Chi è Rasmus Paludan e cosa sta succedendo in Svezia?
Stoccolma, Malmö, Linköping, Norrköping. Le immagini che arrivano dalla Svezia sanno molto di guerriglia urbana. Disordini, tafferugli, cassonetti dati alle fiamme, auto distrutte, vetri infranti. Sassi lanciati contro gli agenti in tenuta antisommosa, scontri con la polizia e arresti. Sono stati movimentati, in Svezia, gli ultimi quattro giorni. Ma cosa c'è dietro?
Stram Kurs e Rasmus Paludan
La polizia si scontra con militanti e simpatizzanti di estrema destra che seguono il «tour» svedese del politico danese Rasmus Paludan, leader del partito Stram Kurs (Hard Line, letteralmente Linea Dura). Lui organizza comizi e incontri in cui porta avanti discorsi anti-Islam e anti-immigrati. Al suo passaggio si scatenano quindi manifestazioni razziste e contro-manifestazioni, sale la tensione e partono gli scontri.
Fondato nel 2017, il partito Stram Kurs è dichiaratamente anti-islamico. Alle elezioni del 2019 in Danimarca, Stram Kurs si è presentato con un'agenda politica per la messa al bando dell'Islam e l'espulsione dal Paese di tutti i «richiedenti l'asilo non occidentali». Ma ha racimolato «solo» l'1,8% dei voti, non raggiungendo il 2% necessario per avere accesso al Parlamento danese. Rasmus Paludan, di professione avvocato, porta avanti una narrativa anti-islamica e non si risparmia atti provocatori e offensivi nei confronti dell'Islam e dei musulmani. Numerosi sono i video in cui lo si vede bruciare copie del Corano in piazza, come «tributo alla libertà di parola». In un episodio ha dato il testo sacro alle fiamme dopo averlo avvolto nella pancetta di maiale. È destinatario di denunce per razzismo, diffamazione e guida pericolosa.
Che cosa c'entra la Svezia?
Figlio del giornalista svedese Tomas Polvall, Rasmus Paludan ha vissuto anche in Svezia, di cui nell'ottobre 2020 è stato dichiarato ufficialmente cittadino (con doppio passaporto). Il 40.enne ha quindi assicurato che dopo la sconfitta in Danimarca, Stram Kurs si presenterà alle elezioni parlamentari svedesi in programma nel mese di settembre. Perché, dunque, non iniziare ora con un bel tour «promozionale» nel Paese?
A Linköping si sono radunati centinaia di manifestanti che, dopo disordini, tafferugli e scontri veri e propri, causando anche degli incendi, hanno distrutto dieci auto della polizia e attaccato gli agenti. Venerdì mattina, a Jönköping, quando Paludan ha iniziato il suo comizio in piazza Stadsgården, è stato interrotto dalle campane della chiesa. Aveva chiesto di parlare davanti alla Moschea, ma la polizia gli ha negato il permesso. A Rinkeby, dove erano presenti 300 persone, il «rituale» di bruciare il Corano da parte del leader di Stram Kurs è stato accolto da lanci di pietre sfociati in scontri. Nel quartiere di Rosengrad, a Malmö, la polizia ha disperso una folla di manifestanti che avevano dato alle fiamme un autobus. Veicoli sono stati incendiati e alcuni manifestanti hanno lanciato pietre contro gli agenti.
Domenica Paludan ha cancellato le manifestazioni previste a Linköping e Norrköping. «Porteremo anche del sangue di maiale da versare sul Corano prima di dargli fuoco», aveva annunciato su Facebook. «La polizia ha dimostrato di essere completamente incapace di proteggere i suoi agenti e me. Se rimanessi gravemente ferito o venissi ucciso a causa dell'inadeguatezza delle autorità, sarebbe molto triste per svedesi, danesi e altri settentrionali».
«Non sono opinioni, è violenza»
«In Svezia, le persone possono esprimere le proprie opinioni, siano esse di buon gusto o di cattivo gusto - ha chiarito il primo ministro svedese Magdalena Andersson -, questo fa parte della nostra democrazia. Ma la violenza non la accetteremo mai. Non importa cosa pensi, non devi mai ricorrere alla violenza». L'agenzia di stampa TT riporta un'altra dichiarazione della premier: «Questo è esattamente il tipo di reazione violenta che lui (Rasmus Paludan, ndr.) vuole vedere. Lo scopo è spingere le persone l'una contro l'altra». Anche il capo della polizia nazionale svedese, Anders Thornberg, ha commentato gli eventi, con un comunicato stampa. «Quanto accaduto a Linköping e Norrköping è riprovevole e non sarà mai accettato. Viviamo in una società democratica e uno dei compiti più importanti della polizia è garantire che le persone possano esercitare i propri diritti protetti costituzionalmente nel dimostrare ed esprimere la propria opinione. La polizia non dovrebbe scegliere chi ha questo diritto, ma interverrà sempre se si verifica un reato». Gli agenti feriti sono stati soccorsi e affidati al personale medico. Ma le aggressioni contro le autorità vengono definite come «un attacco sia allo stato di diritto che alla democrazia».
La reazione della comunità musulmana
In alcune località i manifestanti di estrema-destra, sostenitori di Stram Kurs e di Rasmus Paludan, si sono scontrati non solo con gli agenti, ma anche con persone offese dai loro gesti. In altri casi alcuni uomini musulmani si sono posizionati appena fuori dalla recinzione anti-sommossa della polizia, nei pressi dei comizi, per pregare pubblicamente. Paludan ha bruciato il Corano anche a Orebro, Linkoping e Norrkoping, scatenando tumulti in molte comunità islamiche locali. Tafferugli si sono registrati anche a Rinkeby, sobborgo di Stoccolma con un'elevata quota di popolazione immigrata.
Il ministero degli Esteri iracheno ha avvertito che la vicenda potrebbe avere «serie ripercussioni» sulle relazioni tra la Svezia e le comunità musulmane in generale. «La deliberata reiterazione di atti contro l'Islam in Svezia ha ferito i sentimenti dei musulmani in quel Paese e nel mondo», ha dichiarato dal canto suo il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, sottolineando che «l'Iran ne ritiene responsabile il governo svedese da cui attende una reazione immediata, forte e chiara nei confronti dei colpevoli». E sul Corano bruciato in pubblico ha aggiunto: «Simili atti sono una chiara indicazione della diffusione dell'odio e sono contrari alla libertà di parola. Invito i musulmani e gli Stati islamici a unirsi contro i complotti dei nemici dell'Islam».