Come funziona l'Iron Dome, la Cupola di Ferro che protegge Israele
Il suo nome, Iron Dome, in italiano suona più o meno come Cupola di Ferro. È il sistema di difesa missilistico israeliano, utilizzato per intercettare e neutralizzare i razzi lanciati dal nemico. Hamas, storicamente, mentre in queste ore Iron Dome ha lavorato tanto, tantissimo – oseremmo dire senza sosta – per respingere l'attacco missilistico dell'Iran. Lo stesso aveva fatto lo scorso aprile, sempre in risposta a un massiccio attacco con droni e missili da parte di Teheran. Assieme a Iron Dome, hanno lavorato anche gli altri sistemi di difesa: la Fionda di Davide e i due Arrow.
Iron Dome, banalmente, è formato da una decina di sistemi di difesa sparsi su tutto il territorio israeliano. Parliamo di sistemi mobili, che possono quindi essere spostati a seconda del momento e delle necessità. Ognuno di questi sistemi, in gergo, è chiamato batteria e, a sua volta, è composto da tre componenti: un sistema radar, un centro di controllo ed elaborazione dati e tre-quattro unità di fuoco. Ogni unità può contare su 20 missili e, in seguito, può essere ricaricata.
D'accordo, ma come funziona, nel concreto, Iron Dome? Quando un razzo viene lanciato e si dirige verso Israele, il sistema radar lo rileva a una distanza variabile fra i 3 e i 72 chilometri e, immediatamente, calcola la sua traiettoria. Se il razzo – secondo il sistema – non rappresenta una minaccia, il centro di controllo ed elaborazione dati dà il via libera affinché si schianti al suolo, preservando così i missili delle unità di fuoco. Logico, considerando che ogni missile costa circa 50 mila dollari. In caso contrario, viene effettuato il lancio di un missile, a volte due per avere la certezza assoluta che il bersaglio venga abbattuto.
Il missile lanciato da Israele, si badi, non si scontra direttamente con l'oggetto nemico. Al contrario, si avvicina all'obiettivo e, una volta arrivato alla giusta distanza, esplode. La deflagrazione e le conseguenti schegge metalliche distruggono l'obiettivo nemico.
Lo sviluppo di Iron Dome è cominciato nel 2007, a dicembre. Il progetto, costato diversi miliardi di dollari, è diventato realtà grazie all'aiuto finanziario degli Stati Uniti. La sua realizzazione è durata quattro anni circa. Nel 2011, la Cupola di Ferro a protezione di Israele e dei cittadini israeliani è diventata pienamente operativa. Da allora, non ha mai smesso di lavorare. Intercettando missili, razzi e – come nel caso dell'attacco iraniano di aprile – anche droni. Si stima che il suo tasso di successo sia compreso fra l'80% e il 90%.
Israele, come missile intercettore, utilizza il cosiddetto Tamir. Lungo tre metri, ha un diametro di 16 centimetri e pesa 90 chilogrammi. Sulla sua punta, è installata la tecnologia che consente al missile di esplodere automaticamente a una certa distanza dal bersaglio. In inglese si parla di proximity fuse. Dotato di alette stabilizzatrici e sensori elettro-ottici, una volta lanciato può cambiare traiettoria in volo.
Detto di Iron Dome, nel contrastare l’attacco di ieri hanno avuto un ruolo importante, se non fondamentale, anche i sistemi Arrow 2 e Arrow 3, sviluppati con Boeing e pensati per contrastare i vettori balistici come i Fattah iraniani oltre l’atmosfera. A guidare questi sistemi un radar, parte di una rete di tracciamento. Come riferisce la BBC, è ipotizzabile che alla difesa del territorio israeliano abbia contribuito anche la cosiddetta Fionda di Davide, che ha lo scopo di distruggere razzi a lungo raggio, missili da crociera e missili balistici a medio o lungo raggio da una distanza fino a 300 chilometri.