Stati Uniti

Che cos'è Stargate? E perché Elon Musk litiga (ancora) con Sam Altman?

I commenti al vetriolo del patron di X riguardo al mega-progetto da 500 miliardi di dollari per l'intelligenza artificiale rappresentano il primo, vero strappo «pubblico» con Donald Trump
Sam Altman, l'ultimo a destra, durante l'annuncio di Donald Trump. © AARON SCHWARTZ / POOL
Marcello Pelizzari
23.01.2025 14:15

L'indiscrezione, nel frattempo diventata realtà, risale al marzo del 2024: il portale specializzato The Information aveva riferito di un progetto infrastrutturale legato all'intelligenza artificiale e, di riflesso, a OpenAI denominato Stargate. Come dire: in realtà, il settore stava lavorando da tempo a questa svolta, lasciando al neopresidente Donald Trump l'onore (e l'onere) di svelarne i dettagli. All'interno di Stargate sono confluiti tre colossi del settore. Giorni fa, i rappresentanti di OpenAI, Oracle e Softbank si sono ritrovati, sorridenti e felici, accanto al tycoon. Sam Altman, Larry Ellison e Masayoshi Son. Le tre aziende e un quarto investitore, il fondo degli Emirati Arabi Uniti, sono pronte a investire qualcosa come 500 miliardi di dollari per, citiamo direttamente OpenAI, la creazione di data center e infrastrutture di calcolo necessarie per «garantire la leadership americana nell’AI». Di nuovo: Stargate «creerà centinaia di migliaia di posti di lavoro americani e genererà enormi benefici economici per il mondo intero. Questo progetto non solo sosterrà la reindustrializzazione degli Stati Uniti, ma fornirà anche una capacità strategica per proteggere la sicurezza nazionale dell’America e dei suoi alleati». Concretamente, la mossa consentirà a Trump o, meglio, agli Stati Uniti di creare 100 mila nuovi posti di lavoro «nell'immediato», o quasi, e di mantenere il cosiddetto vantaggio tecnologico sulla Cina. 

Bene, benissimo anzi. Ma l'annuncio non è piaciuto a tutti. Riformuliamo: l'amico nonché alleato stretto di Trump, Elon Musk, un concorrente diretto di Altman considerando che il patron di X sta investendo parecchio proprio nell'intelligenza artificiale, ha usato parole tutto fuorché compiacenti nei confronti dei diretti interessati e del progetto in sé. Ore dopo l'annuncio, con Trump che ha parlato di «una clamorosa dichiarazione di fiducia nel potenziale dell'America», Musk ha messo in dubbio – via social – la bontà e il valore dell'investimento. «In realtà non hanno i soldi» ha tuonato Musk su X. «SoftBank ha ben meno di 10 miliardi di dollari garantiti. Lo so per certo». Polemica servita, anche perché Altman non si è fatto pregare e, a mo' di risposta, ha detto che Musk si sbaglia. Di qui l'invito a visitare il primo sito di Stargate in costruzione in Texas. L'amministratore delegato di OpenAi si è spinto oltre, da un lato affermando che questo progetto «è ottimo per il Paese» e, dall'altro, spiegando che non necessariamente deve essere ottimale anche per le aziende di Musk. Ahia. Quindi, una speranza: che Musk, nel suo nuovo ruolo al cosiddetto DOGE, il Dipartimento per l'efficienza governativa, metta gli Stati Uniti al primo posto.

Non è la prima volta, evidentemente, che questi due pesi massimi si scontrano. Musk, ricordiamo, è un co-fondatore di OpenAI. E le prime schermaglie risalgono proprio al periodo in cui entrambi sedevano nel Consiglio d'amministrazione della start-up californiana. Schermaglie riguardanti, in particolare, la figura deputata a dirigere l'azienda. Non solo, Musk lo scorso anno aveva citato in giudizio proprio OpenAI, sostenendo che nel frattempo questa azienda aveva tradito i suoi obiettivi – la creazione di un laboratorio di ricerca senza scopo di lucro e a beneficio del bene pubblico – per inseguire la chimera del profitto a ogni costo. Da allora, Musk ha inasprito (e non poco) i toni, arrivando addirittura a chiedere a un tribunale di bloccare i piani di OpenAI, che proprio con Altman sta virando verso un'azienda a scopo di lucro. L'udienza è fissata per febbraio.

L'uomo più ricco del mondo, patron di Tesla, SpaceX e X, l'anno scorso ha avviato una propria azienda di intelligenza artificiale, xAI. Azienda che sta costruendo un suo centro dati a Memphis, nel Tennessee. A detta di Musk, OpenAI è un concorrente sleale dal momento che può godere di una forte, anzi fortissima partnership con Microsoft. Un matrimonio, questo, grazie al quale Altman ha potuto costruire il famoso (e famigerato) ChatGPT, chatbot oramai entrato nel quotidiano di molti. Come andrà a finire l'ennesimo scontro Altman-Musk, ora come ora, non lo sappiamo. Ma, verosimilmente, sarà più interessante monitorare il comportamento di Donald Trump: se è vero che il rapporto fra il presidente e Musk, in questi ultimi mesi, è cresciuto al punto da diventare simbiotico, l'uscita via social di Musk su Stargate rappresenta il primo, vero strappo «alla luce del sole». 

Chi conosce bene, anche molto bene Trump parla di un presidente, a maggior ragione al suo secondo mandato, votato alla concretezza. Al cosiddetto «fare», volendo ricorrere a un linguaggio politico. In questo senso, Musk o non Musk, al tycoon interessano annunci su larga scala capaci di muovere il Paese. Detto in altri termini: l'intelligenza artificiale, agli occhi di Trump, è un'industria. Cui servono infrastrutture fisiche e cui serve energia. Tanta, tantissima energia. Non è un caso, insomma, se nel suo discorso di insediamento il neopresidente ha fatto riferimento a nuove trivellazioni («Drill, baby, drill»). L'esperto Alessandro Aresu, in questo senso, ritiene che Trump in realtà non voglia dipendere da un solo leader tecnologico, nello specifico Musk, ma preferisca farli sbranare fra loro. Girando la questione, e riprendendo la narrativa dei salamelecchi, in questa arena per gladiatori tutti sono in ogni caso disposti a seguire Trump. Nella speranza di trarne beneficio.