Dagli Swing agli Swift States: Taylor si rivolge agli indecisi
«Voterò per Kamala Harris, perché combatte per i diritti e le cause che credo abbiano bisogno di un guerriero che li sostenga». Con queste parole Taylor Swift ha annunciato il suo sostegno alla candidata dem e al suo vice Tim Walz. Firmato «Childless Cat Lady», una gattara senza figli. Una decisione, quella di Taylor Swift, che era nell’aria da tempo. La sua simpatia e propensione politica erano già note, fa notare Massimiliano Panarari, professore di Sociologia della comunicazione all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. «Ha sfruttato un rebound (rimbalzo, ndr.) comunicativo. Ha aspettato che venisse certificato lo scontro diretto, nel momento più visibile e importante della campagna elettorale, per produrre un effetto trascinamento e rimbalzo». Dichiarando la sua scelta di voto e dando il suo endorsement, la cantante «ha dato una chiave transpolitica alle parole di Trump e Vance, una sorta di contaminazione tra intrattenimento e politica che la celebrities culture amplifica».
Quei giovanissimi indecisi
Il duello tra Harris e Trump si è svolto in un contesto di elevatissima polarizzazione politica, sottolinea ancora il professor Panarari. La stragrande maggioranza degli elettori è infatti già convinta della sua decisione di voto. «Credo che l’endorsement di Taylor Swift punti a quella piccola fetta di indecisi, un elettorato molto giovane e non politicizzato». Se non l’avete ancora fatto, è il messaggio lanciato ai fan, «questo è il momento giusto per fare ricerche sui problemi in ballo e sulle posizioni che questi candidati assumono sugli argomenti che più vi interessano. Come elettrice, mi assicuro di guardare e leggere tutto quello che posso sulle loro proposte politiche e sui piani per questo Paese. Ho fatto le mie ricerche e ho fatto la mia scelta. La vostra ricerca è tutta vostra e la scelta è vostra».
Polarizzazione affettiva
Il fatto che la star abbia scelto uno scatto in cui è immortalata in compagnia di un gatto rimanda a una dimensione di politicizzazione indiretta, conclude il professor di Sociologia della comunicazione. «Non si tratta di polarizzazione ideologica, bensì di polarizzazione affettiva. Da un lato, il voto segue lo scontro nei confronti di chi la pensa in maniera diversa e dice cose irritanti rispetto a una parte degli elettori. Dall’altra, sfrutta un’idea di identità e benessere individuale, non strettamente politico, che la vittoria di Trump metterebbe in dubbio».