Il personaggio

Chi è Sam Bankman-Fried, l'oramai ex enfant prodige delle cripto

La laurea in fisica al MIT, l'ambizione di diventare leader del settore, le donazioni ai democratici: ecco chi c'è dietro alla piattaforma FTX in difficoltà
© REUTERS
Marcello Pelizzari
10.11.2022 15:15

Era considerato l’enfant prodige delle criptovalute. Un salvatore, anche. Oggi, suo malgrado, Sam Bankman-Fried è finito nell’occhio del ciclone. Complice il rischio, concreto, che la sua creatura – FTX – vada incontro alla bancarotta dopo il mancato salvataggio da parte del rivale, Binance.

Si è aperta, dunque, una vera e propria epoca di incertezza dopo la crisi di liquidità cui è confrontata la sua piattaforma. Piattaforma che era arrivata a una valutazione di 32 miliardi di dollari lo scorso gennaio. E poi? Beh, poi è successo più o meno di tutto.

Ex miliardario

In un solo giorno, il patrimonio di SBF – così viene soprannominato Sam Bankman-Fried – è quasi totalmente svanito. Lunedì, faceva ancora parte dei cento miliardari della classifica Bloomberg con 16 miliardi di dollari. Merito di FTX e Alameda Research, la sua prima creazione, ovvero una società di analisi capace di sfruttare l’estrema volatilità delle cripto. 

Un anno fa, però, SBF poteva vantare un patrimonio personale pari a 26 miliardi di dollari. Normale: il settore era ai massimi storici. Mercoledì, sempre Bloomberg ha stabilito che Bankman-Fried non è più nemmeno miliardario.

Le ambizioni, ad ogni modo, non sono mai mancate. E forse proprio le troppe ambizioni hanno portato al disastro. Lo spostamento delle attività alle Bahamas da Hong Kong, dove a detta dei bene informati le autorità internazionali avevano iniziato a controllare da vicino FTX, era coinciso con la voglia (e il sentimento) di diventare leader assoluto del mondo cripto. Questa stagione, ad esempio, il logo dell’azienda è ben presente nell’arena dei Miami Heat, franchigia della NBA.

Un salvatore? Non proprio

Figlio di due professori della Stanford Law School, SBF si è laureato in fisica al MIT e, in seguito, ha avviato una carriera nel cosiddetto trading quantitativo. La creazione di FTX risale al 2019. Nel giro di pochissimo tempo, Bankman-Fried è diventato così importante (e influente) da essere ascoltato a Washington e da guadagnarsi etichette prestigiose: «È il JP Morgan delle cripto» dicevano gli esperti, in coro.

SBF, da sempre, è un fautore del concetto di altruismo efficace. Tradotto: massimizzare l’azione personale per costruire ricchezze ingenti da utilizzare per scopi sociali. In effetti, grazie alle cripto è diventato ricchissimo. Cercando, poi, di sfruttare quel patrimonio per salvare l’intero settore. Senza riuscirci, però. E finendo, inevitabilmente, per essere schiacciato dal rivale: Changpeng Zhao o, meglio, CZ. Il fondatore di Binance, già.

La parabola di SBF, a detta di molti, dice parecchio sull’universo ancora sfuggente delle criptovalute. E sulla credibilità di FTX, gigante con le fondamenta d’argilla.  

Quelle donazioni che stonano

Dicevamo di Washington. E del fatto che Bankman-Fried avesse acquisito (anche) peso politico. Una conferma? Il fatto che sia sceso in campo, in favore dei democratici, per le elezioni di metà mandato donando complessivamente 39,9 milioni di dollari. Una mossa giudicata poco coerente se non azzardata e sciocca, considerando i problemi che stava e sta attraversando FTX.

Certo, i 69 milioni complessivi spesi da SBF e dai suoi collaboratori per le midterm poco o nulla avrebbero potuto per evitare un declino simile in seno a FTX, eppure stonano tanto, tantissimo. Non più tardi di un mese fa, Bankman-Fried aveva dichiarato a Forbes: «Alla fine, mi interessano di più le azioni per migliorare le condizioni della collettività che la politica».

Gran parte del denaro donato, evidentemente, ha sostenuto candidati favorevoli a FTX e all’industria delle criptovalute. Un investimento controproducente se la società, quantomeno nella sua forma attuale, dovesse fallire.

 

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