Che cos'è la Corte penale internazionale?

Ma che cos'è, di preciso, la Corte penale internazionale nota altresì con l'acronimo CPI? La domanda, in queste ore, sta circolando con forza. E il motivo è presto detto: il procuratore capo della CPI, Karim Khan, ha chiesto alla Camera preliminare di emettere mandati di arresto per alcuni leader di Israele e Hamas – un nome su tutti, quello del primo ministro dello Stato Ebraico Benjamin Netanyahu – con l'accusa di crimini di guerra e, ancora, crimini contro l'umanità. Al centro della richiesta, leggiamo, i massacri del 7 ottobre scorso e la conseguente, violenta risposta israeliana.
CPI e CIG, che cosa cambia?
Fatte le dovute premesse, torniamo alla domanda: che cos'è la Corte penale internazionale? Banalmente, è un tribunale per crimini internazionali in funzione dal 2002 che ha sede all'Aia, nei Paesi Bassi. È competente per crimini che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, come il genocidio, i crimini contro l'umanità, i crimini di guerra (i cosiddetti crimina iuris gentium) e – recentemente – anche il crimine di aggressione. La Corte è complementare ai singoli Stati. Tradotto: può intervenire se e soltanto se gli Stati non possono (o non vogliono) agire per punire crimini internazionali.
La Corte penale internazionale, altro aspetto importante, non è un organo dell'ONU e non va confusa con la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite, anch'essa con sede all'Aia. Vanta però alcuni legami con le Nazioni Unite: il Consiglio di sicurezza, ad esempio, ha il potere di deferire alla Corte situazioni che altrimenti non sarebbero sotto la sua giurisdizione. La Corte internazionale di giustizia, giova ricordarlo, sta attualmente esaminando un'accusa mossa dal Sudafrica a Israele, reo agli occhi del Paese africano di aver commesso un genocidio dopo i citati attacchi di Hamas del 7 ottobre.
Che cosa potrebbe cambiare per Netanyahu?
Dicevamo della competenza della CPI. E la sua giurisdizione? Situata all'Aia, nei Paesi Bassi, e fondata su un trattato denominato Statuto di Roma, presentato per la prima volta alle Nazioni Unite, la Corte penale internazionale opera in maniera del tutto indipendente. Sono parte del trattato la maggior parte delle nazioni, 124 nella fattispecie. Alcune eccezioni, per contro, sono altisonanti: Israele, Russia e Stati Uniti.
Nel caso specifico, se la corte dovesse accogliere la richiesta formulata dal procuratore Karim Khan e, di riflesso, emettere dei mandati d'arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant nonché i leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri (più comunemente noto come Deif) e Ismail Haniyeh, beh, qualsiasi Paese membro avrebbe l'obbligo di arrestare ed estradare queste persone qualora si trovassero entro i confini del Paese stesso. Caso pratico: se davvero venisse spiccato un mandato nei confronti di Netanyahu, quest'ultimo non potrebbe mettere piede nelle 124 nazioni parte del trattato. Secondo le regole del tribunale, infatti, tutti i firmatari dello Statuto di Roma hanno l'obbligo di cooperare pienamente con le sue decisioni. Tradotto bis: sarebbe (quantomeno) estremamente difficile per Netanyahu e Gallant viaggiare a livello internazionale, anche in molti Paesi che sono tra i più stretti alleati di Israele come la Germania e il Regno Unito.
D'accordo, ma come funziona la CPI?
Dal punto di vista organizzativo, come spiega l'Enciclopedia Treccani, la Corte ha una struttura oltremodo complessa. Sono infatti suoi organi: la presidenza; la sezione d'appello, composta del presidente e di 4 altri giudici; le sezioni di prima istanza e preliminari, ciascuna composta di 6 giudici; l'ufficio del procuratore; il cancelliere. Lo Statuto ha inoltre costituito l'Assemblea degli Stati parti, organo con funzioni prevalentemente amministrative, cui è altresì affidato il compito di eleggere i 18 giudici della Corte, assicurando un'equa rappresentanza dei principali sistemi giuridici, delle diverse aree geografiche e dei due sessi. I giudici restano in carica per il periodo di 9 anni e non sono rieleggibili.
Come detto, sul piano operativo la Corte penale internazionale ha bisogno della cooperazione degli Stati, delle Nazioni Unite e di altri soggetti per potere adempiere effettivamente le sue funzioni. La CPI, infatti, non dispone di mezzi propri per procedere all'arresto delle persone accusate, alla raccolta delle prove e delle testimonianze e, in generale, per compiere le attività richieste dallo svolgimento del processo. Lo Statuto pone, quindi, agli Stati contraenti l'obbligo di prestare alla CPI, su richiesta, la cooperazione e l'assistenza giudiziale necessarie, in conformità con le rispettive leggi nazionali.