Guerra

Così Trump chiude un occhio anche sulla flotta ombra del Cremlino

Gli Stati Uniti si sono opposti all'istituzione di una task force contro le navi utilizzate da Mosca per aggirare le sanzioni e compiere azioni di sabotaggio – La proposta era stata lanciata dal Canada nell'ambito del G7
©Luis M. Alvarez (Keystone)
Red. Online
09.03.2025 11:13

Un nuovo giorno, un nuovo gesto dell'amministrazione Trump a favore del Cremlino. Ore fa, gli Stati Uniti hanno respinto la proposta canadese, al G7, di istituire una task force che affronti la cosiddetta «flotta ombra» di petroliere russe. Il Canada, che detiene la presidenza del G7, aveva avanzato la proposta in vista della riunione dei ministri degli esteri che si terrà in Qebec la prossima settimana. Ma, ponendo il proprio veto, Washington ha fermato tutto. La bozza di dichiarazione del G7, visionata da Bloomberg News, mostra che gli Stati Uniti hanno spinto non solo per impedire l'azione contro la flotta ombra, ma anche per rimuovere la parola «sanzioni» e la frase che cita la «capacità della Russia di mantenere la sua guerra» in Ucraina, sostituendola con «guadagnare entrate».

I diplomatici americani hanno spiegato alle loro controparti del G7 che l'iniziativa è legata alla «rivalutazione da parte di Washington della sua posizione nelle organizzazioni multilaterali, che la rende incapace di aderire a qualsiasi nuova iniziativa».

Sabotaggi

Certo è che la mossa dell'amministrazione Trump rischia di causare danni seri. La flotta ombra russa, ne abbiamo parlato a più riprese, è utilizzata dal Cremlino per eludere le sanzioni occidentali e vendere i suoi combustibili fossili, soprattutto, a Cina, India e Turchia. Gran parte del petrolio russo acquistato in questo modo viene poi raffinato e venduto come carburante ad altri Paesi, compresi quelli europei.

Ma non è, questo, l'unico modo in cui queste navi vengono utilizzate dal Cremlino. Per le sue azioni di sabotaggio, nel 2024 la flotta ombra russa si era resa fonte di ulteriori motivi di preoccupazione per i governi occidentali. Nel mese di dicembre, la Finlandia aveva sequestrato una nave – la Eagle S – che trasportava petrolio russo nel Mar Baltico, per il danno – ritenuto intenzionale – causato a un totale di quattro cavi sottomarini. Solo uno, questo, delle tante azioni da ricondurre alle navi – a volte vecchi mezzi europei o statunitensi acquistati da Mosca – che fanno parte della flotta ombra del Cremlino.

Lo scorso aprile, il capo della Marina svedese aveva dichiarato a un'agenzia di stampa locale che vi erano prove che tali navi siano utilizzate per svolgere attività di intelligence per conto della Russia e che alcuni pescherecci erano stati avvistati con antenne e piloni normalmente non presenti sulle navi commerciali.

Il caso finlandese, in particolare, aveva spinto molti governi, in Europa, a chiedere un'azione più decisa contro la flotta di Putin. «Sappiamo della flotta ombra russa che opera nella nostra zona e sappiamo che la Russia sta sistematicamente conducendo una guerra ibrida contro i Paesi vicini della NATO/UE», aveva ad esempio dichiarato Lauri Läänemets, ministro degli Interni dell'Estonia, in una e-mail al New York Times. «È ora di abbandonare le illusioni e di affrontarla».

Il veto statunitense rappresenta quindi non soltanto uno stop all'azione comune contro l'aggiramento delle sanzioni sui combustibili fossili russi, ma anche un impedimento all'organizzazione di una difesa nei confronti di atti ostili compiuti dalla stessa flotta ombra contro le infrastrutture europee.