Com'è andata la prima fase di sperimentazione del ticket d'ingresso a Venezia?
Le settimane, dal 25 aprile, sono passate velocemente. E ieri, a Venezia è finita la prima fase di sperimentazione del ticket d'ingresso alla città. Contributo di cui si era discusso molto, per non dire moltissimo. Alcuni turisti che hanno visitato la Serenissima negli ultimi tempi, insomma, si sono visti costretti a sborsare cinque euro. Una misura valida, nello specifico, per i visitatori che desideravano entrare in città tra le 8.30 e le 16.00 nei fine settimana.
Quella del ticket d'ingresso doveva essere la soluzione per disincentivare il turismo di massa in alcuni periodi dell'anno. Ma anche per difendere Venezia, in tutta la sua bellezza e fragilità. Le cose, però, non sono andate esattamente come sperato. E, a dirla tutta, i primi campanelli d'allarme erano suonati già 24 ore dopo l'introduzione della misura.
Nel primo giorno di ingressi a pagamento, infatti, in città erano arrivate tante, tantissime persone. Decisamente troppe rispetto al numero ipotizzato. Il 25 aprile 2024, erano stati in 15.700 a pagare il contributo per accedere alla città. Un numero importante che, come si può facilmente calcolare, aveva fatto incassare al Comune 78.500 euro. Una cifra discussa. E parecchio. Se, da un lato, il sindaco della Serenissima, Luigi Brugnaro, si era detto «soddisfatto», dall'altra parte il fatto che così tante persone non si fossero lasciate intimorire dal ticket d'ingresso aveva sollevato qualche perplessità. E infatti, così è stato.
Ufficialmente, i dati sulla sperimentazione di questi mesi verranno diffusi solo nei prossimi giorni. Tuttavia, il Corriere del Veneto è riuscito a raccogliere qualche anticipazione sul risultato. E, secondo le prime indiscrezioni, tra il 25 aprile e il 13 luglio sono stati poco meno di 440 mila le persone che hanno pagato 5 euro per accedere alla Serenissima. In totale, dunque, sono stati incassati circa 2,2 milioni di euro. Una cifra superiore a quella prevista dal Comune e che, ancora una volta, mette in discussione l'efficacia della soluzione.
Nei dati divulgati nelle scorse ore, non figurano le cifre dell'ultimo weekend di sperimentazione appena terminato (13-14 luglio). Ciononostante, il risultato finale non dovrebbe discostarsi troppo da questa prima stima.
Detto in altre parole, i turisti non si sono fatti intimorire dal ticket d'ingresso. Tutt'altro. Persone da tutto il mondo hanno continuato a visitare Venezia, pagando il piccolo contributo per accedervi. Il turismo di massa, insomma, non si è placato. E la città non ha tirato alcun sospiro di sollievo, diversamente da quanto sperato. A essere esonerati dal pagamento, lo ricordiamo, sono state circa 1,1 milioni di persone, tra ospiti e parenti dei residenti, lavoratori, proprietari di second e case e studenti, oltre a 160 mila persone residenti nel Veneto.
L'obiettivo di rendere la città «più vivibile», dunque, non è stato raggiunto. Almeno in questa prima fase sperimentale. Dall'altra parte, però, la città ha incassato più di due milioni di euro, che ad oggi, non è ancora chiaro come verranno reinvestiti. Secondo quanto rivela Il Post, l'opzione più plausibile è che il Comune li impieghi per nuovi investimenti nell'organizzazione della città. Ma per ora, non sono ancora giunti dettagli in merito.
Alla luce di questi primi dati, sono sorte anche le prime perplessità. E le prime soluzioni alternative, per riuscire, una volta per tutte, a realizzare l'obiettivo mancato. Tra le opzioni, c'è quella di inserire un limite di giornaliero di turisti a Venezia. Come? Sfruttando il sistema che tiene traccia delle richieste per accedere alla Città. In sintesi, le persone che vogliono visitare la Serenissima dovrebbero continuare a sborsare 5 euro. Ma le entrate sarebbero limitate. Un numero chiuso, che però così chiuso non sarebbe. Una volta superato il limite di turisti, infatti, potrebbero comunque entrare a Venezia, semplicemente pagando un contributo più alto, di 10 euro. Una mossa, questa, che secondo i gruppi che contestano il ticket d'ingresso, non servirebbe in ogni caso a scoraggiare i visitatori. Ma che arricchirebbe solo il Comune.