Collisione e fiamme nel mare del Nord, SOS inquinamento

Inferno di fuoco e di veleni nel mare del Nord, dove una collisione fra una petroliera e una portacontainer (con bordo anche cianuro) ha fatto scattare una drammatica emergenza a poche miglia dalle coste britanniche dell'Inghilterra nordorientale: innescando lo spettro di una catastrofe ambientale la cui entità resta ora da definire.
L'incidente ha coinvolto un cargo tedesco battente bandiera portoghese, il Solong, e una petroliera svedese battente bandiera americana, la Stena Immaculate, carica di carburante destinato a jet militari USA, secondo i media d'oltre Manica. O, più genericamente, «alla Us Navy», secondo quanto confermato poi dal Pentagono.
L'allarme è riecheggiato poco prima delle 10 del mattino, quando - secondo ricostruzioni convergenti - la Solong, salpata a pieno carico dallo scalo scozzese di Grangemouth e in navigazione a una velocità di 16 nodi in direzione del terminal olandese di Rotterdam, ha speronato la Stena Immaculate, quasi ferma dopo aver gettato le ancore al largo, di fronte al porto inglese di Hull (East Yorkshire). I responsabili delle autorità portuali di questa città hanno raccontato di aver visto all'orizzonte qualcosa di simile a «un'imponente palla di fuoco». Quindi si sono uditi diversi boati, mentre fiamme e colonne di fumo nero s'innalzavano nel cielo.
La macchina dei soccorsi, coordinata dalla Capitaneria di porto britannica, ha coinvolto elicotteri, altre navi che si trovavano nei pressi, imbarcazioni e scialuppe varie. Alla fine tutti e 37 i marittimi dei due mercantili sono stati tratti in salvo: in particolare quelli della petroliera, costretti a un precipitoso abbandono della nave dall'intensità del rogo sprigionatosi a bordo e da una micidiale sequenza di deflagrazioni innescatasi in stiva. Il bilancio, inizialmente indicato a quota 32 feriti, è stato poi ridimensionato a una sola persona ricoverata in ospedale, con gli altri membri degli equipaggi illesi o solo contusi.
Sul fronte ambientale lo scenario rimane però inquietante. L'armatore svedese della petroliera, di proprietà del gruppo Stena della famiglia Olsson e affittato per questo viaggio allo spedizioniere californiano Crowley, ha confermato che l'urto ha provocato «uno squarcio in un serbatoio di carico», con conseguente sversamento in mare di parte del cherosene trasportato. Le autorità britanniche e organizzazioni ecologiste come Greenpeace hanno fatto sapere di aver avviato immediate verifiche per stabilire la portata inquinante dell'accaduto.
Intanto s'indaga pure sulle cause dello speronamento, originato secondo le prime ipotesi da un possibile errore di gestione del sistema di pilotaggio automatico della Solong: errore che avrebbe portato il cargo, 140 metri di lunghezza, in rotta di collisione con il tanker (183 metri x 32) ormai ormeggiato, malgrado condizioni meteomarine e di visibilità non estreme.
A tingere ulteriormente di giallo la vicenda, non mancano inoltre le informazioni sul carico della due navi. Con i 15 container di cianuro di sodio stivati a bordo del Solong (sostanza notoriamente tossica usata per la pulizia dei metalli, nel settore minerario e nella fotografia che, essendo solubile, potrebbe essere velenosa per i pesci se mai finisse in mare). E con i legami con l'industria della difesa della Stena Immaculate, approdata nelle scorse ore presso Hull dopo essere salpata come ultima tappa dal porto greco di Agioi Theodoroi: trattandosi di una petroliera inserita in un registro ristretto di una decina di unità civili autorizzate anche a eseguire trasporti per conto delle forze armate USA. Nave che aveva a bordo carburante commissionato dalla Marina americana; e diretto probabilmente a rifornire caccia a stelle e strisce schierati in gran numero nel Regno Unito fra le diverse basi militari aeronavali che Washington condivide con l'alleato britannico.