L’analisi

Con il crollo delle Twin Towersl’Occidente si scopre più vulnerabile

Vent’anni fa con gli spaventosi attentati negli USA dell’11/9 si apre l’era del terrore di matrice islamica
Il fumo sale dalle Torri Gemelle in fiamme del World Trade Center dopo che due aerei dirottati si sono schiantati contro le Torri l’11 settembre 2001 a New York ©AP Photo/Richard Drew
Osvaldo Migotto
11.09.2021 06:00

Dirottando quattro aerei di linea, 19 uomini di al-Qaeda seminano il terrore sul suolo statunitense causando quasi tremila morti e oltre seimila feriti. Nell’attacco vengono presi di mira i simboli del potere economico (le Torri Gemelle) e militare (il Pentagono) statunitense. Quell’11 settembre di vent’anni fa l’America e il mondo intero scoprono quanto spietati e temibili possano essere gli estremisti islamici.

A cogliere impreparata l’unica superpotenza mondiale sono stati i terroristi di al-Qaeda guidati da Osama bin Laden, discendente di una ricca famiglia saudita che durante gli studi universitari assorbe la dottrina islamica estremista dei fratelli musulmani. A sorprendere l’Occidente dopo i massacri dell’11/9 sono state la notevole disponibilità di mezzi, la capacità logistica e organizzativa mostrate dai terroristi. Vi è chi punta il dito contro Riad, visto che i 19 dirottatori erano tutti sauditi. Sul fronte USA emerge invece il cattivo coordinamento, se non l’aperta rivalità esistente, tra le agenzie di intelligence del Paese.

Colpiti punti nevralgici
Di riflesso l’intero Occidente si sente all’improvviso più vulnerabile di fronte a un estremismo islamico che prima dell’11 settembre 2001 aveva già colpito duramente (si veda l’articolo qui a lato su bin Laden), ma mai si era spinto a prendere di mira i punti nevralgici del più potente dei Paesi occidentali. Oltre alle devastanti conseguenze umane per le famiglie delle vittime degli attentati, la distruzione del World Trade Center (i cui uffici si trovavano nelle Torri Gemelle) danneggia l’economia della Lower Manhattan e ha un significativo impatto sui mercati globali, causando anche la chiusura di Wall Street fino al 17 settembre. Pesanti le ripercussioni subite anche dai settori dell’aviazione civile e del turismo, con un drastico calo dei voli causato dalla psicosi degli attentati terroristici. Non solo, l’11/9 approfondisce il fossato culturale tra Occidente e mondo islamico. Libri quali «La rabbia e l’orgoglio» della scrittrice Oriana Fallaci, sottolineano quanto profonde siano le differenze tra i valori in cui si identifica il nostro mondo e quelli su cui si basano le società dei Paesi musulmani.

Inoltre l’11/9 avvia una stagione di conflitti armati le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi sia nel mondo islamico che in quello occidentale. Il 7 ottobre 2001 inizia infatti la guerra USA, su ordine dell’allora presidente George W. Bush, contro il regime dei talebani in Afghanistan che si era rifiutato di consegnare a Washington Osama bin Laden. L’operazione militare americana, lanciata per colpire i responsabili degli attentati dell’11/9, viene denominata «Enduring Freedom». A fine dicembre i talebani sono costretti a lasciare Kabul, e Osama bin Laden deve fuggire dal Paese. Nasce il Governo di transizione guidato da Hamid Karzai.

Il 1. maggio 2003, con un eccesso di ottimismo, il presidente Bush annuncia «missione compiuta» in Afghanistan. Poco prima, il 20 marzo 2003, gli USA, alla guida di una coalizione internazionale, si erano lanciati contro il regime di Saddam Hussein per liberare l’Iraq dallo spietato dittatore dotato di «armi di distruzione di massa». Armi che non saranno mai trovate.

La nascita dell’ISIS
L’occupazione dell’Iraq, terminata il 18 dicembre 2011 con il passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene insediate con la benedizione di Washington, favorirà la nascita dell’ISIS (Islamic State of Iraq and Syria). Nel 2004 Abu Musab al-Zarqawi fonda lo «Stato Islamico dell’Iraq» per combattere l’occupazione USA del Paese e il Governo iracheno sciita sostenuto da Washington. È l’inizio di un lungo e sanguinoso conflitto asimmetrico, nel quale da un lato sono schierate forze armate convenzionali, mentre sul fronte opposto operano miliziani che agiscono in modo autonomo (anche se foraggiati da alcuni regimi musulmani) e sono in grado di attrarre l’attenzione dei media grazie ad azioni terroristiche spaventose e di grande impatto psicologico. Nel giugno del 2014 Abu Bakr al-Baghdadi proclama la nascita dello Stato islamico (ISIS) nell’area compresa tra la Siria nord-orientale e l’Iraq. Ma il terrore di matrice islamica raggiungerà anche l’Europa e altri Paesi occidentali. A 20 anni dai tragici fatti dell’11/9 a Kabul sono tornati al potere i talebani, l’estremismo islamico torna a far paura.

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