Russia

Condannato per l'omicidio di Anna Politkovskaya, è stato graziato per aver combattuto in Ucraina

È l'incredibile vicenda di Sergei Khadzhikurbanov, che ha beneficiato di un decreto presidenziale di Vladimir Putin per ritrovare la libertà – Nel 2014 era stato condannato a vent'anni – La reazione della famiglia e di Novaya Gazeta: «Una mostruosa ingiustizia»
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Red. Online
14.11.2023 17:30

Sergei Khadzhikurbanov è un uomo libero. Ha ricevuto la grazia dopo aver combattuto in Ucraina, secondo quanto comunicato dal suo avvocato. Nulla di strano, per certi versi: si tratta, infatti, di una pratica oramai comune in Russia. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, infatti, l’esercito e i gruppi paramilitari russi hanno reclutato decine di migliaia di detenuti con la promessa che – dopo sei mesi di guerra – sarebbe stata concessa loro la grazia. Una pratica, questa, usata soprattutto dal Gruppo Wagner, sciolto in seguito al fallito golpe e alla morte del suo leader, Yevgeny Prigozhin. Dopo lo scioglimento del gruppo Wagner l’esercito continua a reclutare detenuti, ma in misura molto minore. Il fatto è che Khadzhikurbanov, ex agente di polizia di Mosca ed ex membro delle forze speciali, non è un cognome qualunque. Nel 2014, era stato condannato a vent'anni per omicidio. Con lui e come lui, altri quattro uomini. Tutti e cinque avevano partecipato all'uccisione della giornalista Anna Politkovskaya, nel 2006.

L'avvocato di Khadzhikurbanov, Alexei Mikhalchik, ha dichiarato che la grazia è arrivata dopo che il suo assistito ha completato un turno di sei mesi al fronte. Come da contratto. La famiglia di Politkovskaya ha definito la decisione una «mostruosa ingiustizia». Giornalista investigativa, critica della guerra russa in Cecenia, la donna era stata uccisa in un ascensore del suo condominio. Aveva 48 anni. La sua attività per il quotidiano Novaya Gazeta aveva saputo conquistare i riflettori dell'Occidente, grazie a indagini capillari – in particolare – sugli abusi commessi dai russi in Cecenia. I suoi articoli, fortemente critici nei confronti del presidente Vladimir Putin, all'epoca dei fatti al suo secondo mandato, e della leadership cecena, avevano irritato e pure parecchio le autorità.

In una dichiarazione congiunta, Novaya Gazeta e i figli di Anna Politkovskaya, Ilya e Vera, hanno affermato che nessuno di loro era stato informato della grazia. Spiegando, altresì, che in tutti questi anni non sono stati fatti gli sforzi necessari gli altri responsabili dell'omicidio. A cominciare dai mandanti, mai identificati. «Per noi, questo perdono non è una prova della redenzione e del rimorso dell'assassino» si legge nella dichiarazione. «È un fatto mostruoso di ingiustizia e di illegalità, una profanazione della memoria di una persona uccisa per le sue convinzioni e per aver fatto il suo dovere professionale».

Khadzhikurbanov è stato riconosciuto colpevole, in particolare, di aver fornito supporto logistico all'omicidio. «Come combattente delle forze speciali, Khadzhikurbanov è stato invitato a firmare un contratto per partecipare all'operazione militare speciale» ha dichiarato il suo avvocato all'AFP. «Alla scadenza del contratto, è stato graziato con un decreto presidenziale». E decreto presidenziale, beh, fa rima ovviamente con Cremlino e Vladimir Putin.

Al processo per omicidio del 2014, Rustam Makhmudov era invece stato condannato all'ergastolo per aver premuto il grilletto. Anche suo zio, Lom-Ali Gaitukayev, era stato incarcerato a vita. I due fratelli di Makhmudov, Dzhabrail e Ibragim, erano invece stati condannati a 14 e 12 anni. Da scontare in una colonia penale.

La Corte europea dei diritti dell'uomo, a suo tempo, aveva condannato la Russia per non aver preso provvedimenti adeguati per trovare i mandanti dell'omicidio della Politkovskaya.

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