Che cos'è Hezbollah
Il nome di Hezbollah, da sabato, è tornato di strettissima attualità. E questo perché, come Hamas, il movimento islamico sciita formatosi all'inizio degli anni Ottanta – divenuto in seguito anche un partito – è legato a doppio filo all'Iran e, di riflesso, rappresenta una minaccia costante per Israele. Tant'è che il numero due del cosiddetto Partito di Dio, Naim Qassem, secondo quanto riferisce il quotidiano libanese l’Orient le Jour ha garantito pieno appoggio alla milizia palestinese: «Parteciperemo a questa operazione secondo i nostri piani e la nostra visione». Di più, Qassem ha lodato l'attacco terroristico di Hamas. Definendolo «un successo a tutti i livelli» e «una pietra miliare storica unica». Una pietra che, fine della citazione, «costituirà un punto di riferimento per tutti i combattenti della resistenza che ci avvicinerà alla liberazione della Palestina».
Ma di chi stiamo parlando, esattamente? Hezbollah, dicevamo, è nato agli inizi degli anni Ottanta, in Libano, nell'ambito della guerra civile che opponeva fazioni cristiano-maronite e musulmane. Era, di fatto, la voce e il braccio armato delle istanze politiche antioccidentali della comunità sciita. Presto, grazie proprio al sostegno dell'Iran e a relazioni forti, se non fortissime con il regime siriano, Hezbollah si è imposto come protagonista (quasi) assoluto della scena regionale. Grazie alla forza, sì. Ma anche sfruttando alcune entrature governative a Beirut. Arrivando, infine, a controllare aree molto ampie del Paese.
Detto del fronte interno, Hezbollah – presto – ha guardato anche oltre i confini del Libano. Rendendosi protagonista dell'escalation di violenze contro Israele. Nel 1985, in particolare, il movimento ha annunciato, tramite un manifesto, la sua ideologia. Da una parte la fedeltà al leader supremo dell'Iran. Dall'altra, va da sé, l'annientamento dello Stato Ebraico. Parallelamente, il Partito di Dio ha continuato a radicalizzare la società attraverso la politica. In particolare a sud, al confine con Israele. Arrivando a ottenere, nel 2005, qualcosa come 14 seggi in Parlamento.
Detto ciò, è sul campo e nelle operazioni paramilitari che il movimento ha mostrato tutta la sua forza. Bruta, violenta anche. Complice un apparato missilistico di tutto rispetto, favorito appunto dai legami – ideologici, ma anche economici – con Teheran. Nel 2008, ancora, Hezbollah ha reagito usando armi e, di nuovo, violenza. Il motivo? La decisione dell'allora premier libanese Fouad Siniora di smantellare le linee di comunicazione dell'organizzazione. Una decisione che ha rischiato di spingere il Libano verso un'altra guerra civile. Evitata soltanto grazie alla mediazione della Lega Araba, con la formazione di un governo di unità nazionale e la concessione, a Hebzollah, del potere di veto. Politicamente, in ogni caso, il movimento è entrato a far parte dei governi costituiti nel 2009, nel 2011 e ancora nel 2014. A conferma della sua morsa, dicevamo, sulla società.
Inserito dal 1997 nella lista statunitense delle organizzazioni terroristiche straniere e ritenuto tale in Israele, per l'Unione Europea solo la sua ala militare, dal 2013, è considerata un'organizzazione terroristica. Risale invece al 2016 la medesima designazione da parte della Lega Araba. Una decisione, quest'ultima, dettata dal peggioramento (eufemismo) delle relazioni fra Arabia Saudita e Iran. Relazioni precipitate, leggiamo, a causa degli opposti schieramenti sui fronti di guerra in Siria e nello Yemen.
Hezbollah, a capo di fatto di uno Stato parallelo in Libano, ha avuto un'ultima, grande ondata a livello politico nel 2018 salvo poi perdere consensi nel maggio dello scorso anno, con la coalizione sostenuta dal movimento sciita che ha perso la maggioranza in Parlamento (60 seggi contro i 71 del 2018). Sempre nel 2018, concludendo, la scoperta di infrastrutture sotterranee che portavano al territorio controllato da Israele ha provocato nuovi e reciproci scontri, con tanto di lanci di razzi e raid aerei.
Ora, venendo al presente, Hezbollah ha chiarito una volta di più la sua posizione a fianco di Hamas. Già dopo l'attacco dei miliziani palestinesi di sabato scorso, d'altronde, dal Libano erano partiti razzi diretti alle basi militari israeliane nel Nord del Paese.