«Concedo la vittoria, non la lotta per i diritti e la libertà»
Dall’assalto al Campidoglio a un cortese invito alla Casa Bianca per programmare il passaggio di consegne. Quattro anni fa, forse per la prima volta nella storia, il presidente uscente non accolse il successore a Washington né assistette al giuramento. Tra Donald Trump e Joe Biden non ci fu nemmeno una stretta di mano. Le cose sono cambiate. Oggi Biden ha chiamato il presidente eletto per congratularsi con lui per la vittoria e per invitarlo alla Casa Bianca per discutere della transizione. Un altro stile, non c’è che dire.
La telefonata della vicepresidente
Lo stesso vale per Kamala Harris che, prima di prendere la parola sul palco montato nel prato della Howard University, ha chiamato Donald Trump al telefono per congratularsi e «concedergli» la vittoria. Un gesto, anche questo, che quattro anni fa il tycoon si guardò bene dal fare, insistendo sulla tesi di brogli assolutamente inesistenti.
Il breve comizio
«Il mio cuore oggi è pieno di gratitudine per la fiducia che avete riposto in me, pieno di amore per il nostro Paese e pieno di risolutezza - ha detto nel suo breve discorso la vicepresidente - Il risultato di queste elezioni non è quello che volevamo, non è quello per cui abbiamo combattuto, ma ascoltatemi quando dico che la luce della promessa dell’America brillerà sempre luminosa, finché non ci arrenderemo e finché continueremo a combattere».
«Accettare il risultato»
Kamala Harris ha ringraziato il presidente Joe Biden per la fiducia e il sostegno ricevuto, lo stesso ha fatto con il suo vice designato, Tim Walz. Subito dopo ha detto di voler lavorare con il presidente eletto Donald Trump per trasferire pacificamente il potere. «So che le persone stanno provando e sperimentando una serie di emozioni in questo momento. Lo capisco, ma dobbiamo accettare i risultati di queste elezioni», ha ripetuto.
I sogni degli americani
«Anche se concedo queste elezioni, non concedo la lotta che ha alimentato questa campagna - ha tuttavia sottolineato Kamala Harris - La lotta per la libertà, per le opportunità, per l’equità e la dignità di tutte le persone, una lotta per gli ideali al centro della nostra nazione, gli ideali che riflettono l’America al nostro meglio. Questa è una lotta a cui non rinuncerò mai. Non rinuncerò mai alla lotta per un futuro in cui gli americani possano perseguire i loro sogni, le loro ambizioni e le loro aspirazioni, in cui le donne d’America abbiano la libertà di prendere decisioni sul proprio corpo e non abbiano il Governo che dice loro cosa fare. Non rinunceremo mai alla lotta per proteggere le nostre scuole e le nostre strade dalla violenza delle armi, non rinunceremo mai alla lotta per la nostra democrazia, per lo Stato di diritto, per una giustizia equa e per l’idea sacra che ciascuno di noi, non importa chi siamo o da dove veniamo, ha diritti e libertà fondamentali».
«Non è il momento di alzare le mani»
Gettando uno sguardo al futuro, Kamala Harris ha infine esortato tutti a rimanere impegnati nel processo democratico. «La lotta per la nostra libertà richiederà un duro lavoro, ma come dico sempre, il duro lavoro è un buon lavoro. Il duro lavoro può essere un lavoro gioioso». E a chi teme il ritorno di Trump in carica, Harris ha ripetuto di non lasciarsi sopraffare dal dolore. «Non disperate. Questo non è il momento di alzare le mani. Questo è il momento di rimboccarsi le maniche. Questo è il momento di organizzarsi, di mobilitarsi e di rimanere impegnati per il bene della libertà, della giustizia e del futuro che tutti sappiamo di poter costruire insieme».