Così la Russia rimedia le parti per i suoi aerei: «Centinaia di spedizioni, nonostante le sanzioni»

Numerosi componenti occidentali per aerei sono arrivati in Russia, nonostante le dure sanzioni internazionali che, a pochi mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, hanno spinto i colossi Boeing e Airbus ad annunciare una netta rottura con il Paese di Putin.
A tre anni dall’avvio dell’invasione, con le rigide misure che proibiscono alle aziende dell'UE e del Regno Unito di vendere parti di aerei alla Russia, e con gli Stati Uniti che impongono massicce restrizioni alle esportazioni, i dati doganali raccontano un’altra storia. È quanto scoperto da Investigate Europe (IE), che sottolinea come i componenti distribuiti da Boeing, dalla sussidiaria di Airbus, Satair con sede in Danimarca, dalla società italiana Superjet International collegata a Leonardo e da oltre 100 fornitori in Europa e negli Stati Uniti hanno raggiunto la Russia tramite intermediari indiani.
I giornalisti di IE, si legge, hanno seguito oltre 700 carichi, con un valore stimato di oltre 50 milioni di dollari, spediti dalle aziende occidentali all'India, per poi finire alle compagnie aeree e alle aziende russe, tra gennaio del 2023 e settembre del 2024. La merce interessata era composta prevalentemente da generatori, sensori, pale di eliche, display per la cabina di pilotaggio, nonché piccole viti, bulloni e filtri. Oltre il 40% dei carichi inviati alle aziende russe, che da tempo dipendono da componenti di fabbricazione estera, arriverebbero dagli Stati Uniti, mentre un terzo dagli aeroporti europei.
La maggior parte degli importatori russi sembrano essere compagnie aeree civili, tra cui Utair, sanzionata in dicembre dall'Unione europea, in quanto accusata di agire anche come appaltatore della difesa. Questa ha ricevuto circa un quarto dei 700 carichi monitorati. L'inchiesta evidenzia come non vi sia alcuna prova su eventuali illeciti commessi da parte delle aziende occidentali, né che queste fossero a conoscenza del fatto che i loro prodotti avrebbero raggiunto la Russia.
Diversamente da quanto avviene per le automobili occidentali o i componenti per droni, il cui traffico è gestito principalmente da intermediari stanziati in Turchia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Cina, l’inchiesta sulle parti di aerei mostra come l'India sia diventata un'importante rotta commerciale per l'industria aeronautica russa, messa duramente in crisi dalle sanzioni. Alcune delle società indiane coinvolte nella riesportazione sono state segnalate dagli Stati Uniti alla fine dell'anno scorso come parte di reti di «evasione delle sanzioni». Ma questo traffico dall'India non sarebbe l'unico metodo con cui la Russia combatte le restrizioni: Mosca starebbe infatti investendo milioni per «copiare» i pezzi di ricambio di Airbus e Boeing, in attesa di sviluppare velivoli al 100% russi.
Stando al Guardian, che evidenzia come siano finiti in Russia pure componenti di due società britanniche, il Regno Unito già a gennaio aveva esternato le sue preoccupazioni, pubblicando una guida per gli esportatori su come «contrastare l’evasione delle sanzioni». Alle aziende, di fatto, è stato chiesto di mettere in atto misure di controllo «per garantire che la destinazione finale di questi prodotti non sia la Russia».
L’indagine di IE riferisce di circa una dozzina di intermediari indiani, i quali hanno acquistato parti di velivoli da aziende occidentali, per poi rivenderle ad acquirenti russi. Tra queste viene citata la ditta indiana Shaurya Aeronautics, colpita dalle misure restrittive statunitensi a ottobre 2024, per aver inviato componenti sensibili a duplice uso in Russia, nell'ambito di un'ondata di azioni «volte a ridurre e degradare la capacità della Russia di equipaggiare la propria macchina da guerra».
E ancora, la Aerotrust Aviation di New Delhi, creata alla fine del 2021 e rapidamente affermatasi sul mercato russo. Il suo principale cliente nel Paese di Putin sembra essere stato il gruppo aereo statale Aeroflot, compresi i suoi affiliati Pobeda Airlines e Rossiya Airlines, che da ormai tre anni cerca di mantenere in volo la sua flotta lottando contro le difficoltà causate dalle sanzioni. Nel 2023, circa 15 carichi sembrano aver lasciato le strutture USA di Boeing per Aerotrust, per poi esser rivenduti ad acquirenti russi, tra cui Aeroflot.
L’inchiesta cita poi la Ascend Aviation, a cui una serie di aziende occidentali - anche l’europea Airbus - ha venduto parti di aeromobili poi finite in Russia, a diversi acquirenti, tra cui Aeroflot e Ural Airlines. Ad ottobre 2024, gli Stati Uniti hanno sanzionato la Ascend e i suoi due direttori per aver fatto parte di reti di «evasione delle sanzioni» e per aver effettuato centinaia di spedizioni verso aziende russe, compresi componenti di aerei di origine statunitense.
Menzionata pure la Allestro Aero Solutions, un'azienda indiana che, secondo i dati doganali, ha riesportato le sue parti di alto valore a una società russa sanzionata. Sospetto, ancora, il caso della società indiana Agrim Aviation Private Ltd, creata lo scorso settembre e sottoposta a sanzioni dalle autorità USA già in novembre per aver «probabilmente» dirottato prodotti made in USA verso l'industria aeronautica russa. Questa però, non è stata presa di mira né dal Regno Unito né dall'UE. Di fatto, le autorità dell'Unione europea non hanno ancora sanzionato nessuna delle aziende indiane coinvolte nel presunto traffico di componenti per aerei.
La Commissione europea ha fatto sapere di aver monitorato attentamente i tentativi di aggirare le sanzioni, ma non avrebbe riscontrato alcun caso che coinvolga aziende di aviazione in India: «Sebbene finora non siano state trovate prove concrete di tale aggiramento che coinvolgano intermediari indiani, la Commissione rimane vigile e agirà se e quando tali prove verranno alla luce», ha dichiarato il portavoce dei Sevizi finanziari, Olof Gill.
In seguito alle sanzioni internazionali, l'India, insieme a Cina e Turchia, sembra esser diventata una rotta commerciale sempre più importante per la Russia, la quale può contare su un potente alleato per reperire prodotti soggetti a restrizioni. L'India non ha mai condannato il presidente Vladimir Putin per l'invasione su vasta scala dell'Ucraina ordinata a febbraio del 2022, e ha sempre cercato di tenere buoni rapporti con Mosca. Un portavoce del governo indiano, citato da Investigate Europe, ha affermato di non ritenere che le aziende abbiano violato la legislazione locale, affermando che saranno informate sui più recenti regolamenti relativi alle esportazioni internazionali.