Concorrenza sleale nei cieli? Il boom dei vettori cinesi dopo le sanzioni alla Russia
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La guerra in Ucraina e la chiusura dello spazio aereo russo alle compagnie occidentali, in risposta alle sanzioni internazionali pronunciate nei confronti di Mosca, da oramai tre anni costringono molti vettori europei a fare di necessità virtù o, se preferite, a vivere di rinunce (qui, qui e qui per le puntate precedenti).
Lo scorso agosto, per dire, British Airways ha annunciato che non avrebbe più volato fra Londra e Pechino da ottobre 2024 fino (almeno) a novembre 2025. I motivi? Due, essenzialmente. L’uno conseguenza dell’altro, verrebbe da dire: la chiusura dello spazio aereo russo e la debole domanda da parte dei passeggeri, attratti dalle compagnie cinesi che, al contrario, possono sorvolare tranquillamente il territorio della Federazione Russa dal momento che la Cina sin qui non ha aderito all’ondata di misure. C’è chi, in questo senso, ha parlato a più riprese di svantaggio competitivo: vettori come Air China e China Southern hanno beneficiato e non poco della situazione, potendo offrire il servizio da e per l’Europa con tempi di percorrenza più brevi rispetto alle compagnie europee.
Non finisce qui, perché Lufthansa per l’orario invernale 2024-2025 ha deciso di cancellare del tutto la rotta Francoforte-Pechino. Lasciando, di fatto, campo libero ai cinesi. Ufficialmente, il colosso tedesco ha motivato la sua decisione con il calo dei viaggiatori d’affari post pandemia. Ma è evidente che, come per British Airways, anche per Lufthansa la chiusura dello spazio aereo russo è un problema. Serio.
Riassumendo al massimo, potendo usufruire dello spazio aereo russo i vettori cinesi possono offrire voli più brevi. Di riflesso, le compagnie del Dragone usano meno cherosene e, parallelamente, possono fare leva sul prezzo mettendo in vendita biglietti a buon mercato. Di che essere (più) attrattivi, insomma. Lo scorso autunno, sul tema, KLM è entrata a gamba tesa. L’amministratrice delegata della compagnia olandese, Marjan Rintel, ha invitato apertamente l’Unione Ehropea a intervenire contro queste «condizioni di concorrenza sleale».
I dati, d’altro canto, sono eloquenti. Il portale aeroTELEGRAPH, in queste ore, ha pubblicato quelli condivisi dall’Associazione federale dell’industria tedesca ed elaborati dal Centro aerospaziale tedesco. Dati che mostrano l’ascesa, in termini di quote di mercato, dei vettori cinesi negli anni lungo le tratte fra l’Europa e la Cina, Hong Kong compresa. Per dire: siamo passati dal 35% del 2010 al 42% del 2019, fino ad arrivare al 56% del 2023 e al 61% del 2024. Una crescita importante, a discapito appunto delle compagnie europee. Il calo dei vettori in quota UE, evidentemente, ha favorito anche compagnie di altri Paesi, la cui quota lungo le rotte fra Europa e Cina ha oscillato fra il 10 e il 14% in questi anni.
Rimanendo alla sola Germania, se è vero che nel 2010 il mercato da e per la Cina era comunque già dominato dai vettori del Dragone (44% contro il 34% delle compagnie tedesche) è altrettanto vero che la Cina nel 2024 è salita al 56% mentre i vettori tedeschi sono scesi al 21%. Le cose, di per sé, non sembrano destinate a migliorare: la prossima estate, conclude sempre aeroTELEGRAPH, Lufthansa intende volare solo 10 volte a settimana fra Francoforte e Shanghai invece delle 14 volte previste. Un altro segnale che tradisce una certa resa da parte delle compagnie europee. Nell’attesa e nella speranza, evidentemente, che lo scenario cambi.