«Colloqui segreti tra gli USA e i rivali ucraini di Zelensky»: Trump sta cercando di «farlo fuori»?

Il sostegno degli Stati Uniti a Volodymyr Zelensky è stato spazzato via dall’irruenza di Donald Trump. O almeno, se non crollato con la fine della presidenza di Joe Biden, dal «chiedi e ti sarà dato», si è trasformato in un qualcosa di simile a un ricatto commerciale: «Ti aiutiamo, ma volgiamo qualcosa in cambio, e pure con gli interessi». Le terre rare, già.
Ma al di là degli interessi economici, che seppur più sfumati, non sono mancati neppure con Biden, al presidente degli Stati Uniti, il leader di Kiev sembra non andare particolarmente a genio. Proprio come a Vladimir Putin, il quale vorrebbe un fantoccio filo-russo a guidare l’Ucraina. Trump, senza contare il duro scontro avvenuto nello Studio Ovale, ha definito Zelensky un «dittatore senza elezioni», affermando (falsamente) che il suo indice di gradimento è crollato al 4%. Il tycoon, nonostante la guerra e la legge marziale in vigore nel Paese invaso dai russi, vorrebbe nuove elezioni, dando per scontato che Zelensky sia destinato a cadere. Pure i collaboratori di The Donald spingono in tal senso. Il senatore repubblicano Lindsey Graham, strettissimo alleato del tycoon, ha suggerito che l'Ucraina «avrebbe bisogno di qualcuno di nuovo», mentre il miliardario Elon Musk ha accusato il leader di Kiev di «nutrirsi dei cadaveri dei soldati», arrivando a sfidarlo apertamente a consentire le votazioni.
E Zelensky? Si è detto disposto a dimettersi, ma solo una volta portate a casa le garanzie di sicurezza per il suo Paese. Una su tutte, l’adesione alla NATO. Un’ipotesi, questa, fuori discussione per gli Stati Uniti.
Per giorni i funzionari dell’Amministrazione Trump hanno suggerito che il leader di Kiev dovrebbe farsi da parte, tuttavia, secondo diversi analisti ucraini, per qualsiasi cambio di presidenza potrebbero volerci almeno sei mesi di «limbo politico», ovviamente dopo un cessate il fuoco duraturo che permetta di tenere elezioni in sicurezza.
Certo è che il leader di Kiev ha davvero poche buone carte in mano, citando un’espressione utilizzata da Trump nell’incontro-scontro alla Casa Bianca: Washington ha sospeso temporaneamente l’invio di armamenti e bloccato i servizi di intelligence, fondamentali per intercettare i missili russi. A Zelensky resta il supporto dell’Europa, ad oggi incapace di fornire aiuti militari efficaci come quelli di Washington.
Ma gli attacchi del tycoon non sembrano solo sparate volte a mettere pressione in vista di un accordo da centinaia di miliardi di dollari sulle terre rare. Secondo POLITICO, infatti, quattro membri di spicco dell'entourage di Trump avrebbero tenuto colloqui segreti con alcuni dei principali oppositori politici ucraini del leader di Kiev. Gli alleati del presidente USA si sarebbero messi in contatto con l’ex premier ucraina Yulia Tymoshenko e con esponenti di spicco del partito di Petro Poroshenko, il predecessore di Zelensky alla presidenza, per parlare della possibilità di tenere le elezioni il più rapidamente possibile.
Trump e i suoi, del resto, sono convinti che l’attuale leader perderebbe le votazioni a causa del crescente dissenso maturato nei tre sfiancanti anni di guerra. L’indice di gradimento di Zelensky è stato parecchio altalenante, arrivando a crollare lo scorso anno, ma è tornato a valori decisamente positivi proprio mentre The Donald affermava falsamente che era sceso al 4%. Di più, dopo lo scontro con Trump e JD Vance nello Studio Ovale, i consensi per il presidente ucraino sembrano essersi consolidati.
Stando a un sondaggio condotto questa settimana dall'istituto britannico Survation, se si tenessero le elezioni, il 44% degli ucraini voterebbe proprio per Zelensky, il 20% per l’ex comandante dell’esercito Valery Zaluzhny, mentre Poroshenko e Tymoshenko si situerebbero molto più in basso, con rispettivamente il 10% e il 5,7%.
L'idea di nuove elezioni è una costante della propaganda del Cremlino, che ha sempre accusato Zelensky di essere un presidente illegittimo. Ora questa narrazione è sposata pure da Washington, nonostante molti repubblicani abbiano respinto le affermazioni di Trump su una presunta dittatura in Ucraina.
Sia Tymoshenko che Poroshenko si sono pubblicamente opposti a tenere votazioni prima della fine dei combattimenti, così come il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, un altro possibile candidato alla corsa presidenziale. Tuttavia, riferisce ancora POLITICO, Poroshenko e Tymoshenko stanno cercando di mostrarsi come politici con cui, per Trump, sarebbe più facile collaborare. Inoltre, i due sarebbero disposti ad acconsentire a «molte cose» che invece Zelensky non sembra disposto ad accettare.
Ruslan Bortnik, direttore dell'Istituto ucraino di politica, in tal senso, ha spiegato che nel Paese devastato dalle bombe si è di fronte «all'inizio di alcune fazioni politiche che stanno cercando di stabilire relazioni informali o di usare le connessioni che hanno con il Partito repubblicano o l'entourage di Trump per mostrare la propria volontà di lavorare con Washington». Secondo Bortnik, i segnali vengono anche lanciati pubblicamente, ma con parole «molto soft». Eppure diversi politici «stanno tenendo un comportamento indipendente per far vedere a Trump che sono pronti a giocare al suo gioco». Insomma, a Kiev ora la priorità è quella di ristabilire i rapporti con il presidente USA, dopo lo scontro nello Studio Ovale che ha scatenato scossoni nel Parlamento ucraino.
Anche l'opinione pubblica sta iniziando a cambiare riguardo alla guerra. Secondo un sondaggio condotto dall'Istituto ucraino di politica, circa un quarto della popolazione, composta in gran parte da militari e da parenti di chi combatte al fronte, desidera continuare a resistere finché i russi non saranno stati scacciati. Ma due terzi degli ucraini vorrebbero invece concentrarsi sui colloqui per porre fine al conflitto, con la metà degli intervistati pronta ad accettare importanti concessioni alla Russia. Putin non sarà arrivato fino a Kiev con i carri armati, ma una guerra sembra averla già vinta: ha spaccato l'Ucraina, l'Europa e gli Stati Uniti.