Guerra

Cosa pensano i soldati russi? «Che Putin è un tizio pieno di botox che si sente un imperatore»

Dopo 11 mesi al fronte in Ucraina, le durissime critiche di un ex soldato: «Equipaggiamento inadeguato, uomini inesperti che si sparano tra loro e punizioni corporali»
©SERGEY GUNEEV/SPUTNIK/KREMLIN POOL
Michele Montanari
11.01.2024 12:00

Soldati inesperti che si sparano tra loro. Equipaggiamento inadeguato. Punizioni corporali. Problemi di alcolismo. E una convinzione: «Putin è un fot**to str**zo che si crede un imperatore». Le durissime critiche all'esercito e al presidente russo arrivano da un soldato che ha scelto volontariamente di combattere in Ucraina. La sua esperienza da incubo è durata 11 mesi, fino a quando ha ottenuto il congedo ed è fuggito dalla Russia. L’uomo ha raccontato tutto, restando ovviamente anonimo, al quotidiano indipendente iStories. Si è arruolato nell’esercito nell’agosto del 2022, firmando un contratto a breve termine, di quattro mesi, che alla fine sono diventati undici. «Non sono andato in guerra per ragioni ideologiche. Volevo solo vedere l'azione militare, fin da quando ero bambino. Sono cresciuto leggendo libri sulle forze speciali e sulla guerra e volevo viverla in prima persona. In modo che se qualcuno si fosse vantato delle proprie imprese, avrei potuto dire: “Perché me lo racconti? Anch'io ho visto tutto”», racconta l'ormai ex soldato, criticando le ragioni del conflitto: «Questa guerra è iniziata perché un tizio pieno di botox si crede un imperatore». Un sentimento anti-putiniano, secondo la fonte, condiviso dal «99% dei soldati volontari» che considerano lo «zar» «un fott**o str**zo (il sito Meduza usa l’espressione inglese “fucking cunt”)». Secondo l'ex combattente, «i sentimenti di cieco patriottismo sono in realtà solo da qualche parte nelle retrovie», mentre «in prima linea durano solo finché non si viene colpiti dal primo proiettile: tutti quelli che hanno trascorso mesi al fronte si augurano di poter di andar via di lì (dall’Ucraina, ndr) e non tornare mai più».

Non mancano poi critiche alle enormi lacune dell'apparato militare russo: «Sapevo che l’esercito fosse un posto abbastanza stupido, ma all’epoca pensavo che con l’azione militare e la mobilitazione, le cose in qualche modo sarebbero migliorate. Al Ministero della Difesa piace parlare bene del nostro “potente esercito”, ma in realtà hanno fatto una gran cazzata». Già, perché secondo il soldato, che ha raccontato di non aver mai prestato servizio e di aver fatto solo due settimane di addestramento prima di andare al fronte, sarebbe l'incompetenza a regnare sovrana. Ad aiutare, nel suo caso, sono stati i manuali e Internet, da cui ha imparato, ad esempio, le tecniche per scavare trincee: «Le cose principali, sui vari tipi di armi, le ho apprese da un canale YouTube ucraino», ha ammesso. Dal racconto dell'uomo emerge poi l'inadeguatezza dell'equipaggiamento russo, come la mancanza di sacchi a pelo nelle fredde notti vicino a Kherson, o l’utilizzo di giacche taglia XXL, talmente larghe da poter vestire due soldati contemporaneamente: «Non riesco a capire come il nostro possa essere considerato il secondo esercito più grande del mondo. Allora, che aspetto può avere il terzo? Usano archi e lance e si tirano sassi mentre corrono indossando i pantaloni della tuta?», ironizza l’uomo. E poi, ancora, il problema del cosiddetto «fuoco amico» (quando soldati dello stesso schieramento si sparano erroneamente tra di loro, ndr): «La prima morte a cui ho assistito è stata quella di un soldato arrivato con me, era mio amico: è stato ucciso dai nostri. L'unità è stata divisa in due, una parte è andata a prendere d'assalto una roccaforte ucraina. Sembrava che l'avessero conquistata, ma hanno subito una batosta: due persone sono morte e le altre sono rimaste ferite. Mentre i feriti stavano tornando - era ancora buio - il mio amico si è messo a correre verso di noi gridando “Chebarkul” (la parola usata per indicare la sua appartenenza all'unità, ndr), ma l’uomo di guardia in quel momento, preso dal panico, gli ha sparato». Il soldato riferisce inoltre di personale totalmente impreparato a combattere: «Un giovane continuava a chiederci: "Come si usa un lanciagranate?". Quando poi ha sparato, l'esplosione gli ha fatto saltare un braccio ed è morto».

Il soldato riferisce di altri casi di impreparazione dal punto di vista militare, dai cecchini ai granatieri, criticando il loro atteggiamento: «Questi idioti, con la loro eccessiva sicurezza, incompetenza e mancanza di capacità professionali hanno portato alla morte di molte persone. Diversi ragazzi sono morti solo perché non erano in grado di scavare una trincea. La maggior parte delle perdite è legata a una sola cosa: la stupidità». Senza contare i casi di punizioni corporali inflitte dagli ufficiali ai soldati disobbedienti, imprigionati nelle fosse e spesso picchiati così forte da farli letteralmente «cagare addosso», nonché i problemi di alcolismo. L’ex combattente ricorda la situazione venutasi a creare in un villaggio occupato dai russi nella regione di Lugansk, dove si «beveva tutto il giorno» perché «basta andare in città, comprare qualche chilo di zucchero, acqua e lievito e puoi produrre alcol».

L’uomo ha deciso di fuggire dopo aver ottenuto il congedo per la prima volta, lasciando il Paese attraverso Go by the Forest (un’organizzazione che aiuta i russi a evitare di finire a combattere in Ucraina, fornendo loro anche aiuto psicologico per i traumi di guerra). I motivi che lo hanno spinto a voltare le spalle al conflitto e alla Russia? Sono tre: «Il primo, è stato il trattamento disumano da parte della leadership. Il secondo, è che dopo 11 mesi sotto il fuoco dell’artiglieria, ho capito che un giorno la mia fortuna sarebbe finita. Il terzo, è aver capito che la guerra è sbagliata», confessa l'ex combattente.

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