Clima

Come cambia la quotidianità a causa della canicola

L'ondata di calore che ha colpito la Spagna ha rimesso al centro del discorso l'adattamento, sempre più difficile, dell'uomo alle temperature estreme – L'esempio di Écija, in Andalusia, fra turisti accaldati e falsi miti
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Marcello Pelizzari
28.04.2023 11:00

Fa caldo, in Spagna. Molto caldo. Un'ondata di calore precoce, con temperature estreme. A Cordoba, in Andalusia, il termometro ha superato i 38 gradi. In aprile. Roba da matti. «L'estate è arrivata molto presto quest'anno» fa notare Belén, cittadina di Écija. E il caldo, in questo angolo di Paese, inevitabilmente altera la quotidianità. Dagli orari di lavoro ai pasti. Già, convivere con la canicola – sempre di più – sta diventando un'arte. E una scuola di vita, fa notare il quotidiano La Vanguardia. Proprio a Écija, sulla via che unisce Cordoba a Siviglia nella valle del fiume Genil, un affluente del Guadalquivir, cittadina dal patrimonio storico importantissimo, nell'agosto del 1995 vennero raggiunti i 46,5 gradi.

25 gradi? Magari...

Il caldo e il calore dicono molto, se non tutto, di Écija dice alla Vanguardia Juan Méndez, 82 anni, autore di un libro dedicato alle bellezze locali. In particolare, citiamo le undici torri e i ventidue campanili. L'urbanistica, la disposizione delle case imbiancate, l'orario dei pasti come detto e quello dei negozi, il concetto della siesta. Ogni cosa, a Écija, è legata al caldo o, per dirla con Méndez, al «cielo pieno di piombo». Il fatto che la cittadina si trovi in una valle che trattiene il calore e attenua l'effetto delle notti fresche, di certo, non aiuta.

Alla domanda «come influisce la canicola sulle vostre vite?», la risposta è praticamente sempre la stessa. Le persone consumano parecchio gazpacho o salmorejo, una zuppa fredda tipica della zona di Cordoba a base di pomodoro, aglio, pezzi di pane duro, olio extravergine di oliva, aceto e sale. E bevono birra, tanta birra. Quella a chilometro zero, la Cruzcampo di Siviglia. I commercianti, a loro volta, sorridono alle richieste dei giornalisti che, in questi giorni di temperature elevate, stanno firmando reportage dalla regione. Dicono che il centro di Écija è vivace al mattino, in particolare il giovedì, giorno di mercato, ma che dalle 13.30 in avanti scatta una sorta di coprifuoco. E in giro, beh, si vedono soltanto i turisti. 

Una coppia di olandesi, intercettata proprio in centro, racconta di aver scelto l'Andalusia, ora, ad aprile, per evitare il caldo intenso dei mesi estivi. «Ci aspettavamo una temperatura massima di 25 gradi» affermano. E invece, il gran caldo è già arrivato. Le temperature massime registrate di questi giorni, hanno spiegato gli esperti, sono state provocate dal passaggio di un fronte di aria calda sulla penisola iberica proveniente dall’Africa, con l'aggiunta di una fase di lenta evoluzione delle condizioni atmosferiche dovuta all’alta pressione. È un fenomeno frequente, invero, che tuttavia si verifica solitamente a primavera inoltrata e/o in estate. Raramente così presto, insomma.

Di certo, il fatto che Écija sia conosciuta, anche all'estero, come la «padella dell'Andalusia» non aiuta il turismo, al di là della concorrenza, spietata, di Cordoba e Siviglia. «Si è creato il mito che, qui, si possano friggere le uova sui marciapiedi o sul selciato delle piazze viste le temperature estreme» sottolinea l'assessore responsabile del Turismo e dell'Ambiente, Sergio Gómez Ramos. Un mito che, appunto, fa passare in secondo piano l'eredità barocca della città.

L'anno più caldo

Il cambiamento climatico, in Spagna, sta colpendo forte. E le vicende di Écija, in fondo, ne sono una rappresentazione plastica. Ma, venendo incontro a Ramos, a soffrire del caldo sono anche altre città. Il caldo, questo caldo, ovviamente avrà ulteriori ripercussioni sulla siccità. Un problema noto, e gravissimo. Nelle prime tre settimane di aprile, dati alla mano, è caduto circa un quarto della pioggia che di norma cade in questo periodo dell’anno. È probabile, addirittura, che questo mese si riveli il più secco mai registrato nel Paese. Con conseguenze terribili per l'agricoltura e, ad esempio, la produzione di olio d'oliva

Nella speranza di ridurre i rischi, a livello di salute, per la popolazione diverse amministrazioni locali hanno messo in pratica procedure oramai standard in presenza di ondate di calore. Lezioni scolastiche in orari relativamente più freschi della giornata, rafforzamento dei mezzi pubblici per ridurre i tempi d'attesa, apertura anticipata delle piscine pubbliche e assistenza agli anziani, fra le altre cose.

A Écija, nella farmacia nei pressi della piazza principale, Plaza España, l'inviato della Vanguardia chiede se, visto il caldo, la clientela cerchi o abbia cercato farmaci particolari. «Sì, acqua fresca» la risposta.

Se è vero che un singolo evento meteorologico, come quello spagnolo, difficilmente è riconducibile al cambiamento climatico, è altrettanto vero che studi e ricerche, oramai, concordano su un aspetto: questi eventi non solo sono frequenti, ma sono sempre più estremi a causa del riscaldamento globale. Il 2022, non a caso, è stato il secondo anno più caldo mai registrato. E il 2023 non è certo cominciato meglio, con temperature più calde rispetto alla media, scarse piogge e riserve idriche messe a dura, durissima prova. Di «padelle» su cui cuocere uova, concludendo, ne esistono purtroppo tantissime. In ogni angolo.