Chi è Laura Loomer: l'influencer di estrema destra vicinissima a Trump
In America è tutt'altro che un volto nuovo. Ma nelle scorse ore il suo nome sta facendo il giro del mondo: Laura Loomer. Chi è la donna che martedì, quando Trump è arrivato all'aeroporto di Philadelphia per il suo dibattito con Kamala Harris, si trovava sul jet privato del tycoon, insieme a pochi fedelissimi del 78.enne?
Attivista politica di estrema destra, influencer, complottista: descritta come una sostenitrice di posizioni anti-musulmani e ultranazionaliste, la 31.enne originaria dell'Arizona era con Trump martedì, appunto. E poi ancora un paio di giorni fa, nel ristrettissimo gruppo che ha accompagnato l'ex presidente nella sua visita di New York a commemorazione dell'11 settembre. A interessare i media internazionali non sono gossip sul rapporto fra i due, ma la natura delle posizioni di Loomer. Il fatto che l'influencer sia stata scelta come accompagnatrice proprio nell'anniversario della tragedia delle Torri Gemelle la dice lunga. L'anno scorso, Loomer aveva postato sui propri canali social un video in cui sosteneva che l'attacco al World Trade Center fosse un inside job, una teoria del complotto più volte bollata dallo stesso governo statunitense come «prodotto dell'antiamericanismo».
Amici nel complottismo
La vicinanza e l'influenza di Loomer su Trump, secondo i media americani, sarebbero ormai sempre più evidenti. A partire da quanto emerso durante il dibattito di martedì, quando in una frase ormai divenuta celebre, il tycoon ha esclamato sul palco che gli immigrati haitiani «stanno mangiando gli animali domestici. I cani, i gatti» degli abitanti dell'Ohio. Non è un caso, secondo la stampa americana, che la comprovata fake news, ripetuta da Trump davanti alla nazione, sia nata proprio negli ambienti online di estrema destra e sia stata fatta circolare dalla stessa Loomer.
Ma secondo la CNN, che come altre emittenti ha indagato sul rapporto fra i due, Trump si sarebbe ispirato a teorie diffuse da Loomer anche per altre uscite controverse. Esempio più calzante, quello dell'etnia di Kamala Harris. In luglio, alla convention della National Association of Black Journalists, Trump aveva falsamente accusato Harris di aver abbracciato solo di recente, e per motivazioni politiche, le sue origini afroamericane: «È sempre stata di origine indiana, e promuoveva solo l'origine indiana». Falsità, appunto, come appurato dal fact-checking americano, che ha mostrato come Harris abbia sin dalla gioventù frequentato ambienti afroamericani, dalla Howard University alla confraternita Alpha Kappa Alpha.
«Non è stato lui a inventare questa lettura», aveva allora commentato, dopo le polemiche, un consigliere di Trump. Guarda caso, Loomer aveva poco prima accusato su X Kamala Harris di aver nascosto le sue origini.
Razzismo contro Kamala Harris
Ma a tenere banco nelle ultime ore è un altro caso. Due giorni prima del dibattito, Loomer ha detto che se Kamala Harris – lo ricordiamo, per metà indiana – vincerà le elezioni presidenziali, «la Casa Bianca odorerà di curry e i discorsi a Washington saranno facilitati da un call center». Uscite che hanno scatenato una forte reazione anche del fronte repubblicano, tanto che pure la deputata Marjorie Taylor Greene – ultranazionalista, indefessa trumpiana e nota promotrice di complottismi – ha invitato Loomer a un passo indietro: «Le sue dichiarazioni sono razziste, piene d'odio e pericolose. Ciò non rappresenta ciò che siamo come repubblicani o MAGA».
Abituata a fare carriere fra le critiche, ai microfoni della CNN Loomer ha cercato di scrollarsi di dosso – con scarso successo – la polemica: «È interessante come i media vogliano, ancora una volta, accusarmi falsamente di essere razzista. Questa è una donna che in un video cucina cibo indiano con celebrità indiane e parla di quanto le piaccia cucinare con il curry».
Dissapori
Nonostante le polemiche che la accompagnano costantemente, la 31.enne avrebbe ormai un accesso quasi illimitato all'ex presidente. «Piace a Trump», ha detto una persona vicina all'ex presidente. «L'anno scorso si è discusso di assumerla: non è stato così, non è strano che alcune di queste persone finiscano sul suo aereo per un giorno o due». Già. Ma sarebbe proprio la presenza di Loomer su quei jet privati ad aver causato parecchi dissapori nel circolo ristretto dell'ex presidente.
Dopo l'attentato a Butler, in Pennsylvania, all'inizio dell'estate, una maggiore presenza di sicurezza sul Boeing 757 di Trump ha comportato meno posti per consiglieri e alleati. Accesso, insomma, solo ai fedelissimi: chi ottiene un posto a bordo del «Trump Force One» è considerato, almeno internamente, in una posizione speciale. Non stupisce, allora, che le parole di Loomer («Mi ha voluto sull'aereo con lui il giorno dopo che è stato quasi assassinato. Ero con lui») abbiano portato qualche gelosia nel team Trump. Forse a partire dalla stessa Marjorie Taylor Greene, che già non aveva mostrato simpatia per l'influencer nel 2023, quando si era opposta alla sua assunzione nel team di Trump perché vista come una «bugiarda patentata». Il tycoon, per ora, si è limitato a un commento laconico. «Non controllo» Laura Loomer, ha detto. È uno «spirito libero».