Chi era Denys Tkach, il primo soldato ucraino ucciso dai russi
Chissà, un domani i libri di storia potrebbero descriverlo – e ricordarlo – come il primo, primissimo soldato ucciso in Ucraina. La mente corre al 24 febbraio 2022, a quella notte concitata e terrificante che raccontammo minuto per minuto, all’invasione russa. Al mondo che, all’istante, cambiò per sempre. In peggio, va da sé.
La storia di Denys Tkach è stata raccontata, con dovizia di particolari, dal Guardian. La moglie di Denys, leggiamo nell’articolo, ricorda di aver lavato il corpo del marito, crivellato dai proiettili, prima di seppellirlo. Per la sepoltura, ha scelto l’abito indossato per il matrimonio.
Sergente maggiore, Tkach secondo le cronache è deceduto alle 3.40, ora locale, del 24 febbraio 2022. Oltre un’ora prima che Vladimir Putin annunciasse, con un misto di enfasi, narrazione e riferimenti storici errati, la cosiddetta operazione militare speciale.
Tkach stava prestando servizio a un posto di blocco militare nei pressi di Zorynivka, nel Lugansk, al confine con la Federazione Russa. A posteriori, si può dire che si trovasse nel luogo sbagliato al momento sbagliato. A un niente dalla morte, il sergente aveva ordinato ai suoi soldati di battere in ritirata. Già, perché aveva visto le truppe russe dirigersi verso di loro. Nonostante la nevicata fitta fitta. Quindi, aveva preso la sola mitragliatrice a disposizione nel tentativo di respingere l’avanzata del nemico. La sua postazione, tuttavia, è stata distrutta da una miriade di proiettili. Per il coraggio dimostrato, gli è stata riconosciuta – in seguito – una medaglia al valore.
Quella notte, l’assalto a Zorynivka è stato il primo in territorio ucraino stando alla guardia di frontiera ucraina. «Alle 3.40, secondo il dipartimento Milove del distaccamento di Lugansk, gli invasori russi hanno sparato con armi leggere nell’area dell’insediamento di Zorynivka. Le guardie di frontiera ucraine sono state uccise. Queste sono le prime perdite dei nostri fratelli durante l’invasione armata su larga scala da parte della Russia, che il Paese occupante ha effettuato il 24 febbraio dello scorso anno».
Queste, concludendo, le ultime parole pronunciate alla moglie: «Ci vediamo domani. Ti amo. Mi manchi». Quel domani, purtroppo, non è mai arrivato. Oksana, la moglie, 29 anni, l’aveva sentito al telefono quattro ore prima dell’attacco. Oggi, sta crescendo due figlie da sola.