«Con la probabile rielezione, Macron farebbe un vero exploit»
Il secondo turno delle presidenziali francesi del 24 aprile sarà un «referendum» sul presidente Emmanuel Macron e l’avversaria Marine Le Pen. Ne è sicuro il politologo Gérard Grunberg, direttore di ricerca al Centre national de la recherche scientifique di Parigi.
Professor Grunberg, Macron ha chiuso il primo turno di domenica al 27,84%, distanziando con più di quattro punti la rivale Le Pen, dietro al 23,15%. L’inquilino dell’Eliseo si può ritenere soddisfatto di questo risultato?
«Penso di sì, perché è un presidente uscente che ha fatto meglio della volta precedente (nel 2017 ottenne il 24%, n.d.r.) nonostante le crisi che hanno segnato il suo mandato, come quelle dei gilet gialli o del coronavirus. Ricordo che l’ex presidente François Hollande, al termine del quinquennio, aveva un tasso di popolarità al 12%, per questo decise di non ripresentarsi. Nicolas Sarkozy, invece, perse quando si ricandidò, così come Valéry Giscard d’Estaing. Con una rielezione, ipotesi che mi sembra più che probabile, Macron riuscirebbe in un vero e proprio exploit».
Il «fronte repubblicano», che in passato ha più volte impedito la vittoria all’estrema destra, reggerà anche stavolta?
«Penso che lo sbarramento terrà. Le Pen, è vero, è riuscita nella trasformazione in moderata e ha fatto un punteggio molto buono al primo turno. Se si aggiungono i voti ottenuti da Eric Zemmour, arrivato al 7%, potrà raggiungere però il 30%, che non basterà per vincere. Credo che la maggioranza dei francesi non sia ancora pronta oggi a scegliere Le Pen».
Su quali temi insisterà maggiormente Macron nelle prossime due settimane?
«Parlerà molto di politica estera, in particolare della costruzione europea e della crisi ucraina. Sono dossier sui quali il presidente ha una buona argomentazione. Il programma di Marine Le Pen, invece, è profondamente anti-europeo e molto filo-putiniano. Presenta punti come l’uscita dalla NATO e si rifiuta di fornire armi agli ucraini».
Jean-Luc Mélenchon, leader del movimento della sinistra radicale La France Insoumise, è arrivato terzo, sfiorando la qualificazione al ballottaggio con il 22%. Come si comporterà il suo elettorato?
«Il candidato ha ottenuto più voti rispetto a cinque anni fa (quando raccolse il 19,6 per cento, n.d.r.) e, proprio come nel 2017, non ha lanciato un appello a votare per Macron. Però ha chiaramente affermato che non bisognerà votare per la candidata del Rassemblemet National, e questo avrà sicuramente un peso. C’è una parte dell’elettorato mélenchonista che darà la sua preferenza a Marine Le Pen ma, complessivamente, la maggioranza dei suoi simpatizzanti detesta più Le Pen che Macron. Non c’è alcun dubbio che su temi come immigrazione e identità siano più vicini a Macron».
Quindi il presidente orienterà il suo discorso su temi cari alla sinistra per portare a sé quei voti?
«Il discorso di domenica, fatto dopo le prime proiezioni, era nettamente più orientato a sinistra che a destra. Del resto, nel corso del suo mandato è stato fatto tanto in questa direzione benché spesso si dica il contrario».
Cosa succederà nei prossimi giorni?
«È iniziata una nuova campagna elettorale. Il momento decisivo arriverà con il dibattito televisivo tra i due candidati. Macron ha più frecce nella faretra rispetto a Le Pen, soprattutto sulle tematiche europee ma anche su quelli sociali».
Sociali? Le Pen in questi giorni ha puntato molto su questo aspetto, soprattutto con la difesa del potere d’acquisto.
«Il Governo ha speso molto nella protezione dei cittadini. Questo consentirà a Macron di potersi difendere dagli attacchi della rivale. Al primo turno molti elettori hanno votato contro Macron ma il 24 aprile si ritroveranno a scegliere tra il presidente uscente e Marine Le Pen. Non è la stessa cosa. Per questo penso che il voto previsto tra due settimane gli sarà favorevole».
L’astensione domenica è arrivata al 26,31%. Un dato importante che rischia di confermarsi anche al secondo turno. Chi sarà più penalizzato?
«Difficile affermarlo con certezza. Molti si sono astenuti perché non amano Macron, ma la sua sfidante è molto più detestata. Una simile tendenza dovrebbe quindi facilitare il lavoro al presidente uscente».
Guardando i risultati sulla cartina elettorale, Macron ha preso più voti nelle zone ad ovest della Francia, mentre Le Pen è ancora una volta andata forte al nord e nel sud-est. Siamo dinnanzi a una polarizzazione del voto sul piano geografico?
«Per il Rassemblement National non è cambiato nulla rispetto ai tempi in cui era guidato dal padre di Marine, Jean-Marie, e si chiamava Front National. Ci sono però altre variabili che devono essere prese in considerazione da questo punto di vista: nel centro delle città si vota per Macron, mentre nelle campagne francesi si sceglie Le Pen. Quest’ultima, a differenza del suo avversario, ha un elettorato molto più operaio».
Il primo turno di domenica ha decretato anche una sonora sconfitta per i tradizionali partiti di centro-destra e di centro-sinistra. I repubblicani di Valérie Pécresse sono arrivati sotto al 5%, mentre i socialisti di Anne Hidalgo non hanno superato nemmeno il 2%.
«Sono formazioni politiche ormai morte. Ieri Pécresse ha dichiarato che voterà per Macron, mentre il deputato Eric Ciotti, che incarna la destra più radicale del suo partito, ha affermato il contrario. Questo vuol dire che i Repubblicani non esistono più, esattamente come è già avvenuto per il Partito socialista cinque anni fa. Adesso bisognerà osservare come l’estrema destra e l’estrema sinistra si riorganizzeranno. Siamo in un momento molto particolare e importante per la riorganizzazione della politica francese».
Assisteremo quindi a una ricomposizione del panorama politico francese?
«I due grandi partiti di cui abbiamo appena parlato sono rimasti schiacciati. Si va verso un nuovo paesaggio dove ci sarà un centro molto forte insieme a una destra e una sinistra estreme».