Come un animale braccato: la corsa di Biden verso la fine?
La caccia è un tema ricorrente dell'arte medievale. Si tratta di un'attività che i signorotti dell'epoca praticavano – spesso e volentieri – a cavallo, con mute di cani impegnate nello stanare e sfiancare le prede. Frequentemente, le quasi millenarie raffigurazioni arrivate fino a noi mostrano grossi mastini rincorrere cervi feriti, o azzannare cinghiali in fuga. Disegni, ricami, incisioni che – per quanto prive dei fedeli dettagli di più recenti opere iperrealistiche – sono in grado di trasmettere con efficacia la sensazione di disperata frenesia provata dagli animali, tutti gli animali, negli ultimi istanti, quelli che separano la vita dalla morte.
Non riusciamo a toglierci questa immagine dalla mente quando, nelle ultime settimane – e ancor più negli ultimi giorni, nelle ultime ore –, abbiamo guardato al presidente statunitense Joe Biden e alla sua corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca. Sì, la sensazione è che, lo scorso 27 giugno, Biden abbia cambiato ruolo in questa metaforica caccia. E che, abbandonati i panni di un signore feudale sulle tracce di una riconferma a Washington, abbia vestito quelli di una bestia braccata. È infatti dal giorno della celebre débâcle, ferito nel dibattito con Donald Trump, che Biden è costretto a difendere i garretti dai morsi di avversari e – soprattutto– alleati che, agitati dal sentore del primo sangue, ne domandano il ritiro.
Nel corso di una dura conferenza stampa, ogni parola analizzata e soppesata da sostenitori e detrattori, ieri Biden è riuscito – pur fra inciampi, sbandate e le immancabili gaffe – a garantire nelle risposte una linearità sufficiente a evitare il colpo di grazia. «C'è una lunga strada da percorrere in questa campagna e quindi io... continuerò a muovermi», ha affermato il presidente. Eppure, fra gli analisti statunitensi la lettura appare univoca: l'inquilino della Casa Bianca è riuscito, con grandi difficoltà, solo a rimandare l'inevitabile.
Questa corsa – ormai una fuga – avrà presto fine? Non sempre a trionfare è il cacciatore. Ma l'emorragia, per Biden, sembra inarrestabile. I fianchi scoperti, il presidente statunitense si ritrova ormai accerchiato dal crescente numero di rappresentanti democratici che, dalla Camera, ne chiede il pensionamento. Una richiesta sostenuta dal silenzio complice di Barack Obama e, pare, addirittura incoraggiata dalla ex speaker Nancy Pelosi.
E dopo tanto correre, Biden sembra aver capito. Qualche giorno fa, parole sue, solo «the Lord Almighty», il Signore Onnipotente, avrebbe potuto impedirgli di ripresentarsi a novembre nello scontro con Trump. Ora, invece, come da lui fatto intendere nella già citata conferenza, un passaggio di testimone – a Kamala Harris, ovvio – sarebbe possibile, ma solo se gli «venisse detto che non c'è possibilità (per lui, ndr) di vittoria». Una bella differenza.
Gli ultimi sondaggi elettorali, intanto, vedono Biden e Trump ancora appaiati in un 46-47%, mentre Kamala Harris batterebbe il tycoon con il 49 punti contro 47. La battuta di caccia potrebbe concludersi presto.