Come difendere le navi mercantili dagli Houthi e dai pirati?
Sono arrivati dal nulla. In elicottero. Armati fino ai denti e, soprattutto, assicurandosi di riprendere l'assalto. Per poi diffondere, evidentemente, le immagini dell'«impresa» in rete. Gli Houthi, un gruppo ribelle yemenita, in prevalenza sciita, sostenuto dall'Iran, hanno conquistato il classico quarto d'ora di celebrità a fine novembre. Hanno assaltato la nave cargo Galaxy Leader in transito nel Mar Rosso, assumendo il controllo delle operazioni in brevissimo tempo. La nave è ancorata fuori dal porto di Hodeidah, nello Yemen. L'equipaggio, venticinque persone in tutto, è prigioniero degli Houthi.
Navigare nella regione senza problemi, scrivevamo allora, comporta alcuni rischi specifici. Dal Mar Rosso al Golfo di Aden, passando per il Golfo Persico, lo Stretto di Hormuz e il Golfo di Oman, la sicurezza delle navi cargo da anni è un tema scottante. L'intensificarsi della guerra fra Hamas e Israele, se possibile, ha peggiorato le cose. L'attacco alla Galaxy Leader, riconducibile all'imprenditore israeliano Abraham Ungar e proprio per questo presa di mira dai ribelli, non è rimasto isolato. Anzi, in queste settimane altri mercantili hanno riferito di aver subito attacchi. Come difendersi, allora? Quali strategie adottare? A chi chiedere aiuto, se caso? Domande, queste, rilanciate dalla BBC, chinatasi sulla vicenda.
Il sistema LRAD
Le prime azioni, in epoca moderna, in questo angolo di mondo risalgono ai primi anni Duemila. A seminare terrore, all'epoca, erano i pirati somali. Contro cui erano state impiegate una serie di armi più o meno sofisticate. Fra questi, citiamo i dispositivi acustici LRAD, in grado di trasmettere un tono sgradevole e disorientante ad alto, altissimo volume. Genasys, azienda tecnologica statunitense, ha spiegato che nel frattempo sono stati compiuti notevoli miglioramenti: se prima, infatti, questi toni potevano essere «lanciati» verso bersagli distanti quasi 500 metri, ora possono raggiungere i 3 mila metri. E far desistere, quindi, pirati e assalitori con un certo anticipo.
Molte grandi navi commerciali, oggi, viaggiano con sistemi LRAD installati e pronti all'uso. Anche la Marina militare degli Stati Uniti ne farebbe uso, lo stesso dicasi per alcuni proprietari di yacht. Eppure, nel 2008 i limiti di questa tecnologia erano emersi durante il dirottamento della MV Biscaglia, una nave cisterna, sebbene Genasys abbia spiegato alla BBC che durante l'assalto, in realtà, il sistema LRAD non era stato nemmeno utilizzato. Sia quel che sia, la cosiddetta arma sonica non è indistruttibile.
I metodi in disuso
Lo scenario internazionale, pensando anche al Mar Nero e alla guerra in Ucraina, racconta di pericoli più o meno ovunque per la navigazione. Commerciale, ma non solo. L'International Maritime Bureau o IMB, al riguardo, ha precisato che perfino la minaccia dei pirati somali non è stata completamente neutralizzata. Gli armatori, quantomeno, possono appoggiarsi sul manuale BMP 5, frutto del lavoro di varie organizzazioni del settore, nel quale sono riportate le «migliori pratiche» per proteggere la propria nave. Fra i suggerimenti, c'è perfino quella che potremmo definire un'operazione di camouflage. Citiamo: «Considerate di posizionare manichini ben costruiti in punti strategici della nave per dare l'impressione di un maggior numero di membri dell'equipaggio di guardia». Viene anche spiegato come evitare che gli ordigni esplosivi danneggino il ponte: «Le recinzioni a maglie di catena possono essere utilizzate per ridurre gli effetti di un RPG (lanciagranate portatile anticarro)».
Altre tecnologie, comunque, nel frattempo sono cadute in disuso, riferisce la BBC. Fra queste, il puntamento laser, che può, pardon poteva, essere utilizzato per abbagliare gli assalitori a distanze ravvicinate. A idearlo era stata la BAE Systems, che però ha raccontato alla BBC di non aver più alcun suo prodotto sulle navi mercantili al momento. Anche la rete, da lanciare in mare per mettere fuori uso le eliche delle navi con a bordo gli assalitori, non è un tema attuale: QinetiQ, la società che le produce, ha ribadito che le navi non ne stanno facendo uso.
Un'altra strategia legata al passato è quella legata all'impiego di cannoni ad acqua. La svedese Unifire AB, che ha fatto non poche fortune vendendo i suoi ugelli ad alta pressione, non ne produce però più. Con un raggio d'azione fino a 90 metri, erano in grado di sparare fino a 5 mila litri di acqua al minuto. Shaun Robertson di EOS Risk Group, una società di gestione della sicurezza, ha dichiarato alla BBC tutto il suo scetticismo circa questi metodi: «Se siete dei pirati, avete lanciagranate portatili anticarro e AK-47, beh, forse un getto d'acqua non vi scoraggerà».
Bersagli facili
A fermare o, quantomeno, ridurre la pirateria somala erano state le guardie armate a bordo. Oggi, società come Neptune P2P Group offrono contingenti di sicurezza agli operatori di navi commerciali. La domanda, prima dell'attuale crisi, era però diminuita drasticamente negli ultimi due anni. Detto ciò, è evidente che anche con uomini armati a bordo la situazione potrebbe sfuggire facilmente di mano nel caso in cui ad assalire una nave fossero gruppi politicizzati e fortemente addestrati come gli Houthi. Di più, se un membro della sicurezza dovesse sparare o uccidere un ribelle, le conseguenze potrebbero essere pesantissime.
Jakob Larsen, responsabile della sicurezza marittima in seno all'Associazione degli armatori, BIMCO, ha spiegato che – di fatto – per una nave mercantile è impossibile difendersi da attacchi che vadano oltre quelli di «semplici» pirati. Da una parte, assalitori come gli Houthi oggi dispongono di missili, droni carichi di esplosivo e altri sistemi altamente sofisticati, per tacere del loro grado di specializzazione, dall'altra invece le navi mercantili non possono installare sistemi antiaerei o antimissile.
Larsen, al riguardo, ha indicato quale unica, possibile soluzione il ritiro, da parte dell'equipaggio, in quella che ha definito «cittadella», una stanza sicura e blindata con cui è possibile comunicare con il mondo esterno e, forse, anche controllare la nave stessa. Una strategia comunque rischiosa, perché potrebbe inimicarsi le forze di dirottamento, di per sé già ostili.
Resta, infine, la possibilità che forze militari come la Marina militare statunitense si impegnino a scortare le navi nell'area del Mar Rosso. Una misura, questa, ritenuta secondo logica la più efficace, pensando anche alla fregata francese che, negli scorsi giorni, ha intercettato due droni. Altrimenti, i mercantili rimarranno sempre dei bersagli facili, troppo facili agli occhi dei malintenzionati.