Che cos'è l'IRGC, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica
La sigla è IRGC. Le definizioni per esteso, italianizzate, sono due: Corpo delle guardie della rivoluzione islamica o Guardiani della rivoluzione. C'è chi, anche alle nostre latitudini, preferisce affidarsi alla lingua farsi e parlare di Pasdaran. Istituito in Iran dopo la rivoluzione islamica del 1979, è l'organo militare (tecnicamente paramilitare) responsabile dell'assalto alla nave MSC Aries nello Stretto di Hormuz secondo quanto comunicato dalle agenzie iraniane. Ma di chi stiamo parlando, con esattezza? Proviamo a fare chiarezza.
Chi è e che cosa fa l'IRGC?
Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica è il custode ideologico della rivoluzione khomeinista che, fra il 1978 e il 1979, trasformò la monarchia del Paese in una Repubblica islamica sciita, la cui costituzione si ispira alla legge coranica (nota come shari'a). Il Corpo è incaricato di difendere la Repubblica dalle minacce interne ed esterne. Negli anni, ha acquisito un ruolo di spessore e primissimo piano. Diventando, di fatto, il braccio (armato) della politica estera iraniana e, parallelamente, esercitando un forte controllo su vari settori dell'economia. Spetta, fra le altre cose, proprio ai Pasdaran intrattenere e legami con gruppi militanti come Hezbollah in Libano e Hamas nei territori palestinesi. Il Corpo, spiega fra gli altri il think tank Council on Foreign Relations, risponde direttamente alla Guida Suprema, ovvero la massima carica religiosa e amministrativa prevista dalla Costituzione.
Gli Stati Uniti nel 2019 hanno designato l'IRGC come un'organizzazione terroristica. In precedenza, avevano già etichettato l'Iran come uno sponsor del terrorismo. L'Unione Europea sta valutando se accodarsi all'America e designare, altresì, il Corpo come un'organizzazione terroristica. In questi ultimi mesi i Pasdaran sono tristemente saliti alla ribalta per la repressione, durissima, alle proteste di piazza scatenatesi dopo la morte di Mahsa Amini. Dallo scorso 7 ottobre, seppure indirettamente, il Corpo si trova invischiato nella guerra fra Hamas e Israele, scatenatasi in seguito ai massacri compiuti dai militanti palestinesi nei kibbutz israeliani.
Perché è stato fondato il Corpo
Il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica è stato fondato sulla scia della caduta dello scià Mohammad Reza Pahlavi, durante le lotte intestine fra sinistra, nazionalisti e islamisti sul futuro della Repubblica. Mentre il primo ministro ad interim si era garantito il controllo del governo e dell'esercito, molti discepoli della Guida Suprema fondatrice dell'Iran, l'ayatollah Ruhollah Khomeini, cercarono di applicare dei contrappesi per accrescere la loro influenza. Fra questi contrappesi c'era, appunto, l'IRGC, cui sin da subito è stato consentito di operare oltre i limiti della legge e del sistema giudiziario. Rispondendo direttamente alla Guida Suprema, d'altro canto, la sua struttura di comando per definizione scavalca perfino il presidente eletto.
Il Corpo, concretamente, è stato creato come un «esercito del popolo» al fine di proteggere il nuovo regime da un colpo di Stato. Come quello del 1953 che spodestò il governo democraticamente eletto di Mohammed Mossadeq e riportò al potere lo scià.
Dalla guerra con l'Iraq ai giorni nostri
La lunga, lunghissima guerra fra Iran e Iraq, dal 1980 al 1988, ha lentamente trasformato l'IRGC in una forza convenzionale. La sua struttura di comando, scrive sempre il Council on Foreign Relations, è paragonabile a quella degli eserciti occidentali. Non solo, il Corpo adesso è molto istituzionalizzato pur rimanendo una forza parallela rispetto all'esercito regolare iraniano. Può vantare circa 190 mila uomini sotto il suo comando: la metà delle sue forze è costituita da soldati di leva.
Di quanti uomini parliamo?
L'IRGC, oltre a contare 190 mila uomini, è organizzato in branche. Le forze di terra sono quelle che impiegano più uomini, fra i 100 e i 150 mila. Seguono quelle navali (20 mila) il cui compito è pattugliare i confini marittimi dell'Iran, compreso lo Stretto di Hormuz evidentemente, attraverso cui passa un terzo del greggio mondiale, quelle aeree (15 mila) deputate a gestire i missili balistici del Paese e, infine, quelle informatiche (fra i 5 e i 15 mila uomini a seconda delle stime) che collaborano in attività di spionaggio militare e di propaganda.
Chi è il loro leader?
Dall'aprile del 2019 il comandante in capo del Corpo è Hossein Salami. Nato a Golpayegan nel 1960, si unì all'IRGC agli albori della citata guerra fra Iran e Iraq, quando era uno studente universitario. Prima di assumere il comando dei Pasdaran, aveva scalato le gerarchie fino a diventare vice-comandante. Ha sostituito il maggiore generale Mohammad Ali Jafari.
Secondo le biografie e i report di intelligence, Salami si distingue per l'uso di discorsi violenti e aggressivi nei confronti di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita. È stato descritto più volte come un esperto di «guerra psicologica». Salami aveva guadagnato i titoli dei giornali internazionali dopo il suo discorso ai funerali del suo compagno d'armi Qasem Soleimani, ucciso a Baghdad, in Iraq, nel gennaio del 2020, da un attacco mirato sull'aeroporto internazionale per ordine dell'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Soleimani era a capo della Niru-ye Qods, la Brigata Santa, l'unità dell'IRGC deputata a diffondere l'ideologia khomeinista fuori dai confini iraniani. «Dico l'ultima parola e la dico all'inizio: ci vendicheremo. Ci vendicheremo e la vendetta sarà dura, forte, decisiva e definitiva. Se ne pentiranno».
Alcuni giorni più tardi, Soleimani ritornò sotto i riflettori a causa dell'abbattimento del volo Ukraine International Airlines 752 appena partito da Teheran e diretto a Kiev. A colpire l'aereo, infatti, furono i missili dell'IRGC. Soleimani ammise l'errore davanti al Parlamento iraniano, dichiarando che il Corpo non aveva alcuna intenzione di abbattere il velivolo. "In tutta la mia vita non sono stato così dispiaciuto come adesso. Vorrei essere stato a bordo e bruciare con i passeggeri. Che Dio ci perdoni e, dopo, che ci perdonino il popolo iraniano e le famiglie delle vittime».