Nel 1988, quando sia Azerbaigian sia Armenia erano repubbliche dell'Unione Sovietica, il Nagorno dichiarò la sua indipendenza. Sostenuto fra l'altro proprio dall'Armenia. Gli anni seguenti furono caratterizzati da scontri, anche violenti, che – complice la dissoluzione dell'URSS – portarono alla prima guerra fra Armenia e Azerbaigian, iniziata nel 1992 e conclusasi nel 1994 dopo 30 mila morti. Una guerra, quella, vinta dagli armeni. Che occuparono una buona fetta di Nagorno instaurando un governo sulla carta indipendente ma dipendente, se non controllato, da Erevan. 

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