Profili

Chi sono i leader di Hamas che Israele vuole eliminare?

Sulla lista delle Forze di difesa israeliane e dei servizi segreti ci sono tre nomi: Yahya Sinwar, Saleh al-Arouri e Mohammed Deif – Ma centrare il triplice obiettivo sembrerebbe molto complicato
©ATEF SAFADI
Red. Online
13.10.2023 14:30

Sarebbero tre i leader di Hamas in cima alla lista dei terroristi più ricercati da Israele. Ricercati, nello specifico, per il loro ruolo nel massacro di sabato scorso. Ma anche per il fatto di fungere da tramite con l'Iran. È quanto hanno riferito attuali ed ex funzionari israeliani a Semafor. All'inizio di questa settimana, in particolare, le Forze di difesa israeliane (IDF) avevano messo una taglia sul principale esponente politico di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar. Impegnandosi a eliminarlo nell'ambito dell'attuale campagna volta a smantellare l'organizzazione militante palestinese. «Yahya Sinwar è un uomo morto» aveva tagliato corto dell'IDF, il contrammiraglio Daniel Hagari.

Ma l'attenzione, scrive Semafor, al momento è rivolta anche sul principale agente di Hamas nel vicino Libano, Saleh al-Arouri. Leader di lunga data dell'organizzazione terroristica, secondo i funzionari israeliani sarebbe l'uomo di punta nel coordinamento con i comandanti del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche dell'Iran (IRGC) e con Hezbollah. Prima dell'assalto di Hamas nel sud di Israele, leggiamo, al-Arouri avrebbe incontrato a Beirut funzionari dell'IRGC e di Hezbollah. Resta da capire, a questo punto, quanto sia profondo il coinvolgimento di questi attori nella pianificazione delle incursioni di Hamas in territorio israeliano. Di più, Israele teme che proprio al-Arouri possa aprire un secondo fronte contro Israele a nord, dal Libano.

Detto di Sinwar e al-Arouri, il terzo obiettivo sul taccuino degli israeliani è Mohammed Deif, il comandante con un occhio solo che supervisiona l'ala militare di Hamas, le Brigate Al-Qassam. È opinione comune che Deif abbia lanciato l'operazione di sabato scorso, con l'infiltrazione di un migliaio di combattenti di Hamas attraverso il confine meridionale di Israele.

Dove si trovano i leader di Hamas?

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: Israele riuscirà a eliminare questa triade? Sì, no, forse. L'operazione, per molti motivi, appare complicata. Innanzitutto, i tre non si trovano tutti nello stesso posto. E, ancora, sono abituati a nascondersi. Ma non finisce qui: molti vertici del movimento palestinese si trovano attualmente in Qatar, protetti dalle forze di sicurezza dell'Emirato. Altri sono in Turchia, altri in Libano e altri infine in Cisgiordania. Negli ultimi anni, sia Sinwar sia Deif sono sopravvissuti a numerosi tentativi di assassinio condotti dall'esercito e dai servizi segreti israeliani. 

E dire che Israele conosce bene entrambi. E questo perché Sinwar e Deif hanno trascorso molto tempo nelle carceri israeliane. Subendo molti interrogatori da parte dei funzionari di sicurezza. E rilasciando altresì diverse interviste ai giornalisti. Il commentatore e analista israeliano Ehud Yaari ha raccontato questa settimana di aver intervistato Sinwar più volte. E di aver discusso delle sue speranze di fondere essenzialmente le operazioni militari di Hamas con quelle dell'Iran e di Hezbollah per creare un fronte unito contro Israele. «Sinwar non voleva combattere Israele da solo» ha detto martedì Yaari in un evento ospitato dal Washington Institute for Near East Policy. «Nel caso in cui il coltello sia alla gola, nel caso in cui l'esercito israeliano invada Gaza con la forza, ci sarà l'attivazione di un fronte libanese e, in misura minore, siriano». Sinwar è stato rilasciato da Israele nel 2011, dopo aver scontato 22 anni di carcere, nell'ambito dello scambio di prigionieri per il soldato israeliano Gilad Shalit.

Prima nemici, ora amici

Hamas è un'organizzazione nata alla fine degli anni Ottanta come emanazione dei Fratelli Musulmani, un movimento panislamista che cerca di governare attraverso la legge islamica. Hamas, in quanto organizzazione islamica sunnita, affonda le sue radici nei fondatori egiziani della Fratellanza. Inizialmente, traeva il suo sostegno dai Paesi arabi del Levante e del Golfo Persico. Ma quando, negli ultimi trent'anni, molti di questi Stati hanno normalizzato le relazioni con Israele, i leader di Hamas si sono rivolti all'Iran rivoluzionario, uno Stato musulmano sciita, per ottenere finanziamenti e denaro.

I funzionari israeliani ritengono tanto Sinwar quanto Arouri cenrtali nell'allineamento di Hamas con l'IRGC e Hezbollah. Le relazioni tra queste parti erano tese, molto tese all'inizio del 2010, quando l'alleato dell'Iran in Siria, il presidente Bashar al Assad, lanciò una guerra contro le organizzazioni dei Fratelli Musulmani del suo Paese. Sinwar e al-Arouri riuscirono però, incredibilmente, a sanare questa frattura.

«Sono troppo vicini agli iraniani» ha dichiarato dal canto suo Neomi Neumann, ex capo delle ricerche delle Forze di sicurezza interne di Israele, altrimenti note di Shin Bet, parlando di Sinwar e al-Arouri. «Saleh al-Arouri è di stanza in Libano e si incontra regolarmente con Hezbollah e persone dell'Iran. Si incontrano, si coordinano, ricevono denaro e nuove conoscenze».

I funzionari israeliani si sentono particolarmente ingannati da Sinwar. Negli ultimi anni, aveva parlato di dare priorità allo sviluppo economico della Striscia di Gaza rispetto alla lotta contro Israele. Un aspetto, questo, che potrebbe aver contribuito all'indebolimento delle difese israeliane al confine meridionale.

Le reazioni

Altra domanda, concludendo: se Israele riuscisse nel suo intento, come reagirebbero gli altri Paesi della regione? Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è stato fra i primi a parlare, con toni particolarmente critici. Ha avvertito che le Forze israeliane si stavano preparando a «massacrare» i palestinesi di Gaza. «Impedire alle persone di soddisfare i loro bisogni più fondamentali e bombardare le loro abitazioni – ha dichiarato nei giorni scorsi il Sultano ad Ankara –, condurre un conflitto utilizzando ogni sorta di metodo vergognoso, beh non è una guerra. È un massacro».

Il Qatar, propostosi come mediatore per garantire il rilascio delle donne e dei bambini attualmente ostaggio di Hamas, potrebbe includere un salvacondotto per i leader di Hamas nelle negoziazioni.