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Chiesta la revoca dell'arresto di Abedini: «Rientrerà in Iran nelle prossime ore»

Il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, ha chiesto la liberazione del 38.enne, arrestato lo scorso 16 dicembre su mandato degli USA con l'accusa di aver utilizzato una società schermo con sede a Losanna per rifornire l'Iran di microchip: «Nessuna prova del supporto ai terroristi»
Red. Online
12.01.2025 16:26

Il ministro della Giustizia italiano Carlo Nordio ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi. Lo comunica una nota ufficiale del ministero della Giustizia, citato dall'ANSA. Arrestato lo scorso 16 dicembre su ordine della giustizia americana all'aeroporto di Milano-Malpensa, il 38.enne è stato accusato da Washington di aver «cospirato per eludere le leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni, procurandosi beni, servizi e tecnologie di origine statunitense, tra gli altri, facendo sì che tali beni, servizi e tecnologie venissero esportati o altrimenti forniti all'Iran». Ma in Italia il suo nome era stato collegato all'arresto, da parte dell'Iran, della giornalista Cecilia Sala, fermata giovedì 19 dicembre a Teheran e rinchiusa in una cella d’isolamento nella prigione di Evin fino all'8 gennaio, quando è stata liberata.

«Due vicende parallele, ma non congiunte». Così, all'indomani della scarcerazione di Sala, Nordio aveva definito gli arresti avvenuti a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro. Anche da Teheran, del resto, dopo qualche giorno di silenzio era arrivata la smentita delle voci che parlavano di una rappresaglia: «L'arresto di Cecilia Sala non c'entra con quello di Abedini».

Su richiesta di Washington, Abedini doveva essere estradato negli Stati Uniti. Ma a una manciata di giorni dalla liberazione della giornalista italiana, ecco la nota del ministro della Giustizia italiano: «In forza dell'articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d'America e il governo della Repubblica italiana possono dar luogo all'estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente». La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di «associazione a delinquere per violare l'Ieepa (International emergency economic powers act - legge federale statunitense) non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall'ordinamento penale italiano», viene precisato.

«Quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di "associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte" e di "fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte", nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari».

La richiesta, pare, sarebbe già stata accolta: le autorità giudiziarie di Teheran hanno reso noto che Abedini Najafabadi Mohammad rientrerà in Iran «nelle prossime ore».

In contropartita

Se i legami tra i due casi sono stati a lungo negati dalla politica, per i giornali italiani la situazione è sempre stata chiara e in molti hanno anticipato la liberazione di Abedini in contropartita della scarcerazione di Sala. L'Iran, ricostruiva giorni fa il Corriere della Sera, deve aver ottenuto «l'assicurazione che Abedini non sarà estradato negli USA, e che a breve potrà lasciare anche lui il carcere in cui è rinchiuso a Milano. Se per decisione dei giudici in seguito all’accoglimento della richiesta di arresti domiciliari, o per scelta del ministro della Giustizia che può revocare in ogni momento la misura cautelare (art. 718 del Codice di procedura penale, ndr.) si vedrà nei prossimi giorni. E ancora più avanti si vedrà come far evaporare o respingere la domanda di estradizione non ancora giunta dall’America». La richiesta del ministro Nordio chiarisce, ora, questo punto.

Ma in Italia i giornali ipotizzano che l’Iran non abbia ottenuto solo questa promessa. «L’Iran è interessato a relazioni con gli Stati Uniti guidati dal prossimo presidente Donald Trump meno conflittuali di quanto si possa immaginare, e i "buoni uffici" della diplomazia italiana possono certamente aiutare. L’immagine del forte rapporto tra Meloni e Trump ha fatto il giro del mondo ed è stata un’ulteriore certificazione, per la Repubblica islamica, di aver acquisito un credito con un alleato importante degli USA, in grado spendere parole di distensione nei rapporti tra i due Stati».

Sul fronte opposto, ipotizza ancora il Corriere della Sera, gli USA potrebbero ottenere «il materiale che Abedini portava con sé al momento dell’arresto: due telefoni cellulari, un computer alcune chiavette USB e una serie di dispositivi elettronici, custoditi nel trolley al seguito, sequestrati dalla polizia e consegnati alla Procura di Milano. E richiesti dai servizi di sicurezza italiani, che potrebbero non negarli ai colleghi statunitensi. Carpire i segreti tecnologici e informatici nascosti in quegli apparecchi può essere importante quanto e forse più di avere in consegna chi li stava trasportando».

I rapporti di Abedini con la Svizzera

Ricercatore al Politecnico federale di Losanna (EPFL) Abedini era accusato dagli USA di aver usato la società da lui fondata in Svizzera, la Illumove SA (con base all’Innovation Park dell'EPFL), come azienda-satellite della sua società iraniana San'at Danesh Rahpooyan Aflak Co. (SDRA). Illumove SA, ne abbiamo parlato qui, è presente nel registro di commercio svizzero dal 2019 ed è stata fondata per «la ricerca, lo sviluppo e la produzione di dispositivi, sistemi meccatronici e software, nonché la fornitura di servizi nei suddetti settori e il commercio di tutti i prodotti». Il Politecnico federale di Losanna (EPFL), da noi contattato, aveva spiegato che «il signor Abedini è stato assunto da un laboratorio come borsista post-dottorato dal 2019 al 2022». Ma che, attualmente, «l'EPFL non collabora in alcun modo con Abedini e Illumove SA», la quale non ha ricevuto dall'ateneo «nessun finanziamento». L'azienda beneficia di una «domiciliation» all’Innovation Park dell'EPFL (il recapito è infatti nello stabile, ndr.), ma «non vi svolge alcuna attività» (ha lì una bucalettere, in sostanza). Infine, la menzione e l'uso del logo dell'EPFL quale «Partner» sul sito web di Illumove SA «sono abusivi, non è in corso alcun tipo di collaborazione».

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