Chi era Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah ucciso da Israele
Non appariva in pubblico da anni. Temeva che Israele potesse ucciderlo. Le sue sorti, dopo il raid condotto dalle forze dello Stato Ebraico a Beirut, sono state a lungo incerte. Quindi, il laconico post su X delle IDF, le Forze di difesa israeliane: «Hassan Nasrallah non potrà più terrorizzare il mondo». Tradotto: il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah appunto, è morto. Ma di chi stiamo parlando? Chi era, insomma, il numero uno dell'organizzazione?
Nasrallah era una figura misteriosa, spiegano gli esperti. Con importanti, e profondi, legami con l'Iran. Lo Stato alle spalle di Hezbollah, capace negli anni di rifornire Hezbollah di armi e addestramento. Nasrallah, dal canto suo, ha favorito la trasformazione dell'organizzazione in una vera e propria potenza. Politica e militare. Di qui la riverenza di cui godeva fra i sostenitori di Hezbollah. Durante il suo regno, l'organizzazione ha allargato la propria influenza. E il proprio potere. Addestrando i combattenti di Hamas, ma anche le milizie in Iraq e Yemen. E acquisendo missili e razzi dall'Iran. Da lanciare, evidentemente, contro il nemico giurato: Israele. Da una «semplice» milizia nata per resistere all'occupazione israeliana nel sud del Libano, Hezbollah è diventata, sotto la guida di Nasrallah, una forza capace di superare perfino l'esercito regolare libanese.
Nato nel 1960, nel quartiere Bourj Hammoud di Beirut, Nasrallah era il maggiore di nove figli. La sua famiglia gestiva un negozietto di alimentari. Nel 1975, quando in Libano scoppiò la guerra civile, Nasrallah si unì al movimento Amal, una milizia sciita. Trasferitosi in Iraq, in un seminario sciita, tornò nel movimento per poi distaccarsi e formare un nuovo gruppo, l'Amal Islamico, in seguito all'invasione israeliana del Libano nel 1982. L'Amal Islamico, subito, ricevette un sostegno importante da parte dei Pasdaran iraniani, il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, diventando una delle principali milizie che, in seguito, avrebbero formato Hezbollah. La cui nascita vera e propria risale al 1985, con la pubblicazione di una lettera aperta nella quale gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica venivano additati come i principali avversari dell'Islam e, ancora, il neonato gruppo chiedeva l'«annientamento di Israele».
Grazie (anche) all'espansione di Hezbollah, Nasrallah con il passare degli anni ha saputo conquistare sempre più simpatie. Scalando le gerarchie dell'organizzazione fino a diventarne leader nel 1992, all'età di 32 anni, dopo l'assassinio di Abbas al-Musawi, il suo predecessore, da parte di Israele. Non appena in carica, Nasrallah ordinò attacchi missilistici nel nord di Israele. Anche se la vendetta, vera, giunse un mese dopo: a Buenos Aires, in Argentina, un furgone guidato da un attentatore suicida e carico di esplosivo si schiantò contro l'Ambasciata israeliana, uccidendo ventinove persone. Nel comunicato di rivendicazione, Hezbollah parlò di «un regalo alla famiglia al-Musawi». Fu allora che Israele accese i riflettori su colui che, all'istante, diventò il leader più pericoloso del Libano. Un leader intronizzato, giova ricordarlo, direttamente da Teheran.