Che cosa succederà ora a Roman Abramovich?
La decisione, infine, è caduta. Anche Roman Abramovich, l’oligarca degli oligarchi, si è visto congelare i suoi averi dall’oggi al domani. Complice l’invasione russa dell’Ucraina e, di riflesso, complici le sanzioni imposte dall’Occidente. Il Chelsea, la sua (quasi ex) creatura pensando al calcio, potrà continuare a giocare grazie a condizioni speciali imposte dal Governo britannico.
Abramovich, 55 anni, è in buona compagnia. L’amministrazione Johnson, infatti, ha punito anche altri sei russi piuttosto benestanti (eufemismo) a causa dei legami con il Cremlino. Curiosamente, la sanzione è caduta il giorno del compleanno numero centodiciassette per il Chelsea.
E adesso? Che succederà al ricco patron? E, ancora, che ne sarà del club londinese?
Perché Abramovich comprò il Chelsea?
Quasi vent’anni fa, era il 2003, Abramovich sconvolse il calcio – e non solo – con
l’acquisto più costoso di sempre di un club inglese. Al riguardo, in una delle
sue rare interviste, disse: «Volevo far parte di questo incredibile gioco in un
modo o nell’altro».
Prima che l’UEFA introducesse il concetto, fallace peraltro, di Fair Play finanziario Abramovich spese vagonate e vagonate di soldi. Consentendo, innanzitutto, al Chelsea di vincere il suo primo titolo nazionale dopo cinquant’anni di nulla. Era il 2005.
Abramovich, soprattutto, aprì un’era. A metà fra il glamour e il pacchiano. Lontana, comunque, dagli standard anglosassoni. Un’era di mega-ricchi. Di proprietari, per farla breve, che hanno sfruttato il pallone per entrare nei salotti buoni dell’economia occidentale. E altresì della politica. Gli investimenti di Abu Dhabi nel Manchester City, o il fondo sovrano dell’Arabia Saudita che ha messo le mani, recentemente, sul Newcastle.
Con Abramovich, banalmente, il Chelsea è diventato una potenza assoluta. In Inghilterra e all’estero, con cinque Premier League inanellate e due Champions, l’ultima lo scorso anno. Il successo al Mondiale per club, lo scorso mese, per certi versi ha chiuso un cerchio. Fatto di vittorie, appunto, ma anche di eccessi e acquisti onerosi, anzi onerosissimi.
Per sostenere una macchina simile, infatti, Abramovich ha immesso nelle casse del club qualcosa come due miliardi di dollari sotto forma di prestito. Soldi che, quando l’oligarca ha deciso di vendere la società la settimana scorsa, ha spiegato di non rivolere.
Quali sono le accuse nei suoi confronti?
Abramovich, che in ogni caso non diventerà povero all’improvviso né finirà in
mezzo a una strada, dallo scoppio del conflitto ha cercato in tutte le maniere
di distanziarsi dall’amico Vladimir Putin. Pare si fosse pure offerto per
trovare una soluzione all’invasione russa in occasione del primo giro di
colloqui. Il governo britannico, tuttavia, ha usato il pugno duro. E questo
perché, citiamo, Abramovich ha ottenuto benefici finanziari da Putin e dal
governo russo nel corso degli anni. Fra cui agevolazioni fiscali, vendita di
azioni a tassi favorevoli e contratti legati al Mondiale del 2018 in Russia.
Non finisce qui, perché Abramovich secondo il governo britannico «è o è stato coinvolto nella destabilizzazione dell’Ucraina» attraverso Evraz, una compagnia che effettivamente controlla e che potrebbe aver rifornito l’esercito russo.
Allargando il campo, Abramovich cominciò ad accumulare ricchezze dopo il collasso dell’Unione Sovietica nel 1991 grazie al petrolio e all’alluminio. Nel 2005, il gigante statale Gazprom sborsò 13 miliardi di dollari per Sibneft, una compagnia petrolifera controllata (indovinate un po’?) da Roman. Il Cremlino, grazie a quella mossa, di fatto mise le mani sull’intero settore energetico.
Il Chelsea se la caverà?
Le sanzioni hanno
colpito Abramovich ma, dicevamo, permettono al Chelsea di scendere ancora in
campo. Di vincere partite e fare innamorare tifosi, volendo fare i romantici.
Al club è stata garantita una licenza speciale per continuare a operare. Certo,
le restrizioni sono tante e sono pure pesanti.
Ad esempio, solo e soltanto i tifosi in possesso di un abbonamento o di biglietti per le prossime partite potranno accedere a Stamford Bridge. Chiuso lo shop dello stadio, mentre lo staff dell’albergo adiacente ha ricevuto ordini precisi: non saranno più accettate nuove riservazioni né sarà possibile vendere cibo e bevande.
La società, di nuovo, potrà spendere solo 500 mila sterline per organizzare una singola partita, inclusi i costi per la sicurezza e il catering. Per le trasferte, invece, la squadra non potrà spendere più di 20 mila sterline. La prossima settimana, per dire, ci sarà la trasferta di Champions a Lilla, in Francia.
Chiuso, al momento, il mercato in entrata. E il destino dei giocatori in scadenza, da Azpilicueta a Rüdiger passando per Christensen è tutto da scoprire: le sanzioni permetteranno o no di siglare nuovi accordi?
E la vendita del club?
L’opinione pubblica, da tempo, chiedeva la testa di Abramovich e di molti altri
oligarchi. Il patron del Chelsea, oltre a cercare di smarcarsi da Putin, come
gesto di buona volontà aveva deciso di mettere in vendita il Chelsea. E di
destinare il profitto della vendita alle vittime della guerra in Ucraina.
Il Governo, nel frattempo, ha però punito l’oligarca e, soprattutto, bloccato la vendita del Chelsea. O, meglio, è aperto a considerare una domanda per una nuova licenza affinché la vendita possa effettivamente avere luogo. Detto ciò, i proventi «non potrebbero in nessun caso andare all’individuo sanzionato mentre è soggetto a sanzioni» ha fatto sapere l’amministrazione Johnson.