Il punto

Cile, a cinquant'anni dal golpe il Paese è tuttora spaccato in due

Dopo il drammatico colpo di Stato militare che l'11 settembre 1973 destituì il presidente eletto, Salvador Allende, i cileni sono ancora alla ricerca di una verità storica
Il presidente del Cile Salvador Allende, mentre saluta la folla sulla macchina, con Augusto Pinochet a cavallo non molto distante. © AP
Maria Zuppello
10.09.2023 22:00

Cinquanta anni dopo il drammatico colpo di Stato militare che l’11 settembre 1973 destituì il presidente eletto, il socialista Salvador Allende, il Cile è ancora spaccato in due. Non sono bastate le torture inflitte a oltre 40 mila persone, né più di 3.000 morti e «desaparecidos», gli scomparsi, secondo i dati delle varie commissioni per la verità che si sono succedute negli anni. Non è bastata la dittatura feroce del generale Augusto Pinochet, conclusa nel marzo del 1990, in cui i diritti umani sono stati calpestati quotidianamente. Il Cile è tuttora un Paese diviso, in cerca di una verità storica che a fatica nel corso degli anni sta venendo fuori, grazie anche ai documenti declassificati dal governo statunitense. Secondo un sondaggio del marzo 2023, il 36% dei cileni ha un giudizio positivo della dittatura. Nel Paese latinoamericano c’è ancora chi nega che si sia trattato di un colpo di Stato: gli esponenti del movimento di ultradestra Team Patriota sostengono che «Allende stava governando fuori dalla legge e dalla Costituzione» e puntano il dito contro «la crisi economica creata dal socialismo di Allende supportato da Fidel Castro».

Il «Piano» del presidente Boric

Al contrario, c’è invece chi attende da mezzo secolo giustizia. In nome di una verità storica sulla quale ancora deve essere scritta la parola fine. Soprattutto per dare pace alle famiglie delle vittime ingoiate dal buco nero della dittatura, il presidente del Cile Gabriel Boric, lo scorso 30 agosto, ha varato ufficialmente un piano nazionale di ricerca delle vittime di scomparsa forzata durante il regime militare. «Sono convinto che la democrazia sia memoria e sia futuro e che non possa esserci l’una senza l’altro» ha dichiarato il presidente in una commovente cerimonia. L'obiettivo è ricostruire le sparizioni di migliaia di vittime e collaborare con le indagini giudiziarie, ma soprattutto alimentare una memoria storica la più completa possibile garantendo che questo orrore non si ripeterà mai più. «Con questa politica pubblica, che sarà permanente, ci assumiamo la responsabilità come Stato, e non soltanto come governo, di fare tutto ciò che è in nostro potere» ha dichiarato lo stesso Boric. Il piano, i cui risultati saranno digitalizzati, utilizzerà tutte le fonti possibili, accedendo anche ad archivi finora segreti. «Per anni abbiamo avuto l’illusione che i nostri amici fossero vivi - commenta Juana Andreani, una delle sopravvissute alle torture della dittatura - adesso abbiamo il diritto di sapere che cosa è successo».

La giustizia mancata

Il generale Augusto Pinochet non ha mai pagato per le atrocità commesse e questo ha reso ancora più difficile la rielaborazione storica nel Paese. Arrestato a Londra nel 1998 per crimini contro l'umanità in seguito a una richiesta di estradizione del giudice spagnolo Baltasar Garzón Real che indagava sull’uccisione di cittadini spagnoli durante la dittatura militare, Pinochet fu poi rilasciato per ragioni di salute e fece ritorno a Santiago. Nel 2018 fu un ulteriore choc la sentenza della Corte Suprema cilena che rivelò come con l'aiuto di altri ex militari, lo stesso generale Pinochet avesse nascosto su conti segreti all'estero 17 milioni di dollari. Anche i processi contro i militari coinvolti nelle torture sono stati pochi e celebrati a rilento. Molti di loro sono fuggiti, anche in Europa, rendendo difficile il lavoro della giustizia. A pochi giorni dal cinquantenario, ha fatto scalpore il suicidio di uno di loro, il generale Hernán Chacon, 85 anni, uno dei sette membri di un commando condannati il 28 agosto per il sequestro e l’omicidio del cantautore e attivista politico Víctor Jara. Jara fu torturato e poi ucciso con 44 colpi di pistola. Chacon si è suicidato prima di venire trasferito in carcere.